Il 29 Aprile 1972, “recentemente”, venne bandito un concorso per esami a 35 posti di operatore R.T. ed operatore R.E..

In seguito, 34 dicembre 1974, la graduatoria dei vincitori e degli idonei   

 



 

 

 

Questa parte del sito raccoglie fatti, personaggi, accadimenti, ricordi, notizie, curiosità ed episodi riguardanti il mondo della Telegrafia.

 

E’ mio intendimento mantenere viva questa parte del sito dando  voce ai vari frequentatori che volessero rendere noto tutto ciò che può interessare il mondo della Telegrafia.

 

Per l’inserzione è sufficiente inviare tutto via mail.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il PRIMO Navy Radio Operator - N.R.O.

   

 

 

                             Contest 1981


Il primo Navy Radio Operators Contest, organizzato dall'Italian Navy Rhythmers Club e svoltosi dalle 12 GMT del 14 novembre 1981 alle ore 16 del giorno successivo, é stato vinto da IS0JGC nella categoria NRO e da EA2IA fra i non NRO.

 

Il punteggio ottenuto da IS0JGC é stato il piú alto in assoluto pur avendo lavorato quattro delle cinque bande a disposizione con l'esclusione degli 80 metri (ha preferito insistere sui 40) dove avrebbe potuto incontrare molti NRO e migliorare cosi' la somma dei moltiplicatori.


 

EA2IA ha invece affrontato il contest sulle cinque bande, con particolare riguardo ai 14 MHz.

 

Alle spalle di IS0JGC, per la conquista del secondo posto, I2BVS  che ha battuto in volata I0VPK,  deciso da un moltiplicatore. Disputato esclusivamente in CW, il contest ha ottenuto un bel successo.


La seconda edizione si svolgerá nelle date che deciderá, prossimamente, il contest manager I.A.R.U.

 

 

 


CLASSIFICA  N.R.O. (NAVY RADIO OPERATOR)


IS0JGC 25.192
I2BVS 20.770
IOVPK 20.540
I3VXO 17.172
IT9HVV 15.496
I8SCV 14.616
Il MM 10.906
IT9XNM. 10.491
IC8CQF 9.415
I8JOV 8.621

CLASSIFICA  NON N.R.O. (INDIPENDENTI)


EA2IA 16.443
I1XHV 14.098
I2NYN 11.826
Il MQ 7.296
I2XEE 5.432
I2MOV 3.519
I8JWG 2142
EA2CR 1.596
UW3DR 1.504
F6GES 1.204

                                                Andrea Gracco Coís ISOJGG, primo classifincato NRO

                                              EA2IA ‑ Primo classificato "NON NRO"

 

 

 

 

    C’ERA UNA VOLTA……


Alcuni giorni fa il mio amico Salvatore IK1OJM,

durante un nostro contatto via SKYPE mi ha inviato un filmato dicendomi “SEI IL PRIMO A VEDERLO”.


Da non credere, sono rimasto senza parole. Non avevo mai visto in funzione un Trasmettitore a scintille.


Ma andiamo con ordine.


Perché “C’ERA UNA VOLTA”…, perché una volta c’era la Telegrafia, le comunicazioni avvenivano tramite il Morse ed il Grande Guglielmo Marconi fu il precursore di tantissime invenzioni tra cui il Trasmettitore a Spinterometro o a Scintille, il Diodo Coherer ed il Telegrafo a Zona.


I trasmettitori a scintille generavano onde elettromagnetiche a frequenza radio e furono usati fino al 1916, molti operatori anche dopo li preferirono sia per la loro struttura che per avere la possibilità di intervenire quando il trasmettitore smetteva di generare l'onda portante appena il tasto veniva rilasciato, proprio come ai giorni nostri con il QRK. Fino al 1920 gli unici Trasmettitori a Spinterometro ancora operativi erano quelli installati sulle navi, ma anche in seguito, con l’avvento dei tubi a vuoto, molte navi utilizzarono, sia pure come sistema di emergenza, i Trasmettitori a Scintille fino al 1940, anno in cui ne venne decretata la fine.


Al Centro Radio di Coltano fu utilizzata per la prima volta, da Guglielmo Marconi nel 1903 per i collegamenti a lunga distanza, una stazione radio a scintilla. Il terreno, che si estendeva per circa 78 ettari, fu ceduto dal Re Vittorio Emanuele III e faceva parte della proprietà di Casa Savoia. La zona era acquitrinosa e si prestava bene alla propagazione dei segnali e la cosiddetta palazzina Marconi sorse per prima. Al suo interno erano dislocate le strutture di comando delle oltre sedici antenne che si ergevano per 75 metri. Di quelle antenne oggi restano solo alcuni basamenti in cemento, i plinti. Nel 1920 fu realizzata una grande antenna a tenda di 240 metri di lato che poggiava su piloni alti 250 metri. Un impianto all’avanguardia. Nel 1910 venne inviato il primo segnale a Massaua nell’allora colonia italiana dell’Eritrea e l’anno successivo il segnale giunse in Canada. Nel 1919 la stazione fu ufficialmente inaugurata. Dal 1919 al 1924 la Regia Marina costruì un nuovo Centro Trasmittente, altre antenne ed un centro di ricezione situato nella zona di Migliarino. Dopo un periodo di gestione privata da parte della società Italia Radio, il Centro Radio di Coltano venne gestito direttamente dal Ministero Poste e Telegrafi a partire dal 1930, divenne uno dei più importati Centri Radio Marittimi e Radiotelefonici europei ed effettuò traffico telegrafico e telefonico sia con navi che con altre stazioni terresti in tutto il pianeta. Durante il secondo conflitto mondiale la località, di interesse strategico, fu sottoposta a duri bombardamenti. La palazzina rimase integra, ma le antenne furono distrutte. Da allora nessuno se ne è più occupato. Ma questa è un’altra storia.


L’amico Salvatore circa venti anni fa, e precisamente nel 1992, volle ripercorrere, in chiave un pò moderna, quello che fece Marconi e costruì il Trasmettitore a Scintille ed altre apparecchiature. Poi per diversi anni accantonò tutto e finalmente da qualche tempo ha ripreso il restauro di queste meraviglie.


 

 

IL MOBILE è IN CILIEGIO, NOCE E FRASSINO. LA PARTE AL DI SOTTO DELLE SFERE è IN CILIEGIO E PADUK. IL PADUK E' LEGNO ROSSO NATURALE ADOPERATO PER LA MARINA

 

UNA PRECISAZIONE: LE SFERE DELLO SPINTEROMETRO SONO TRE PER OTTENERE, OVVIAMENTE, UNA DOPPIA SCINTILLA

 

Questo Telegrafo a zona, adesso che il computer è imperante e non si fanno più esperimenti, è molto istruttivo specialmente per le nuove generazioni e fa andare indietro nel tempo molti di noi e di tanti che lo hanno usato anche per mestiere.

 

Di seguito vediamo un Trasmettitore a scintille (spinterometro), costruito con una bobina della FIAT 500, un alimentatore a 12 volts e qualche filo, assorbimento di 1,5 ampère circa ma subito dopo moltiplicato. La scarica elettrica prodotta è molto alta, circa 24.000 volts, ma basta fare attenzione a non toccare le sferette.

 

 

 


 

Dal filmato possiamo renderci conto della bellezza di questo apparato dal valore didattico inestimabile, sono rimasto incantato dalla belleza estetica e sopratutto dal suono prodotto dalla manipolazione.


Salvatore l'ha provato collegato alla Windom trasmettendo un solo CQ ed annebbiando i suoi televisori e forse anche tutti quelli del suo condominio, mentre riprendeva il filmato aveva il PC acceso a 2 metri di distanza e lo interferiva, infatti se guardiamo bene le immagini registrate, pur essendo la telecamera posta su cavalletto con zoom fisso, l'immagine si sposta sincronizzata con le scintille, indice di elettromagnetismo in giro ed in libertà.

 

 

Prossimamente, appena terminato il restauro, vedremo il diodo coherer funzionare perfettamente con le scintille.

Guglielmo Marconi fu allievo del prof. Temistocle Calzetti Onesti, inventore del COHERER. Questi, utilizzando un fenomeno scoperto dal fisico inglese D.E.Hughes il quale aveva notato che della polvere metallica non conduttrice di corrente, allo scoccare di una scintilla elettrica, diventava conduttrice, basandosi su questo principio, mise della limatura metallica in un tubetto di vetro, alle estremità di questo tubetto collegò un'antenna filare isolata ed un'altra collegata ad una presa di terra. Al verificarsi di una scarica atmosferica la limatura diventava conduttrice e lasciava passare la corrente di una pila che a sua volta faceva suonare un campanello. Tutto ciò, Calzetti Onesti, lo fece unicamente per segnalare le scariche atmosferiche.
Guglielmo Marconi, a conoscenza di tutto questo materiale didattico, diede inizio nel 1895, alla prima applicazione delle onde radio a scopo comunicativo.
Modificò il tipo d'antenna sia per il trasmettitore a scintilla che per l'apparecchio ricevente.
Progressivamente riuscì a coprire notevoli distanze e nel 1899 anche il Canale della Manica. Nel 1901 riuscì a percepire i primi segnali da oltre Atlantico. Era nato il TELEGRAFO SENZA FILI tramite scintilla elettrica che durò per oltre 25 anni.
Le stazioni radiotelegrafiche che usavano il Morse erano centinaia e quasi tutte le nazioni collegate.
L'avvento, poi, delle valvole termoioniche rese obsoleto il sistema delle comunicazioni a scintilla.

 

 


 

 

 

 

12 FEBBRAIO 1931:
nasce HVJ la stazione RADIO VATICANA

Le prime parole del Papa Pio XI alla Radio:
"Udite o Cieli, quello che sto per dire;
ascolti la terra le parole della mia bocca.
Udite e ascoltate o popoli lontani"

12 febbraio 1931: a Roma é una giornata rigida ma limpida, spira una leggera tramontana. L'EIAR annuncia: "Temperatura massima 12 gradi, minima meno 1. La depressione nordica continua a spostarsi verso Levante, interessando tutta
l'Europa Settentrionale..."
Ma la notizia del giorno un'altra. Una nuova era delle comunicazioni sta per aprirsi.

Proprio quel 12 febbraio, la stessa stazione dell'EIAR diffonde l'annuncio di un
collegamento con la Città del Vaticano alle 16,30 per un evento speciale.
Nei giardini del piccolo Stato, cui é stato dato riconoscimento da appena due anni attraverso la stipula dei Patti Lateranensi, c'é un'insolita animazione.
Un nuovo fabbricato dalle linee sobrie, ma piacevoli, é stato eretto da poco tempo per ospitare le apparecchiature della Stazione Radio Vaticana "HVJ".
Progettata da Guglielmo Marconi, con la consulenza scientifica dell'illustre padre gesuita Giuseppe Gianfranceschi, nominato direttore dell'emittente vaticana da Pio XI, la stazione radio ha una potenza di 15 kW e trasmette sulle lunghezze d'onda di m. 19,84 e 50,26.

Dal fabbricato della stazione, i cavi coassiali passano attraverso un tunnel sotterraneo e convogliano la radiofrequenza sugli aerei esterni sostenuti da due torri in ferro, progettate in forma e misura tali da non turbare l'estetica della dimora
pontificia. Si tratta di antenne a greca Franklin, alte ed eleganti, un vero prodigio della tecnica.

La stazione radio progettata da Marconi é inoltre tra le prime stazioni europee da cui sia possibile comunicare in duplex con altre stazioni di tutto il mondo.
Ma ritorniamo alla cronaca di quel giorno. Già dalle 15 tutte le adiacenze della Stazione sono state tenute sgombre dai Gendarmi Pontifici. Sulla palazzina che si affaccia su un ampio spiazzo con uno splendido giardino sottostante, sventolano
due pennoni coi colori pontifici. All'interno dell'impianto radio, gli ingegneri della Compagnia Marconi e gli operatori agli ordini di Padre Gianfranceschi stanno nel frattempo eseguendo le ultime prove di collegamento con stazioni radiofoniche e radiotelegrafiche di tutto il mondo.

Le 15,30: Guglielmo Marconi con la consorte fa ingresso nella palazzina. Si reca subito nella Sala degli amplificatori per una serie di collegamenti intercontinentali: New York, Melbourne, Quebec.
Prima dell'arrivo del Santo Padre, una breve cerimonia di benedizione degli impianti.
E' il sacrista Monsignor Zampini a procedere al rito. Per l'occasione viene pronunciata una preghiera composta dallo stesso Pio XI: "...praedicate Evangelium omni creaturae, benedic hanc machinarum seriem ad etheris undas ciendas ut
apostolica verba cum longinquis etiam gentibus communicantes, in unam tecum familiam congregemur..."

Frattanto un plotone della Guardia Svizzera e della Guardia Palatina di Onore di schierano dinanzi all'edificio. Subito dopo giunge un drappello delle Guardie Nobili, i Sediari Pontifici e il Decano di Sala.
Nella sala degli amplificatori continuano i collegamenti intercontinentali. Il marchese Solari e l'ingegner Mathieu trasmettono al mondo la cronaca dell'evento. Alle 16,12 cessa il collegamento con New York: l'arrivo del Pontefice é imminente.
L'annuncio viene ripetuto in francese e spagnolo alle 16,15, poi le trasmissioni s'interrompono e viene tolta la corrente, in attesa che sia il Papa stesso ad attivarla di nuovo.
Alle 16,20 squilli di tromba annunciano l'arrivo di Pio XI. Nell'atrio il Papa si sofferma a benedire la lapide commemorativa dell'evento, poi raggiunge la sala delle macchine. Su indicazione dei tecnici, chiude i circuiti elettrici e attiva le apparecchiature. Nella Sala dei trasmettitori procede all'attivazione dei circuiti complementari. La prima trasmissione ufficiale in telegrafia, ha luogo nella Sala del traffico. Il Papa pone mano al tasto telegrafico per trasmettere al mondo la frase: "In Nomine Domini, Amen".
Poi é la volta di Guglielmo Marconi, che pronuncia un breve, significativo discorso:
"...Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo attraverso gli spazi la Sua parola di pace e di benedizione. Per circa venti secoli il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del Suo Divino Magistero nel mondo; ma questa é la prima volta
che la Sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra. Con l'aiuto di Dio che tante misteriose forze della natura mette a disposizione dell'umanità, ho potuto preparare questo strumento che procurerà ai fedeli di tutto il mondo la consolazione di udire la voce del Santo Padre..."
Segue un lungo attimo di silenzio, all'interno della palazzina si ode solo il ronzare delle apparecchiature elettriche, poi il Papa, con voce chiarissima, comincia a parlare. Sono le 16,49 Il testo del primo radiomessaggio, mai pronunciato da un Pontefice, é redatto in latino, scritto dal Papa di suo pugno e arricchito da innumerevoli passi della Sacra Scrittura: "Udite, o Cieli, quello che sto per dire; ascolti la terra le parole della mia bocca... Udite e ascoltate o popoli lontani".
Il Papa rende gloria a Dio e a Cristo Redentore, poi si rivolge all'episcopato e al clero, ai religiosi, ai missionari, ai fedeli, ai lontani, ai dissidenti, ai capi di stato e ai sudditi, ai ricchi e ai poveri...
La trasmissione é ascoltata in Italia e in tutto il mondo, giungono echi dall'Inghilterra, dalla Francia, dall'America, dall'Australia, dai paesi dell'Est europeo.
Ne parlano giornali prestigiosi: il Times, The Universe, il Daily Telegraph, la News Chronicle, il New York Herald, il Daily Mail.
Il 12 febbraio 1931 l'annuncio universale del Vangelo viene dato attraverso un nuovo, potentissimo mezzo di comunicazione.
Per la Chiesa é l'inizio di una nuova era.

Mario Farneti I0TAD
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di recente ho trovato in Internet un portale che si occupa di orientamento al lavoro. La notizia risale al 2009, credo sia interessante il suo contenuto:

 

L’ Ufficiale addetto alle telecomunicazioni o Marconista è il responsabile dei collegamenti radio della nave e riveste un ruolo fondamentale specialmente nelle situazioni di emergenza in cui utilizza il sistema GMDSS, che gestisce il rapporto terra/bordo tramite collegamenti satellitari. Il Marconista lavora come dipendente con contratto a tempo indeterminato o determinato limitato al periodo di imbarco.
Opera alle dirette dipendenze del comandante e si può considerare equiparabile al secondo ufficiale di coperta o di macchina. La retribuzione varia a seconda del tipo di contratto e dell’anzianità di servizio.

PROFILO

Il Marconista ha il compito di:

- gestire i collegamenti radio;
- effettuare la manutenzione e la riparazione delle apparecchiature radio e degli strumenti di navigazione;
- occuparsi, sulle navi da carico, della parte amministrativa della nave.


REQUISITI

Il Marconista deve conoscere alla perfezione i sistemi di comunicazione e gli apparati elettrici ed elettronici di telecomunicazione.
Doti necessarie sono anche un forte senso di responsabilità e capacità d’intervento.


FORMAZIONE

Per accedere alla professione di Marconista occorre il diploma di scuola media superiore, a cui deve seguire un corso di specializzazione per ufficiale radio telegrafista. Al termine del corso, che è biennale, occorre sostenere un esame di abilitazione.

 


SBOCCHI PROFESSIONALI

Le previsioni occupazionali per la figura professionale del Marconista non sono positive.
I Marconisti in Italia sono in forte diminuzione, a causa dell’introduzione del sistema GMDSS, e vengono sostituiti da ufficiali in possesso di una abilitazione apposita per la gestione di tali apparecchiature. Sono necessari dunque degli interventi di riqualificazione dei Marconisti stessi che sovente operano riconversioni anche verso altre qualifiche di bordo.


Data: 20/07/2009
Fonte: Redazione

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Una curiosità: per la prima volta dopo 60 anni viene aggiunto un simbolo all'alfabeto in codice inventato da Samuel Morse; è il 3 maggio 2004 il giorno del battesimo della chiocciola telematica '@'.

 

 

 

 

LUIGI  I8FXT
LUIGI I8FXT

 

 

I8FXT Gino Foggia – ciò che ancora vive di lui

 

Gino Foggia, i8FXT, se n’è andato in una piovosa notte di dicembre, dopo aver lottato per mesi contro un male incurabile.

Non vengono le parole, se non di circostanza, e le evito volentieri.

Voglio solo conservare l'immagine di questo vecchio marinaio, un vero lupo di mare, duro, scarno ed essenziale, cordiale, con tanti amici e amante del DX e della vita, e me lo vedo ancora a lavorare QRQ e a sperimentare antenne (anche le mie prime antenne per mobile sono nate nel suo QTH, dopo il pensionamento come marconista di bordo viveva in campagna, con attorno prati, cipressi, ulivi, gli aranceti, un asinello, le galline, le mucche, ed era un posto ideale per sperimentare antenne senza ostacoli attorno).

Non dimenticherò facilmente i racconti delle sue vicissitudini sulle navi.

Mille storie, raccontate a me che ascoltavo come un bambino incantato dalle fiabe queste avventure del mare, e attraverso i suoi racconti le vivevo come se ci fossi stato… come quando uscì vivo per miracolo assieme agli altri dell’equipaggio da una tempesta con onde di 20 metri a sud delle Bermuda, montagne d’acqua che venivano addosso, con un cielo nero da sembrare notte e la nave che rollava e beccheggiava in un inferno di acqua e di tuoni e lampi (e questo per 2 giorni di seguito…), e poi mentre con una enorme nave mercantile risaliva il San Lorenzo, a livello di Sept Iles nel Quebec si incagliarono non ricordo bene come… e al ritorno dovevano andare nel

Pacifico ma a Panama la chiusa non funzionò a dovere e si ritrovarono sballottati e “tuffati” nell’altro oceano…

E ancora quando a largo di Chatam ZL7 restarono in avaria, o ancora quella volta che nel porto di San Francisco si incavolò dando fuori da matti in inglese con una certa persona della sua Compagnia perché non gli avevano fatto arrivare certi ricambi della radio di bordo, e dopo un buon quarto d’ora scoprì che il suo interlocutore era figlio di emigrati di Napoli e parlava solo inglese e dialetto, e finirono col continuare a smoccolare l’uno in dialetto calabrese e l’altro in napoletano… E ancora a Chiba, un enorme centro a est di

Tokyo, piovendo a dirotto, senza sapere nemmeno una parola di giapponese si intrufolò sotto l’ombrello a una giapponesina di passaggio, che cinguettando cose incomprensibili accompagnò quell’italiano chiacchierone e sornione offrendogli il braccio…

E quella volta che a Gustavia, capitale di Saint Barthèlèmy, litigò in un bar del porto con due ceffi locali che facevano apprezzamenti poco gradevoli sugli italiani….

E quell’altra volta a Kodiak, in KL7, e ancora quell’altra volta a Vladivostok… e ancora.. e ancora…

Il suo comandante, e l’equipaggio, lo ricordano con una stima profondissima, per la sua eccezionale competenza e capacità di gestire tecnicamente le cose difficili (che ci sono sempre a bordo di una nave, e sono sempre a rischio per tutti).

Certo, con Gino abbiamo avuto anche battibecchi, ma è normale, aveva carattere e -come spesso succede chi ha carattere non ha mai un bel carattere; mi prendeva in giro perché volevo bruciare le tappe quando ho ripreso col CW, e infatti ero una bestia -e francamente lo sono rimasto- e avevo voglia di “riscatto”, ma non mi punzecchiava più di tanto, visto che una sera mi aveva detto “meglio tu che zappi sul tasto di quelli che usano la mototrebbiatrice al PC, almeno di te si sente che fai errori, vai lento, ma sei vero, mentre quelli

sono robot impersonali e gelidi, sapessi come li scopriamo subito noi Old Rythmers mentre trasmettono, sentiamo subito che sono finti…”…

Poi ritirai i CD di i7OHP per fare meglio, e lui ancora commentava “dacci dentro, che diamine, lascia perdere ‘ste linee e punti, fatti l’orecchio alla musica dei caratteri, non lo senti che il suono del gruppo MI e diverso

dalla Z? e che TE non c’entra nulla con la N? senti bene come opera i7OHP e ti accorgi subito della differenza….”… verissimo, ovvio, ma ancora ne devo mangiare di pane e CW per arrivare a operare in modo decente… e per il tasto, quando volevo comprarmi un automatico, insisteva che “le ossa bisogna farsele con il verticale, lascia perdere queste fantasie del tasto nuovo, usa quello che hai, come lo impari il ritmo, stringendo le orecchie dell’automatico? Ci metterai sei mesi, un anno, due anni, non importa, ma la strada è quella, c’è tempo dopo per passare all’automatico” e anche qui aveva ragione…

Che orgoglio e che vanto a mostrarmi la sua collezione di tasti…! Dai preziosi Vibroplex a quelli fatti a mano e perfetti, veri pezzi di gioielleria, di QOD.

Gino aveva commentato tempo fa un articolo di un “collega” marconista di bordo, apparso su CQ elettronica, e aveva confermato di fatto tutto quello che veniva descritto, ammiccando con complicità sulle notizie riportate, come di cosa nota e familiare.

Aggiungeva infatti: «ha descritto un pezzo di vita che noi sui mari facciamo da sempre. Una guardia giornaliera inizia sempre annotando le solite cose sul giornale radio di bordo, poi si accende l’RX e ci si prepara per inviare i messaggi / telegrammi: se vanno inviati i messaggi a più di 8.000 miglia bisogna consultare fusi orari, distanze, propagazione e scegliere la frequenza da usare. La gamma dei 18 metri (16-17 MHz) di solito si presta bene. Ma non basta, bisogna anche vedere che le frequenze siano libere, perché i canali spesso vengono usati da più servizi (Roma, Sydney e altri). Per avere un’idea di com’è la banda si controllano i segnali in arrivo, il QSA, il QRM, il QSB, l’affollamento per altre chiamate. Si accorda per la massima corrente in aereo e si «va» con i QTC facendo gli scongiuri perchè la propagazione non ci tagli

fuori. Sperando di passare senza problemi si inizia la chiamata, con la risposta che finalmente arriva con OK QRY3 UP AS, che vorrebbe dire che sei la terza nave in «fila» nel turno, e ti invitano a passare sulla frequenza di lavoro restando in stand-by: si ringrazia per il ricevuto (QSL) al QTC e per il QRK avuto e così via…. Ma sono cose di ordinaria amministrazione sugli oceani …».

Verso il termine dell’anno 2005 il rammarico per la chiusura definitiva del Servizio di Bordo di Roma Radio aveva fatto sentire a lui e a quelli come lui (che sono ancora tanti) che un pezzo di storia stava tramontando senza peraltro fare scemare il fascino del CW. Ecco cosa scriveva tempo addietro, quando – ormai pensionato – veniva informato che quella stazione era stata disattivata (dal sito I.N.O.R.C.): «E’ la sera del 31 ottobre 2005 il mio ricevitore è sintonizzato sulla frequenza di Roma Radio 8670Khz, ricevo

una trasmissione in CW con un segnale intorno al QSA 3 QRK 3 con molto QSB: “ Il giorno 31 ottobre dopo tanti anni di attività, ROMA RADIO termina il servizio RADIOTELEGRAFICO svolto con orgoglio e dedizione e le STAZIONI COSTIERE DI TELECOM ITALIA salutano tutti quelli che nel corso degli anni hanno servito questa professione con capacità e sacrificio e augurano a tutti buon lavoro. DE IAR IAR VA” Ricevere questo messaggio e ascoltarlo più volte, mi ha dato un senso di profonda tristezza. Quel suo segnale così evanescente a volte con segnale quasi zero, dava la sensazione di ascoltare il lamento di una creatura che si spegneva lentamente.

La radiotelegrafia ora è veramente nei ricordi, un secolo è passato da quando Guglielmo Marconi nei suoi esperimenti utilizzava la telegrafia dando nome e ruolo a uomini che poi l’avrebbero impiegata come lavoro, noi  Radiotelegrafisti.

Il mio pensiero vola proprio verso quelle persone che nel corso degli anni hanno servito questa professione, una professione che ora rientra nella categoria dei mestieri che non ci sono più. Eppure di questi professionisti ve ne sono ancora tanti. Essi continuano a vivere la radio per mezzo di un mondo particolare: il mondo di chi ama la radio…. che possa ricordare la telegrafia, che possa ricordare “tutti quelli che nel corso degli anni hanno servito questa professione” ».

Questo era Gino, i8FXT.

Come lo ha definito bene iØYQX, una leggenda, un pezzo di storia della radiotelegrafia italiana che se ne va (iKØYGJ), ma anche un romantico nell’intimo, ricoperto da una dura “scorza” di marinaio coraggioso e asciutto nei modi e nelle relazioni.

Quando, presagendo la fine (era smagrito e parlava a fatica), si parlò di radio –era inevitabile- espresse il desiderio che tutti i suoi tasti venissero raccolti ed esposti in una vetrinetta portaoggetti, che ci premurammo di procurargli immediatamente: fu contentissimo e gliela sistemammo accanto, mentre in un’altra vetrina troneggiava un grande veliero che aveva richiesto due anni del suo impegno per essere minuziosamente costruito: in quell’occasione nemmeno per un istante si accennò al fatto che “dopo” qualche suo tasto potesse finire in mani di altri: dovevano restare in casa, custoditi come reliquie.

Gino si è  portato con sé una targa a forma di pergamena dell’I.N.O.R.C., adagiata sul suo cuscino, e il distintivo del Club all’occhiello. Non così invece, per il suo IC751A, che per suo desiderio “non deve finire in un dimenticatoio, va usato, va fatto vivere…” come se una continuità dell’uso del suo apparato lo legasse ancora alla vita che invece lo  stava abbandonando. E così sarà.  

 

 

 

     

     

 

 

 

 

 

Articolo apparso sulla  STAMPA del 3/8/1910


50 anni fa il primo grande salvataggio di naufraghi compiuto nell'oceano grazie alla telegrafia senza fili



50 anni fa: il primo grande salvataggio di naufraghi compiuto nell'oceano grazie alla telegrafia senza fili. Oltre duemila persone salvate da morte certa. L'episodio ricordato da Adelmo Landini che fu a fianco di Marconi sullo yacht "Elettra,, 23 GENNAIO 1909 — Due transatlantici al completo di passeggeri, navigano in Atlantico avvolti da una fitta cortina di nebbia. Si tratta del Republic, appartenente alla « Compagnia White Star Line » e dell'italiano Florida. Il battello-faro di Nantucket non è molto lontano. Sui due ponti di comando i capitani vigilano e di tanto in tanto azionano i congegni irradianti poderosi segnali acustici. Sono momenti di grande tensione. Fatalità vuole che la direzione del vento non sia favorevole alla buona diffusione del suono dall'una all'altra nave, tanfo è vero che i segnali reciproci non sono uditi dalle due unità, nonostante la più scrupolosa attenzione. Il ravvicinamento stringe. A un tratto, ciascuna parte vede sbucare dalla nebbia una sagoma scura.Troppo tardi per manovrare! Il cozzo è violento, disastroso. La prora del Florida intacca la carena del Republic con largo squarcio. Scena Indescrivibile Il Republic sta affondando, mentre il Florida con la prora accartocciala imbarca acqua e non si sa quanto tempo potrà resistere. Immediatamente gli ufficiali marconisti lanciano il segnale di soccorso e i dati delle coordinate di posizione. Urgono le manovre attorno alle lance di salvataggio. Le acque sono agitate. Marconi dal Canada riuscì per la prima volta a trasmettere interi messaggi d'aereo completamente ricoperti dal ghiaccio un freddo polare. Prima che la nave affondi, il comandante del Republic, giusto In tempo, riesce a fare calare in mare gran parte delle scialuppe zeppe di passeggeri. Qualcuno si butta nell'acqua diaccia aggrappato alla cintura di salvataggio. A sua volta, il comandante del Florida fa ammainare le imbarcazioni, che raccolgono parecchi naufraghi. SI assiste a una mirabile gara di coraggio, perizia, sangue freddo, di umana solidarietà.. Così è la gente di mare. Riuscirà a galleggiare il Florida! La nebbia sta diradando. Non è trascorso un'ora dal lancio del segnale SOS che già due navi si profilano a distanza: sono il Baltic e il Lucania. Seguiranno altre unità. DUEMILA SALVATI. — E' questo il primo grande salvataggio operato in oceano, col preminente concorso della telegrafia senza fili; una delle più significative tappe dell'umano faticoso procedere. Quasi tutti i giornali del mondo uscirono in edizioni straordinarie, descrivendo non solo nei particolari l'eccezionale avvenimento, ma rilevando la grande importanza e funzionalità del nuovo mezzo di comunicazione ed elogiandone senza riserve l'Inventore. Guglielmo Marconi venne proclamato «benefattore dell'umanità». Nello stesso anno gli fu essegnato il premio Nobel per la fisica. D'allora in poi i salvataggi In mare, col tempestivo intervento della radio, furono innumerevoli. E se le vite salvate, in procinto di annegare furono molte, quante saranno le navi, gli aerei, le persone che grazie ai vari servizi marconianì, (radiofari, avvisi di tempesta e cicloni, segnalazioni dì relitti e Iceberg, previsioni meteorologiche, richieste di assistenza medica ecc.), evitarono la catastrofe? Marconi non sì fermò sugli allori. Sono particolarmente da ricordare le successive sue scoperte relative alla propagazione delle onde corte, che diedero origine ai radlofasci intercontinentali, e i suol primi esperimenti, riuscitissimi, di radio-guida a grandi distanze. Egli rilevò anche, in buona parte, le caratteristiche di propagazione delle onde «ultracorte» usate oggi nella televisione. Inoltre, scoprì leggi fondamentali concernenti le « microonde », quelle attualmente impiegate nei radar, nei satelliti artificiali, nel missili terrestri e spaziali per teleguide e segnalazioni. Quelle microonde che agiranno domani dalle stazioni-relais e dalle cosmonavi.

 

Adelmo Landini (ex-allievo e assistente di Marconi a bordo del yacht «Elettra»).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

04.02.1993) LaStampa

 

 

IPSIA  chiude la sezione per i Radiotelegrafisti


La riforma dei giudizi scolastici suscita perplessità: una carrellata di opinioni, Ipsia, chiude la sezione per i Radiotelegrafisti IMPERIA. Dal prossimo anno scolastico la sezione per Radiotelegrafisti di bordo funzionante all' Ipsia di via Gibelli, ad Imperia, una delle ultime esistenti su tutto il territorio nazionale, chiuderà i battenti. E' scomparsa, infatti, a bordo delle navi la figura specifica dell'ufficiale marconista e il ministero della Pubblica istruzione ha così deciso la trasformazione del corso di studi per Rt in uno più attuale denominato «Operatore in telecomunicazioni». . La sezione di qualifica per radiotelegrafisti era stata istituita negli anni Sessanta. E' stata frequentata da molti giovani che hanno trovato per la maggior parte ottimi posti di lavoro, appunto, sulle navi della marina mercantile. L'istituto è dotato di strumentazioni tre le più moderne, compresa una radio trasmittente e ricevente identica a quella usata sui transatlantici, che si collega ogni giorno con tutti gli angoli del mondo. Dice il preside vicario, Italo Marvaldi: «Chiude una sezione prestigiosa. Ma è altret¬ tanto vero che viene inaugurato un nuovo corso di studi più in linea con i tempi. Nascerà il prossimo mese di settembre il corso per "Operatore in telecomunicazioni" che offrirà altrettante possibilità di impiego ai giovani che vorranno optare per questo indirizzo scolastico. Anzi, chi fosse interessato può rivolgersi alla segreteria per le preiscrizioni. La scuola è statale: quindi è gratuita». Prosegue Marvaldi: «Le nuove tecnologie di comunicazione hanno fatto scomparire il vecchio tasto morse e la professione di marconista, che lasciano spazio alle trasmissioni in fonia tramite satellite. E' finita un'epoca e la scuola prendendone atto si adegua. Non ci sono traumi. I giovani che avrebbero voluto abbracciare questa professione avranno migliori possibilità con i nuovi corsi di telecomunicazioni. Adesso funzionano ancora una classe seconda e una terza. Gli iscritti saranno gli ultimi a conseguire attestato di qualifica e brevetto internazionale». [a. b.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

15.02.1940 LaStampa

Corso «radiotelegrafisti» dopo la scuola d'obbligo contro la disoccupazione


Corso «radiotelegrafisti» dopo fa scuoia d'obbligo contro la disoccupazione Corso «radiotelegrafisti» dopo fa scuoia d'obbligo contro la disoccupazione VERCELLI — n Distretto scolastico ha promosso, in questi giorni, due iniziative: un concorso nelle scuole vercellesi sul tema: 'Educazione alla salute* e un'opera di pubblicizzazione del corso per radiotelegrafisti di bordo tenuto dall'Istituto professionale di Imperia. il concorso è riservato agli studenti delle scuole medie e dell'Istituto magistrale, n montepremi: 2 milioni e. 400.000 lire. L'altra iniziativa assunta dai responsabili del Distretto scolastico riguarda un accordo con l'Istituto professionale di Stato di Imperia per dare rilievo ad un corso per radiotelegrafisti tenuto nella scuola ligure. Spiegano al Distretto vercellese: 'E' un corso triennale che si frequenta dopo la terza media e che, dopo il conseguente esame di Stato, rilascia il brevetto internazionale di radiotelegrafista di bordo. Con tale diploma si ha l'assoluta certezza di assunzione perché, oggi, gli armatori sono costretti ad assumere personale straniero. La retribuzio¬ ne mensile iniziale è di 1 milione e 700.000 lire: Osservano ancora i responsabili del Distretto scolastico di Vercelli: « Visto che è sempre più difficile trovare un lavoro, ci pare opportuno segnalare ai giovani l'opportunità che offre una scuola del genere. Chiunque fosse interessato all'idea può rivolgersi alla nostra sede di piazza Cesare Battisti 7.. d.b.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

LaStampa 15.02.1940


Concorso per radiotelegrafisti nella Regia Marina


Concorso per radiotelegrafisti nella Regia Marina Roma, 14 febbraio. Il Ministero della Marina comunica che è aperto l'arruolamento straordinario di seicento radiotelegrafisti volontari a premio. Al concorso, che si chiuderà il primo marzo prossimo, possono partecipare i "giovani" nàti negli  anni 1921 1922 e 1923 in possesso del dipìoma di licenza della V^ elementare.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

17.12.1937 StampaSera


Arruolamento volontario di 500 allievi radiotelegrafisti


Roma, venerdì sera.

E' aperto un concorso per l'arruolamento supplettivo volontario a premio nel Corpo Reali Equipaggi Marittimi per la ferma di anni 4 di numero 500 allievi radiotele- frafisti. Il concorso si chiuderà l’ 8 febbraio 1938-XVI. Gli arruolati avranno diritto ad un premio di L. 1000 per ogni anno di ferma più un premio di congedamento di Li. 1000 (totale Li. 5000 lorde) al termine del quattro anni di ferma.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

27.06.1932 LaStampa


Una notte in ascolto sull'Oceano


Una notte in ascolto sull'Oceano I DRAMMI DELLA RADIO.  BREST, giugno. Nella minuscola cabina, ci si muove appena. Sulla tavoletta di legno bianco, accanto al tasto manipolatore, sotto alle valvole, agli orologi, alle spine che compongono intorno una bizzarra e lucente decorazione, la mano dell'ufficiale radiotelegrafista cerca la cuffia, e la rimette all’ orecchio con un gesto rassegnato. Silenzio. Non si sente, nella notte di giugno, che l'ansare sonnolento della macchina, e lo schiaffo sordo delle lame d'acqua, contro la prua dell' Artiglio. L'uomo stacca la cuffia e me la porge. Ascolto. Tornano, improvvisi e precisi, i ricordi d'una lontana crociera di guerra, in cui mi piaceva ascoltare « il canto delle cicale » e a poco a poco, sotto la guida esperta, comprenderne il linguaggio misterioso... E' un rapido frinire di voci lontane: una folle corsa nel mondo dei suoni, un rapido ticchettio di lunghe e di brevi, che chiamano, rispondono, si incrociano lungo le immense strade dei mari. Il radiotelegrafista, a bordo, è l'unico uomo che non si senta mai solo: tutto il mondo discorre con lui. In questa cabina, inverosimilmente zeppa di oggetti, dove la luce della lampada elettrica, velata da un cartoccio azzurro, diventa morbida di trasparenze lunari, la fantasia cavalca, libera e sfrenata, nel regno dei venti, annulla le distanze che separano i continenti e le nazioni. Quanti anni sono corsi dal giorno in cui un giovane scienziato italiano, armato soltanto della sua immensa fede, faceva palpitare fra due mondi la prima scintilla? Pure il prodigio appare sempre nuovo e sempre diverso, ogni volta che degli uomini separati dallo spazio — un giorno invalicabile — possono parlare fra loro... Tutta la terra, in questa cuffia. Tutti i dolori e gli amori, tutti ì segreti e tutte le speranze, tutte le voci della generosità e tutte quelle dell'insidia: la Vita. Il radiotelegrafista è tornato in ascolto.  Ecco. Un francese e un inglese parlano fra loro. Il primo è uscito da Bordeaux e va a Philadelphia. Fa la rotta del Cìrcolo massimo. L'altro viene da Rio Janeiro. Che cosa si raccontano ?  Aspetti... Blé... prix courant... Niente di interessante. Uno ha chiesto all'altro i prezzi del grano. Oh! oh! che cosa c'è, ora? Non si capisce più niente. C'è Ouessant che telegrafa in cifre alla squadra della Manica. — E queste chiacchierate durano giorno e notte? — Giorno e notte. Lei non ha idea di quante sciocchezze si raccontino gli uomini, a sette franchi per parola... La « firma » invisibile su tutti i mari del mondo, i radiotelegrafisti formano oggi una razza a parte. Si conoscono tutti, uomini che non si sono mai incontrati, che non si incontreranno forse mai, si ravvisano e si riconoscono alla « voce » è il tocco di emissione che ognuno ha personale ed inconfondibile: una specie di impronta digitale, una sorta di firma dell'opera propria..  Vede? Ieri un giornale francese  parlava dell'« emissione » di un baleniere che sta pescando nelle acque dell'Oceano Antartico, e che ha una stazione potentissima. Una notte, su un'altra nave, l'ho preso anch'io. Si riconosce fra mille. Anche se centinaia di bastimenti parlassero nello stesso momento, io capirei il mio collega danese... — Ma che cosa ha dì speciale? Il radiotelegrafista sorride e si stringe nette spalle. —- Mi perdoni, ma non riuscirò mai a spiegarglielo. Si sentirebbe Lei di descrivere la voce di un amico? Eppure la riconoscerebbe in mezzo a mille. Così è per noi. Ciascuno di noi ha un modo tutto suo di far parlare questa bestia... E l'uomo dà un colpettìno secco al tasto: scintille bluastre crepitano in alto. Poi d'un tratto corruga la fronte, mi fa segno di tacere, prende la matita: il foglio bianco davanti a lui si copre di segni misteriosi, quasi stenografici... Un momento di silenzio. L'ufficiale scrive ora, in chiaro, ed io leggo dietro alle sue spalle  E. S. G. K. piroscafo MounthSilver... a tutti i vapori che navigano nella zona... Il Radiotelegrafista  posa la cuffia, e tronca l'ascolto, deponendo la matita. E' inutile. Non possiamo farci niente. E' un cargo di Liverpool che ha il secondo macchinista ferito, e chiede un medico, per un consulto. — Gli risponderanno ?— In dieci, per lo meno. E' una cosa che accade spessissimo. Tutte le navi delle linee d'America hanno  due medici a bordo. Danno per radio tutte le consultazioni e le indicazioni necessarie. Qualche volta, se si tratta  di un'operazione urgente e le due navi sono vicine il medico va a bordo.  Ma la cabina della Radio, che è sovente una « poltrona d'orchestra » per gli spettacoli gratuiti dell'Oceano, diventa il palcoscenico della « Croce Rossa dell'Oceano>>. – Il Radiotelegrafista vede la lancetta dell’orologio andare inesorabile verso le zone  paurose dei cicloni che si sono « messi in marcia» dal Mar Caraibico o dalle coste di Scozia, quando la grande corrente sapida del Gulf Stream  dell'Occidente va verso l'Est smettono di scherzare; dimenticano questo loro gaio e sorridente carattere che ne fa degli eterni fanciulloni, tralasciano di brontolare  contro la « pasta acida » o la carne troppo frolla ammannita dai cuochi, diventano i sacerdoti di una religione fraterna, i vigili e le sentinelle d'una battaglia con

la Morte... Sono, nella loro vita  ore frequenti eppure indimenticabili. Sanno, prima di ogni altro, dove « picchia » la tempesta. Si rendono conto dell'angoscia di coloro che affidano le supreme ragioni della vita al richiamo di un'antenna fragile sospesa sui flutti in tumulto. Non più inutili e frivole cose si scambiano sull'ala della Radio. Sembra che il mondo degli uomini si raccolga in una commossa solidarietà, di fronte al perìcolo dei fratelli. Un segnale, un segnale ammonitore e terribile, un gruppo di lettere ricco dì un significato tragico, scocca dalle grandi stazioni costiere. — Tutti ì posti, tutte le stazioni, tacciano ! Tacere: per sentire. Tacere, per lasciare che una sola voce varchi il mare, quella di chi chiede soccorso. E allora, da tutti i punti dell'orizzonte, si sgrana il terribile rosario degli S. O. S., l'ingenua e religiosa frase inglese: « Salvate le nostre anime ». Ogni ufficiale radiotelegrafista mette tutta l'anima nell'ascolto. A volte si appaga di raccogliere le indicazioni di latitudine e di longitudine che permetteranno all'ufficiale di rotta o al Comandante, curvi sulle carte nautiche, di individuare la posizione della nave pericolante. Egli cerca di capire, attraverso il tono e il tenore dell'emissione, quale sia la vera situazione della nave; talvolta la conoscenza personale del collega che chiama lo mette in condizione di giudicare psicologicamente il grado del pericolo. E comincia allora la fase più drammatica e più emozionante: quella che permette di assistere — testimoni lontani, frementi e impazienti — alla catastrofe o alla salvezza dei fratelli... Ecco. Il segnale di soccorso viene da una nave che si trova a sei, settecento miglia nel sud ovest. Impossibile, umanamente impossibile, concorrere attivamente alla sua salvezza: problema di tempo e di distanza. Allora, febbrilmente, il tasto lavora. La Radio ripete a tutte le navi il segnale, nel dubbio che non lo abbiano ricevuto. E in cabina o nella sala nautica gli ufficiali, colle carte e gli orari transoceanici alla mano parlano concitati... Un discorso angoscioso. Chi e più vicino, in questo momento, al pericolante? Dovrebbe esserci il postale delle « Messagcrics Maritimes », partito da Dackar giovedì... No, no. E' in ritardo di due giorni. Allora? Il Conte Verde del «Sabaudo»... il Caprera della  Generale»... Silenzio! Si sentono, nettissime, le emissioni di  una nave  tedesca che naviga verso gli scali dell'Amazzonia... ...nella cabina, il radiotelegrafista ascolta e chiama: chiama ed ascolta. .— Abbiamo una via d'acqua nella seconda stiva... ... affondiamo a poppa... ; segnali  deboli, non si capisce... Ah!  l'inglese che ieri sera aveva un guasto alle turbine... Ha riparato. Accorre... , Coraggio, Tenete duro. Mettiamo la prua verso di voi.  Un silenzio. Un lungo silenzio. Il mare monta da Nord-est: sono le « code » del ciclone che arrivano, i tempi accelerati di questa tragedia cieca che converge da tutte le parti, ci sarà da fare per tutti. Ma ognuno pensa a se: ciascuno calcola, tragedia cieca che converge da tutti  i punti dell'Oceano sconvolto verso un battello in pericolo, tante navi fraterne... Poi, un giorno, l'uomo diventa attore. Lo stesso Radiotelegrafista che tante volte  ha intercettato netto l’appello angoscioso degli altri deve a sua volta lanciarlo. Sa che molti cuori lo raccoglieranno nel nome di una magnifica, universale legge del marc che riscatta e purìfica! Ma — come i Comandanti che sanno morire — è l'ultimo a cercar la salvezza;qualche volta non la cerca. Radiotelegrafisti « di bordo », troppe volte dimenticati nelle cronache dell'onore e della gloria, chi farà degnamente l’elogio della vostra opera silenziosa? ...ho ripreso la cuffia: risuonano contro l'orecchio i picchetti fragorosi di un'emissione vicina. — Che roba è? — Non la riconosce? E' la stazione di Quessant che « fa la guardia > all'Artiglio. Dà la nostra pozione alle navi: « passate al largo! passate al largo! ». Ho capito. E' il nostro scacciamosche, nella nebbia che scende...

 

ITALO SULLI0TTI.

 27.06.1932 LaStampa

 

 

 

 

 

21.08.1980 LaStampa


Notte e giorno un centralino smista le voci delle navi in tutto il mondo


Grande lavoro estivo nella stazione costiera di Genova Radio Notte e giorno un centralino smista le voci delle navi in tutto il mondo  — Dall'Atlantico un marinaio del peschereccio Amoruso Settimo manda gli auguri alla figlia a Sorrento; la motonave Ceccotto, uscita da un porto sardo, chiede il controllo di frequenza; al largo di Capraia il cabinato a vela Concorde vuol parlare con Rouen. Altri collegamenti telefonici sono richiesti dalla piattaforma Castore; ancorata nel Golfo Persico e da, una nave della linea «Costa» in Australia. Tutto questo nello stesso tempo. E' una qualsiasi mattinata tranquilla a Genova Radio, uno dei grandi centralini del mare. Tecnicamente sono definiti stazioni costiere. In Italia sono 22. Hanno compiti di assistenza e soccorso e molta attività commerciale. Lanciano i bollettini meteo oppure uniscono a migliaia di chilometri di distanza voci che si scambiano messaggi d'affari o frasi d'amore. Nella luminosa villetta di Nervi, operatrici ed operatori Santina, Giorgio, Enrico e Gianni lavorano accanto a complicati apparecchi. Le voci viaggiano in un mare di silenzio rotto soltanto dalle sigle indispensabili. Neppure le richieste più strampalate scuotono questi specialisti. Da un motoryacht, partito poche ore prima da Arenzano, una voce chiede: «Vorrei l'elenco di tutti i fari da Livorno a Marsiglia». A Genova Radio sorridono: nessuno rimarrebbe un'ora in trasmissione per rendere noto quanto si trova su qualsiasi portolano. Lo spazio-etere è prezioso Le stazioni costiere, nelle comunicazioni interne, condensano in una serie di numeri persino il bollettino meteorologico. Cielo sereno, vento da nord-est, velocità cinque nodi è trasmesso con un semplice 00505.  L'uso del cifrato produce curiose impressioni. Uno dei dirigenti entra nell'ufficio del direttore Francesco Cazzola, alessandrino, esperto da oltre trent'anni in ogni genere di collegamenti. Domanda sorpreso: «Adesso anche i russi vogliono in fonia il QUK?. Il pensiero vola a qualcosa di grave. Si scopre invece che anche i marinai di Odessa preferiscono far sapere alle loro donne quanto le amano, più a viva voce che attraverso una serie di linee e punti. I radiotelegrafisti operano sui 500 KHz (chilocicli) detti anche onda Marconi. Su questa lunghezza l'inventore della radio effettuò dalla Liguria il celebre esperimento di Sidney, quando premendo un tasto accese le lampadine dell'Esposizione australiana. Per la radiotelefonia si usano le onde medio-corte, corte e la popolare VHF (Very Hight Fidelity). Quest'ultima funziona solo in linea retta e non salta gli ostacoli. Costa poco: tre minuti di telefonata da una barca a qualsiasi località italiana 900 lire. Il VHF è alla base del turismo nautico, serve all'ascolto dei bollettini, alle comunicazioni di lavoro nei porti (piloti, rimorchiatori, ecc.) e per le conversazioni da battello a battello. Due volte ogni ora scatta nell'etere il cosiddetto settore blu. Dal minuto zero al terzo e dal trentesimo al trentatreesimo di tutte le ore nessuna voce si leva; questo per facilitare eventuali richieste di soccorso, il May Day che in fonia equivale all'Sos radiotelegrafico. Il gran lavoro è per le telefonate. Chiunque può chiamare un piroscafo in navigazione componendo al telefono il numero 15 e indicando, se lo sa, in quale parte del mondo si trova il bastimento desiderato. A sua volta, attraverso Genova Radio o centri analoghi, è possibile essere collegati dal mare a qualsiasi apparecchio telefonico italiano o straniero. Genova Radio — in codice India Charlie Bravo, ICB — è con Roma Radio la più importante d'Italia. I suoi operatori hanno ricevuto il premio Guido Guida «per l'abnegazione fino all'estremo della resistenza fisica con cui svolgono il servizio dei collegamenti per la salvaguardia della vita umana in mare. Molti i loro interventi per navi in difficolta. Particolarmente angoscioso quello in favore della San Silverio. Segnalò sbandamento del carico di pirite e posizione a 12 miglia ad ovest di Savona. Invece si trovata ad est (Portofino). Quando dopo parecchia fatica fu rintracciata era già colata a picco. Alcuni marinai tuttavia furono salvati.


Paolo Bertoldi

 

 

 

 

 

 

 

UN "RT" RACCONTA..

Quando frequentavo le scuole medie fine anni 60, avevo scoperto, che anziche' durante le ore di lezione in classe nello scambio dei soliti fogliettini pallina, scritti in chiaro, e pertanto facilmente intercettabili dall'insegnante,usavo i punti e le linee dell'alfabeto morse, che erano riportato sul libro di applicazione tecniche.
Per un po' fummo al riparo nello scambio di soluzioni di compiti o altro tra compagni in classe.
Al momento non comprendevo quanto quello sciocco gioco avrebbe influenzato la mia vita.
Arrivai a conoscere le lettere, numeri e altri segni in modo perfetto del Morse.
La mia famiglia era tutta di origine marinaresca di Bocca di Magra in provincia di La Spezia, piccolo porticciolo di pescatori.
Marinai, finanzieri di mare, pescatori, cuochi, camerieri, fuochisti (si perche' il mio zio piu' prossimo spalava carbone dentro le caldaie, categoria poi diventata ingrassatori e quindi operai meccanici, con l'evoluzione delle navi).

Per me, malgrado i pareri negativi dei nonni, ma non dei genitori, scelsi il nautico "Michele Fiorillo" di Marina di Carrara, sezione radiotelegrafisti.
Mi ricordo che l'apprendimento del codice morse con il classico "sounder a 800 herz" fu per me tanto facile come altrettanto veloce.
Per ascoltare i segnali morse, mi esercitavo con un vecchio Vega valvolare casalingo, per far battimento e far uscire la nota avvicinavo una radiolina a transistor ad onde medie ed onde lunghe, regalo di mio padre acquistato in giappone.
Fin dalla prima superiore, utilizzavo il tasto elettronico, acquistato per quaranta mila lire, grazie all'interessamento di un grande "RT" dell'aviazione militare: Zambelli Corrado, che durante la guerra presto' servizio al centro meteorologico di Trieste e che vide anche lui per l'ultima volta il transatlantico REX prima del suo affondamento davanti alle coste dalmate da parte di aerei tedeschi. Zambelli fu anche un radioamatore. Rivenduto questo tasto quasi subito per un altro di tipo elettronico della STE di Milano a due memorie, tecnica squeeze, il BUG20 con 512 bit di store, acquistato a Genova in un negozio di elettronica vicino alla Foce .
Alcuni mesi dopo, il mio insegnante di RT, ex capoposto dell'Amoco Singapore (nave gemella del Amoco Cadiz, tragicamente affondato, e di cui fino ad oggi non si sono sapute ancor bene le cause reali dell'avvenimento, ben coperte sia da IMO che dai LLoyds, mi regalo' un favoloso semiautomatico Vibroplex Bug tipo Lightining standard del 1963, acquistato a NY.
Ne ero cosi' orgoglioso che, sia pur ancora nell'eta infantile dei quindici anni, alla sera me lo portavo nella mia camera da letto innescando fantascientifici qso con stazioni costierie!
Sinceramente non mi e' mai balenato per la testa di far servizio in una stazione costiera.
Con la scuola avevamo visitato Genova Pt radio; c'erano apparati Collins sui tavoli di ricezione; non ricordo se l'R51 o antecedenti, quando su una nave nel porto di Marina di Carrara nel 1972 avevano di gia come ricevitore "l'Apollo" della Marconi e su un'altra il "ITT-Mackey 3026".

Grazie al bug, mentre come dicevo io, i miei compagni di classe "zampognavano" sul tasto ministeriale verticale, io imparai l'arte del morse tramite il ticchettio del Bug Lightining per le velocita' tipiche intorno agli  80 c/m in modalita' paris per il conteggio della velocita'.
Cosi' questa modalita', mi portò velocemente a primeggiare con il verticale senza o con il sound. Inoltre sul tavolo del professore di RT, c'era un bellissimo tasto Allocchio Bacchini A320 che si poteva portare a velocita' molto vicine al famoso tasto "swedish key"se non di piu', di cui I5OUL, impiegato in quella scuola, puo' testimoniare.
Tasto con cui trasmettevo alla perfezione e che ho cercato inutilmente sul mercato del nuovo e dell'usato senza trovarlo pur avendo offerto cifre cospicue tra gli RT e sui primi siti di internet e poi su ebay.
Tutto questo senza mai vantarmene, anzi, visto il mio carattere silenzioso ed umile, ma che si esalta nei ricordi di una categoria, quella degli RT, che fu'.
Io alla precisione della trasmissione del Bug, ho sempre preferito tirare le linee (vizio che mi venne a forza di fare il Pacifico, dove spesso il fading con l'Italia era marcato di sera tardi su 8 MHz (orario migliore per comunicare), tale che la linea lunga non poteva confondersi con un punto.
La stessa cosa la facevano sia i militari che gli operatori delle stazioni costiere americane.
Ogni tanto mi lascio andare ad assoli con il tasto di I1QOD, che mi ha costruito esattamente per le mie esigenze, ed anche grazie a Salvatore I1OJM che mi ha regalato le palette in pregiato legno.
Assoli che si sentono ormai in aria solo da emissione di ramatori americani in eta' avanzata.
D'altronde gli operatori che lavoravano a

SANFRANCISCO RADIO in MF e HF andavano solo con il Bug, ad alta velocita', che maestri !
Peccato che non trovo piu' la fotografia dove sono ritratto in primo piano nella stanza HF RTG, quando con la nave rimasi alcune settimane in porto, tra discarica e caricamento e potei avere un appuntamento per andarli a trovare. Il loro parco antenne era in una vallata a nord di San Francisco.
I loro ricevitori dei National HRO-600, altro che Collins o Harris. Si ascoltavano solo i segnali Rtg e null'altro:
rumore, interferenze da BCST o altro, erano inesistenti.

IK1DQW Adolfo

 

 

 

 

 

Di  IK8JZK Ruggero Billeri

Avendo ascoltato via Radio alcuni radiotelegrafisti ex imbarcati su navi mercantili e navi militari, gli stessi raccontavano il loro peregrinare sui vari Oceani del Mondo e come erano passati ad essere Radioamatori.

I loro racconti erano molto interessanti, parlavano di come erano passati al Radiantismo per lo più su consiglio di altri OM; raccontavano delle difficoltà incontrate durante i lunghi mesi di navigazione, il loro maggiore dispiacere quello di essere lontani dalle proprie famiglie, di come si sarebbe potuta salvare l'Andrea Doria se fossero state messe in atto tutte le procedure di quando si naviga in banchi di fitta nebbia, il loro rammarico per l'abbandono di questa disciplina in quanto la telegrafia con il suo codice permette di comunicare con tutti i popoli della terra anche non conoscendo le varie lingue in quanto la trasmissione e la ricezione del CW avviene lettera per lettera e se il testo ricevuto non è compreso dall'operatore si può ricorrere ad un'interprete. L'aspirazione di molti radiotelegrafisti imbarcati era quella di passare al servizio terrestre che è collegato con tutte le navi in navigazione, molti ci sono riusciti ad entrare nelle stazioni radio costiere come Roma Radio e Genova Radio. Ai radiotelegrafisti con brevetto Internazionale non era richiesto di sostenere l'esame di Radioamatore. Le stazioni Radio costiere gestivano anche un servizio radiotelefonico con le navi in navigazione. Adesso con i sistemi satellitari questo mondo fantastico non esiste più. Lo scrivente appassionato di radiotelegrafia ma con scarsa attitudine alla ricezione radiotelegrafica si tiene allenato utilizzando un decodificatore della ERA microreader (per leggere in chiaro la trasmissione rediotelegrafica) ed un manipolatore elettronico TEN TEC leggere in chiaro quanto si è manipolato telegraficamente da una grande soddisfazione.

IK8JZK Ruggero NA


Marinaio curato attraverso comunicazioni radiotelegrafiche


Marinaio curato attraverso comunicazioni radiotelegrafiche mercoledì sera. Ieri mattina alla Capitaneria del Porto giungeva dalla stazione radiotelegrafica una chiamata, con la quale si pregava il medico di servizio di volersi mettere a disposizione di quel comandante per un urgente consulto. Il sanitario si recava al posto R. T. e là trovava, invece che il malato un dispaccio proveniente dal « cargo > ellenico < Mariouga », in navigazione a circa centocinquanta miglia al largo e proveniente da Casablanca, diretto a Venezia. La comunicazione chiedeva il parere di un dottore sopra il disgraziato caso toccato ad un marinaio, il quale, assalito da forti dolori viscerali, presentava sintomi gravissimi di deliquio. Il dispaccio si fermava qui, invocando un pronto riscontro ed era indirizzato a tutte le stazioni costiere della Dalmazia. Con ammirevole prontezza ed alto spirito di solidarietà umana, i.marconisti di Fiume già avevano avvertito la nave di aver richiesto il medico. Ora, per consiglio del sanitario, cominciava il vero e proprio consulto.  Questi, fidando sulla prima informazione, richiedeva ulteriori dati stabilendo quali punti dell'addome del paziente dovessero essere particolarmente osservati e suggerendo le modalità di consultazione. Subito dal piroscafo giungevano le informazioni richieste e cosi il medico poteva stabilire con sufficiente chiarezza di che cosa al trattasse. Caso certamente gravissimo e tale da richiedere immediate cure. Informatosi ancora di quali medicinali fossero a bordo, consigliava l'uso delle pozioni più adatte. Alcune ore più tardi la stazione R. T. di Fiume era nuovamente chiamata dal « Mariouga > e quel capitano ringraziava nuovamente, annunciando che lo stato del marinaio infortunato si avviava a notevole miglioramento.


 21.11.1934 StampaSera

 

 

 

 

 


Sola fra 500 maschi: farò la marconista


Un'inserzione prometteva un premio per favorire l'iscrizione di ragazze all'Ipsia. Una giovane imperiese sogna di lavorare su un transatlantico IMPERIA. E' l'unica femmina in un Istituto di 500 alunni. Cristina Chiappori, 16 anni, molto impegnata nello studio, tenace e carina, cordiale ma riservata, frequenta la classe terza «radiotelegrafisti di bordo» presso l'Istituto professionale di Stato per l'industria e l'artigianato «Marconi», di via Gibelli a Imperia, una scuola tutta di maschi. Per inseguire il suo sogno nel cassetto (vuole diventare ufficiale marconista e girare il mondo), ha sfidato le consuetudini e i pareri della gente. E' andata dritta per la sua strada tuffandosi senza timore in un «pianeta» fatto di soli uomini. A tre anni di distanza la ragazza è più che mai soddisfatta della sua scelta. Racconta che in quel mondo di tanti maschi ha trovato un ambiente sorprendentemente fatto di cortesie e di rispetto.  Dice Cristina Chiappori: «I miei compagni di istituto sono tutti molto educati. Con loro non ci sono mai stati screzi. Mi trattano anzi come una reginetta. Credo siano anche lusingati dall'avere una rappresentante femminile all'interno dell'Istituto. Infatti non perdono occasione per dirlo a tutti. E' un'esperienza che dovrebbero fare molte altre ragazze anche perché ci sono qualifiche e quindi specializzazioni nel lavoro che qualsiasi donna può tranquillamente svolgere. Se è vero che verranno accettate le ragazze nei carabinieri, non vedo perché non possano essere assunte in fabbrica e nelle imprese artigiane. Se amano navigare perché non studiano da ufficiale marconista come me?». Cristina aveva scoperto l’Ipsia «Marconi» attraverso una pubblicità che il preside dell'Istituto Armando Carocci Buzi, aveva lanciato tre anni fa promettendo un premio alle ragazze che avessere scelto di iscriversi nell'istituto maschile. Racconta la studentessa: «Ho raccolto il messaggio guardando un programma televisivo della Rai che ospitava il preside. Il mio obiettivo è quello di conseguire il diploma di qualifica e successivamente il brevetto internazionale di prima classe come ufficiale radiotelegrafista di bordo: quest'ultimo titolo si ottiene presso il ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Poi intendo navigare, girare il mondo. Non mi spiacerebbe iniziare la mia carriera lavorando nelle stazioni radio costiere, come a Genova Radio. Per coronare il mio sogno sono disposta a qualsiasi sacrificio. Sono convinta che, su quasi tutti i piani, in questa società la donna può essere uguale all'uomo. Sogno di dirigere una sala radio magari a bordo di un transatlantico». [a. b.] Cristina Chiappori


  

13.03.1992 LaStampa - numero 71

IN QUESTO ISTITUTO SI FORMAVANO I RADIOTELEGRAFISTI
IN QUESTO ISTITUTO SI FORMAVANO I RADIOTELEGRAFISTI

    

 

 

 

 

         IL RADIOTELEGRAFISTA 

 

Difficilmente avrei scritto della categoria dei radiotelegrafisti, meglio conosciuti come “marconisti”, dal nome dell’inventore della radio, se non ne avessi avuto specifica richiesta da più persone, a me molto amiche.
Quando si parla di se stessi, oppure del proprio lavoro, si è naturalmente inclini ad essere molto indulgenti, comprensivi, e, pertanto si casca facilmente nel banale o addirittura nell’agiografia.
La radio è stata inventata da Guglielmo  Marconi nel lontano 1895, ma soltanto il 12 dicembre del 1901 lo stesso Marconi annunciò al mondo intero il successo della prima trasmissione radiotelegrafica attraverso l’Atlantico.
I benefici apportati da questa invenzione nel campo delle scienze sono stati immensi e ancora oggi non siamo sicuri d’avere utilizzato completamente tutto il suo potenziale.
Il primo aspetto di questa invenzione, quello umano e sociale, era che nessuno, prima d’allora, era in grado di sapere che cosa succedesse a bordo di una nave dopo che questa aveva lasciato il porto, scomparendo oltre l’orizzonte. Oltre questo limite geografico naturale, non esisteva nessun sistema di comunicazione per sapere se tutto filava liscio a bordo o se l’equipaggio fosse in pericolo.
 Praticamente l’invenzione della radio ha risolto questo enorme problema, permettendo di trasmettere via etere qualsiasi messaggio, con l’utilizzo dello stesso codice Morse che il telegrafo trasmetteva attraverso i fili; quante vite umane sono state salvate dalla “Radio” da quel fatidico 12 dicembre 1901! Possiamo orgogliosamente affermare che questa data è stata importante per l’umanità quanto quella del 12 ottobre 1492, quando Cristoforo  Colombo scoprì l’America.
Già nel 1905 molte navi avevano adottato la radio per comunicare con le stazioni costiere; in Europa, gli inglesi, possessori di una grande flotta mercantile, furono i primi ad afferrare l’esatto valore di questa invenzione e immediatamente la utilizzarono sulle loro navi, superando in tal modo le incertezze della navigazione.
Gli inglesi furono i primi anche a gestire il servizio radio elettrico sulle navi di altre nazioni,  avendo acquistato il brevetto da Guglielmo Marconi favoriti dal fatto che la madre dello scienziato, la signora Anne Jameson, era di origine irlandese.
Risalgono al 1920 le prime leggi e i primi provvedimenti per disciplinare l’evoluzione delle telecomunicazioni; in Italia la prima società concessionaria per la gestione dei servizi radio elettrici di bordo fu la “Marconi Italiana”, nata nel 1927 (legge n. 1082 del 16/06/1927). Successivamente cambiò ragione sociale diventando “Società Italiana Radio Marittima” (SIRM).
Nel 1947, alla scadenza della concessione ventennale della SIRM, fu fondata, dagli armatori privati italiani, una seconda società: la “Compagnia Generale Telemar”, comunemente nota come Telemar, che affiancò la Sirm nella gestione dei servizi radioelettrici della nostra marina mercantile.
Descrivere in poche righe il lavoro del radiotelegrafista non è né semplice, né facile. Intanto bisogna prima spendere qualche parola sull’uomo: questo “lavoratore atipico”, diverso dal resto dell’equipaggio, è essenzialmente una persona molto sola, di una solitudine causata forse, dalla riservatezza del loro lavoro.
Il radiotelegrafista svolge un lavoro atipico, indipendente, ma molto delicato; è l’unico componente dell’equipaggio che “dipende” contemporaneamente da due ministeri: oltre al Ministero della Marina Mercantile (oggi Ministero dei Trasporti), egli deve dar conto del suo operato soprattutto al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni in quanto il Servizio Radio di bordo è un Servizio Postale. Infatti, il Brevetto Internazionale per l’abilitazione alla professione di radiotelegrafista per navi viene rilasciato dal suddetto ministero.
Come “dipendente” di questa ultima autorità egli si impegna per iscritto a !non rivelare ad alcuno tutto quanto viene a sua conoscenza nell’espletamento del suo lavoro, cioè il traffico commerciale e privato diretto alla sua nave e quant’altro viene casualmente intercettato via radio.
Infatti il radiotelegrafista, durante le ore che trascorre nella stazione radio, viene a conoscenza di notizie, esterne alla nave, di natura politico-sociale molto importanti come capovolgimenti di regimi, dichiarazioni di guerra, agitazioni sindacali, scioperi, eccetera, e non può farne parola con altri componenti dell’equipaggio per evitare che queste notizie possano compromettere il regolare svolgimento della vita di bordo. L’unica persona che fa eccezione in questo contesto è il Comandante della nave.
Per questo sua specificità egli viene considerato da tutti  l’orecchio e l’occhio del Comandante, in quanto quest’ultimo solo attraverso il marconista può comunicare con l’esterno, ricevere cioè gli ordini della compagnia armatrice per eventuali cambiamenti di destinazione, conoscere in anticipo le condizioni meteorologiche della zona da attraversare e, di conseguenza,  poter evitare incontri poco graditi con le depressioni, gli uragani e i tifoni.
Inoltre, in  alcuni periodi dell’anno è molto importante conoscere  l’esatta localizzazione dei pericolosissimi iceberg, autentiche montagne di ghiaccio alla deriva,  e quant’altro può essere di ostacolo alla navigazione.
Altri  importantissimi servizi espletati dal marconista, sempre nell’ambito della sicurezza della navigazione, sono la ricezione quotidiana dei bollettini meteo marini e gli  avvisi ai naviganti.
Inizialmente, potendo utilizzare le sole Onde Medie, al marconista erano affidati pochi compiti come il servizio della SVH cioè quello relativo alla salvezza della vita umana: pertanto egli doveva essere sempre all’erta su una precisa frequenza, (attualmente è la 500 Kc/s, probabilmente era la stessa anche in quel periodo), ed ascoltare ed annotare diligentemente tutto quanto succedeva attorno alla sua nave, per essere sempre pronti a dare assistenza a coloro che ne facessero richiesta.  
Intanto è bene far presente che la Protezione Civile, così come la intendiamo noi, cioè “fare prevenzione”, è nata a mare e pertanto il radiotelegrafista è stato il primo operatore di questa moderna disciplina.
Infatti, quando una nave è in serie difficoltà, la prima operazione che compie un radiotelegrafista è quella di trasmettere, su ordine del Comandante, il nome della nave, il tipo di incidente in cui sono occorsi, la posizione della nave, le condizioni meteorologiche della zona e tutto quanto possa essere d’aiuto ai soccorritori.
Non conosco come in passato tutte le navi coordinassero il servizio di ascolto radio, non ne ho trovato tracce nella mia ricerca; non credo, inoltre.  che vi fossero tre operatori marconisti per ogni nave, sono però sicuro che siano state organizzate varie conferenze internazionali, indette da tutti gli Stati interessati, allo scopo  di armonizzare il servizio, utilizzando opportunamente i fusi orari.
Prendendo come punto di riferimento il meridiano di Greenwich (meridiano zero) fu semplice determinare orari e compiti da assegnare ad ogni nave in modo tale da essere sicuri che tutte le chiamate di soccorso venissero sempre ascoltate da qualche altra nave nelle vicinanze.
 Le stazioni costiere, non avendo problemi di personale, erano in servizio 24 ore al giorno.
Come dicevamo prima, le comunicazioni radio con le navi erano effettuate utilizzando solamente le Onde Medie, sia per l’ascolto di sicurezza che per il traffico commerciale. Ma le onde medie, avevano, ed hanno, dei limiti: possono essere utilizzate solamente per distanze non eccezionali, in quanto risentono della curvatura della terra, inoltre sono influenzate negativamente dalle condizioni meteorologiche e magnetiche dell’atmosfera.L’evoluzione della radio è stata velocissima, incalzante: con l’introduzione delle Onde Corte i compiti del radiotelegrafista divennero sempre più impegnativi, ad esempio, con le onde corte si poteva comunicare “in teoria”direttamente con la madre patria da qualsiasi punto del globo.
Ho detto “in teoria” in quanto solamente pochissime navi erano inizialmente attrezzate con trasmettitori (costosissimi) con potenza tale da superare tutte le difficoltà della distanza.
In epoche successive (anni ’50) quasi tutte le navi furono equipaggiate anche con trasmettitori in onde corte, meno potenti ma tecnicamente avanzati; teoricamente, sfruttando alcuni brevi periodi  del giorno durante i quali le condizioni di propagazione erano ottimali, queste navi riuscivano ad effettuare collegamenti direttamente con qualsiasi stazione costiera.
In queste occasioni emergeva tutta l’abilità e la professionalità del radiotelegrafista: egli si alzava nelle ore più disparate della notte, utilizzando le conoscenze acquisite in tanti anni di lavoro, comunicava direttamente con le stazioni radio con le quali doveva entrare in contatto e trasmetteva il suo traffico.
Era un punto d’orgoglio andare a riposare solamente  dopo aver espletato tutto il traffico in giacenza.Con il trascorrere degli anni e la costante evoluzione della radio, inimmaginabile in altri campi dello scibile, i compiti del marconista aumentavano sempre: le stazioni radio erano equipaggiate con apparecchiature di nuova concezione e molto più potenti come Radiotelefoni per tutte le esigenze, Banda Laterale inclusa,  Telex, Telefoto, Fax, Radiogoniometri, eccetera.
Contemporaneamente le plance di quasi tutte le navi venivano dotate di tante altre apparecchiature come ausilio alla navigazione:  Solcometri, Eco scandagli, VHF, mentre  per la radiolocalizzazione si utilizzavano il Radar, il  Consol, il Decca, il Loran, l’Omega, e in ultimo il GMDSS per la Navigazione Satellitare.
Tutti questi apparati, anche se usati prevalentemente dagli ufficiali di coperta, per l’affinità con la parola “radio”, furono affidati alle cure del marconista: egli era il responsabile della loro conservazione, la buona conduzione, la manutenzione, inoltre ai più capaci era affidato anche il compito di effettuare piccole riparazioni in attesa dell’arrivo in porto, dove intervenivano i tecnici specializzati.
I radiotelegrafisti, man mano che aumentavano i loro compiti e le loro responsabilità, rispolverarono i manuali e ripresero a studiare, frequentarono corsi di riqualificazione e si misero al passo con l’evoluzione della radio.
In Inghilterra ed in altre nazioni marinare, dopo l’introduzione del GMDSS (sistema satellitare di sicurezza) e la eliminazione della radiotelegrafia, le autorità preposte hanno creato una nuova figura professionale: il Radio Electtonic Officer,  riutilizzando in tal modo il vecchio “sparks”.
In Italia invece si è preferito, dopo l’approvazione della legge in questione, far estinguere definitivamente questa categoria di lavoratori, una volta definiti “misteriosi” o addirittura “mitici”.

 

        Antonio Raiola
   Torre del Greco, 18 marzo 2006 

 

 

 

 

 

  Le gare di telegrafia (non sono una novità......)  

 

Nello sfogliare il numero del maggio 1930 (anno II n° 5) de "La Rassegna delle Poste dei Telegrafi e dei Telefoni", ho  trovato  alle  pagg.  259  -  263  un  dettagliato  articolo  a  firma  di  G.Gneme, allora  Segretario  generale  della  gare  postelegrafoniche,  dal  titolo  "Le  gare  di  telegrafia  pratica  e  di  avviamento delle corrispondenze postali".  

L'articolo descrive con grande dettaglio quelli che oggi chiameremmo "proficiency test", ossia gare di profitto tra operatori di un determinato settore, nella fattispecie telegrafico e postale.

Per quanto riguarda noi appassionati di telegrafia evidentemente la parte relativa allo smistamento della corrispondenza  interessa poco¼ ma le gare di ricezione telegrafica invece sì, che ci interessano. E  dall'articolo  veniamo  innanzitutto  a  scoprire  che  le  prime  gare  di  questo  genere  si  svolsero  in  occasione  della  prima riunione  internazionale  dei  telegrafisti,  tenutasi  a  Como  nel  1899  per  commemorare  il  centenario  dell'invenzione  della pila, cui seguì nel 1911 a Torino, in occasione del cinquantenario della fondazione del Regno d'Italia, il primo Concorso ufficiale internazionale di telegrafia pratica, al quale parteciparono ben 226 concorrenti, provenienti da 16 stati esteri e da 4 amministrazioni italiane.

Successive gare ebbero luogo a Berlino nel 1922 e a  Como nel 1927,  durante la commemorazione del centenario della morte  di  Alessandro  Volta.  A  questa  gara  ci  viene  detto  che  parteciparono  297  concorrenti  ("di  cui  24  signorine", aggiunge un inciso!) da 12 amministrazioni estere e 5 interne. Ci viene anche detto con una certa fierezza che "Tutte le gare  hanno dimostrato la valentia degli operatori italiani. Infatti nei cimenti internazionali di Torino, Berlino e Como, il primo premio all'apparato Morse fu sempre conseguito da un concorrente italiano".

Oltre  alle  gare  internazionali  vengono  poi  ricordate  le  gare  nazionali:  a  Genova  nel  1914,  a  Milano  nel  1924  e  a  Roma nel 1929 e nel marzo del '30.

Ma  perché  queste  gare?  Questo  viene  spiegato  bene  all'inizio  dell'articolo:  "I  principali  requisiti  di  un  buon  servizio telegrafico   sono  la  celerità  e  l'esattezza.  Tali  requisiti  sono  preminenti  nel  servizio  agli  apparati.  I  telegrafisti devono  avere,  oltre  resistenza  fisica  e  scioltezza  di  movimenti,  una  grande  prontezza  di vista  e  di  mente,  una conoscenza profonda della manipolazione e delle particolari caratteristiche di ciascun apparato  ed un abito di ordine e di  precisione  che  facciano  loro evitare  errori  nella trasmissione, nel ricevimento, nonchè  nelle operazioni supplementari¼  Le  doti  suddette si acquistano col tempo e con la buona volontà,  ma  è evidente l'utilità per il servizio che il tempo occorrente sia ridotto al minimo e che la buona volontà venga eccitata al massimo grado. Per raggiungere tali intenti l'Amministrazione segue vari modi, ma uno dei più  efficaci, rapidi e simpatici è quello delle Gare periodiche di telegrafia  pratica, le  quali  eccitano una nobile emulazione nel personale e lo inducono ad  un  allenamento intensissimo per  conseguire  le migliori classificazioni e vincere i premi che rappresentano ambite soddisfazioni morali e non disprezzabili compensi materiali".

Viene quindi data la descrizione delle modalità di svolgimento delle gare, almeno di quelle che si erano appena tenute a Roma, consistenti in prove di ricezione Morse e di trasmissione con gli apparati Hughes, Baudot e "Teletipo". Per brevità e pertinenza ci limiteremo però qui di seguito a riportare solo gli aspetti connessi alla telegrafia Morse.

I testi da ricevere erano costituiti da "fogli" di 50 parole ciascuno, per la precisione 40 parole di 10 lettere ciascuna e 10 gruppi di 5  cifre.  Le parole corrispondevano alle regole di un linguaggio  convenuto, con almeno 3 vocali ciascuna e abbondanza di lettere  s, w, x, y, per farle meglio corrispondere alle parole contenute nei codici in uso. Questa scelta di utilizzare un linguaggio convenzionale era stata fatta per presentare a tutti i concorrenti le medesime difficoltà, cosa che non sarebbe avvenuta scegliendo una lingua reale piuttosto che un'altra, e inoltre perché nella pratica i telegrammi erano composti prevalentemente da parole di 10 lettere. Ricordiamo infatti che l'invio di un telegramma si pagava "a parola", e i mittenti  si  esibivano in arzigogoli   linguistici per giuntare tra loro le parole "vere" creandone   artificiosamente di lunghissime (sino a 10 lettere, naturalmente), limitandone così il numero totale alla base del computo della tariffa.

La velocità di ricezione veniva scelta dal concorrente a propria discrezione, mentre la durata della prova era fissata in 30

minuti.  Per  entrare  in  graduatoria  era  stato  stabilito  un  numero  minimo di 300 parole; ad ogni parola o gruppo  veniva dato un punteggio pari a 5, e  quindi si entrava in graduatoria con  1500  punti.  Era anche stabilito un massimo di punteggio  pari  a  300  per gli errori,  conteggiando 12 punti per alterazioni,  aggiunte od omissioni di una lettera o cifra in una parola o gruppo, 15 punti per alterazioni, aggiunte od omissioni di due o più lettere, 18 punti per l'omissione di una parola o errori più gravi.Cura era stata posta per evitare il rumore della ricarica periodica dell'orologeria dell'apparecchio trasmittente automatico, che  esperienze passate avevano mostrato essere particolarmente  fastidiosa per i concorrenti,  adottando per il suo movimento un motorino elettrico e un regolatore, con la possibilità di modificare la velocità a richiesta del ricevente.

La  "correzione  dei  compiti",  consistente  nel  confronto  tra  il  testo  trasmesso  e  quanto  scritto  dal  concorrente,  era  in

queste gare una delle operazioni più difficoltose a carico della commissione esaminatrice, essenzialmente per problemi

di calligrafia. Tipiche perplessità erano create dalle lettere  n e u, i senza punto ed  e, l e b, ecc. Per evitare difformità di giudizio  da  parte  dei  valutatori,  si  era  pertanto  fatto  ricorso  a  una  revisione  finale  collegiale  dei  testi,  operazione  però molto  onerosa  in  termini  di  tempo  per  una  gara  internazionale  con  molti  concorrenti.  Considerando  che  la  brutta calligrafia  deriva  dalla  necessità  di  scrivere  molto  velocemente,  l'Autore  suggeriva  quindi  di  fissare  un  massimo  di velocità per la prova, ad es. a 13 parole di 10 lettere al minuto (equivalente a 24 parole di 5 lettere, maggiore comunque delle  20  parole  stabilite  dai  Regolamenti  internazionali  per  i  radiotelegrafisti di 1ª classe), e di ridurre a 20  minuti  la durata della prova. In questo modo, mancando l'assillo di ricevere il massimo numero di parole, i concorrenti avrebbero potuto scrivere in modo più chiaro e rendere più facile la correzione. Poi, per i virtuosi, si sarebbe potuta disputare una gara  a  velocità  libera,  cui  ammettere  ad  es.  un  certo  numero  dei  concorrenti  classificatisi  in  testa;  in  questo  caso  la revisione dei risultati si sarebbe potuto continuare ad effettuarla collegialmente.

In  conclusione,  come  risultati  della  gara  di  Roma,  dei  61  concorrenti  nella  categoria  Morse  se  ne  classificarono  36;  il

vincitore, il Sig. Scarcella, un telegrafista della Regia Marina, vinse ricevendo 504,4 parole e commettendo solo 6 errori.

 

          Vito IZØGNY

 

 

 


 

 

 

 

 

Amarcord... di I1BAY

NOTARE BENE... in quegli anni, e sino al 9 dicembre 1954 per diventare radioamatori non serviva fare esami o conoscere la telegrafia.
È solo con la prima sessione di esami del 1955, che TUTTI i radioamatori dell'epoca hanno dovuto sostenere esami e sono state concesse tre tipi di nuove licenze con l'uso di tre diverse potenze in base alle conoscenze della telegrafia a tre diverse velocità: 40 / 60 / 80 caratteri per le potenze di 50 / 100 / 150 W.
Quando si sostenevano gli esami bisognava cominciare in telegrafia dalla velocità più bassa, poi sempre nello stesso giorno un'altra sessione alla velocità maggiore e cosi via. Se uno era bocciato per esempio a 80 caratteri perdeva tutto, non gli veniva concessa la licenza al livello più basso. Fu così che tutte le centinaia di radioamatori liguri furono bocciati!
Gli esami erano presso la stazione di Genova Radio, ICB... furono fiscali, le trasmissioni e la ricezione in automatico, la "zona", con macchine regolate in precisione e tutti, anche i professionisti che venivano dal "traffico", caddero. Si tenga presente: vi erano RT della marina militare in servizio, dei carabinieri, dell'esercito, io da militare avevo prestato servizio come marconista in aeronautica con profitto, a quel tempo navigavo e avevo brevetto internazionale di prima classe oltre che almeno di altri quattro paesi esteri come gli USA ecc. Bisognava ricevere e trasmettere 900 caratteri per trasmissione e la ricezione e così tolta la prima velocità, quando dovevo contare con le dita i punti e le linee perché per me la telegrafia era diventata musica, con la massima attenzione, in trasmissione, ero arrivato con pochi altri a cercare la licenza di prima classe. Bene la ricezione... ricordo guardavo fuori l'avvento della primavera, nella trasmissione restai attento sin oltre la metà della terza prova, poi siccome il testo sembrava lungo aumentai la velocità... e la macchinetta in derivazione... per il resto scrisse... una bella linea! Bocciato!
E a quel tempo, se si era bocciati in ricezione o trasmissione, bisognava rifare tutto l'esame, compresa la teoria! Ah i bei tempi! Nella seconda sessione... di tutta la Liguria, ero presente solo io, con la grande meraviglia della Commissione. Tutti gli altri erano scappati, in regioni vicine, dove si era saputo che gli esaminatori erano stati meno fiscali. Io non ero mai andato alle sette di mattina in un bar a bere camomilla, ma lo feci. Ho avuto la patente di primo grado numero 431 e la successiva licenza nr. 379 per Italia, e questi numeri, in seconda istanza, con il superamento degli esami. Tempi non facili dunque.
Dunque a ragione, ritengo di poter dire, che quando si vuoi realmente raggiungere qualche risultato, in qualsiasi campo, bisogna essere disposti a qualche sacrificio per convertire la sorte a nostro favore.

In fine, non credo che sia il "modo" di trasmettere che fa la differenza, per me, solo la voglia o no, di trasmettere, sostanzia la differenza.

                      

         Attilio I1BAY

 

 

 

HVJ la stazione RADIO VATICANA nasce il 12 FEBBRAIO 1931. 


Le prime parole del Papa Pio XI alla Radio:
"Udite o Cieli, quello che sto per dire;
ascolti la terra le parole della mia bocca.
Udite e ascoltate o popoli lontani"

12 febbraio 1931: a Roma é una giornata rigida ma limpida, spira una leggera tramontana. L'EIAR annuncia: "Temperatura massima 12 gradi, minima meno 1. La depressione nordica continua a spostarsi verso Levante, interessando tutta 
l'Europa Settentrionale..." 
Ma la notizia del giorno un'altra. Una nuova era delle comunicazioni sta per aprirsi. 
Proprio quel 12 febbraio, la stessa stazione dell'EIAR diffonde l'annuncio di un collegamento con la Città del Vaticano alle 16,30 per un evento speciale.
Nei giardini del piccolo Stato, cui é stato dato riconoscimento da appena due anni attraverso la stipula dei Patti Lateranensi, c'é un'insolita animazione.
Un nuovo fabbricato dalle linee sobrie, ma piacevoli, é stato eretto da poco tempo per ospitare le apparecchiature della Stazione Radio Vaticana "HVJ".
Progettata da Guglielmo Marconi, con la consulenza scientifica dell'illustre padre gesuita Giuseppe Gianfranceschi, nominato direttore dell'emittente vaticana da Pio XI, la stazione radio ha una potenza di 15 kW e trasmette sulle lunghezze d'onda di m. 19,84 e 50,26.
Dal fabbricato della stazione, i cavi coassiali passano attraverso un tunnel sotterraneo e convogliano la radiofrequenza sugli aerei esterni sostenuti da due torri in ferro, progettate in forma e misura tali da non turbare l'estetica della dimora 
pontificia. Si tratta di antenne a greca Franklin, alte ed eleganti, un vero prodigio della tecnica.
La stazione radio progettata da Marconi é inoltre tra le prime stazioni europee da cui sia possibile comunicare in duplex con altre stazioni di tutto il mondo.
Ma ritorniamo alla cronaca di quel giorno. Già dalle 15 tutte le adiacenze della Stazione sono state tenute sgombre dai Gendarmi Pontifici. Sulla palazzina che si affaccia su un ampio spiazzo con uno splendido giardino sottostante, sventolano 
due pennoni coi colori pontifici. All'interno dell'impianto radio, gli ingegneri della Compagnia Marconi e gli operatori agli ordini di Padre Gianfranceschi stanno nel frattempo eseguendo le ultime prove di collegamento con stazioni radiofoniche e radiotelegrafiche di tutto il mondo. 
Le 15,30: Guglielmo Marconi con la consorte fa ingresso nella palazzina. Si reca subito nella Sala degli amplificatori per una serie di collegamenti intercontinentali: 
New York, Melbourne, Quebec. 
Prima dell'arrivo del Santo Padre, una breve cerimonia di benedizione degli impianti. 
E' il sacrista Monsignor Zampini a procedere al rito. Per l'occasione viene pronunciata una preghiera composta dallo stesso Pio XI: "...praedicate Evangelium omni creaturae, benedic hanc machinarum seriem ad etheris undas ciendas ut apostolica verba cum longinquis etiam gentibus communicantes, in unam tecum familiam congregemur..."

Frattanto un plotone della Guardia Svizzera e della Guardia Palatina di Onore di schierano dinanzi all'edificio. Subito dopo giunge un drappello delle Guardie Nobili, i Sediari Pontifici e il Decano di sala.
Nella sala degli amplificatori continuano i collegamenti intercontinentali. Il marchese Solari e l'ingegner Mathieu trasmettono al mondo la cronaca dell'evento. Alle 16,12 cessa il collegamento con New York: l'arrivo del Pontefice é imminente. 
L'annuncio viene ripetuto in francese e spagnolo alle 16,15, poi le trasmissioni s'interrompono e viene tolta la corrente, in attesa che sia il Papa stesso ad attivarla di nuovo.
Alle 16,20 squilli di tromba annunciano l'arrivo di Pio XI. Nell'atrio il Papa si sofferma a benedire la lapide commemorativa dell'evento, poi raggiunge la sala delle macchine. Su indicazione dei tecnici, chiude i circuiti elettrici e attiva le apparecchiature. Nella Sala dei trasmettitori procede all'attivazione dei circuiti complementari. La prima trasmissione ufficiale in telegrafia, ha luogo nella Sala del traffico. Il Papa pone mano al tasto telegrafico per trasmettere al mondo la frase: "In Nomine Domini, Amen".
Poi é la volta di Guglielmo Marconi, che pronuncia un breve, significativo discorso: 
"...Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo attraverso gli spazi la Sua parola di pace e di benedizione. Per circa venti secoli il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del Suo Divino Magistero nel mondo; ma questa é la prima volta 
che la Sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra. Con l'aiuto di Dio che tante misteriose forze della natura mette a disposizione dell'umanità, ho potuto preparare questo strumento che procurerà ai fedeli di tutto il mondo la consolazione di udire la voce del Santo Padre..."
Segue un lungo attimo di silenzio, all'interno della palazzina si ode solo il ronzare delle apparecchiature elettriche, poi il Papa, con voce chiarissima, comincia a parlare. Sono le 16,49 Il testo del primo radiomessaggio, mai pronunciato da un Pontefice, é redatto in latino, scritto dal Papa di suo pugno e arricchito da innumerevoli passi della 
Sacra Scrittura: "Udite, o Cieli, quello che sto per dire; ascolti la terra le parole della mia bocca... Udite e ascoltate o popoli lontani".
Il Papa rende gloria a Dio e a Cristo Redentore, poi si rivolge all'episcopato e al clero, ai religiosi, ai missionari, ai fedeli, ai lontani, ai dissidenti, ai capi di stato e ai sudditi, ai ricchi e ai poveri...
La trasmissione é ascoltata in Italia e in tutto il mondo, giungono echi dall'Inghilterra, dalla Francia, dall'America, dall'Australia, dai paesi dell'Est europeo. 
Ne parlano giornali prestigiosi: il Times, The Universe, il Daily Telegraph, la News 
Chronicle, il New York Herald, il Daily Mail. 
Il 12 febbraio 1931 l'annuncio universale del Vangelo viene dato attraverso un nuovo, potentissimo mezzo di comunicazione. 
Per la Chiesa é l'inizio di una nuova era.

Mario Farneti I0TAD


 

Budrio (Bo) 11 aprile 2012

 

 

Demolite le antenne di Guglielmo Marconi per far spazio all’industria di patatine  

 

Il Centro trasmittente a onde medie di Budrio, costruito su un progetto del premio Nobel per la Fisica, lascerà il posto agli stabilimenti Pezzoli. Al Comune andranno 1.2 milioni di euro di fondi europei. Il sindaco: "Una scelta politica per favorire la crescita virtuosa"Ogni monumento, scriveva Giorgio Bassani, per continuare a vivere non può essere separato senza danno dall’ambiente circostante. Eppure a Budrio un simbolo della storia d’Italia sta scomparendo pezzo dopo pezzo demolito, anzi delocalizzato, per fare spazio a edifici e tecnologie moderne. Si tratta del Centro trasmittente a onde medie costruito su un progetto dello scienziato bolognese Guglielmo Marconi, vincitore del premio nobel per la fisica “a riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”. Le trasmissioni radio, insomma, da lui brevettate e sviluppate proprio in Italia, ancora funzionanti grazie alle antenne radioelettriche verticali inventate e depositate nel 1986 da Marconi stesso.Oggi però non sembra esserci più spazio per quelle strutture storiche, e se la prima delle due antenne è stata demolita nel 2006 per fare posto al nuovo polo alimentare, creava pure qualche interferenza con cellulari e apparecchiature moderne, l’altra seguirà presto il suo destino.

“Parlare a Bologna – recitava il testo scritto da Marconi per l’inaugurazione del Centro, letto alla radio dal Marchese Luigi Solari proprio il giorno in cui il fisico fu sepolto – non è per me lo stesso che parlare a Londra o a New York: colà posso parlare sotto la guida della mente. A Bologna potrei parlare solo con la guida del cuore”.

 

Tuttavia, quel “patrimonio storico del paese, che dovrebbe divenire museo invece di essere distrutto”, inaugurato per la seconda volta nel 1951 dal sindaco di Bologna Giuseppe Dozza, è destinato a scomparire. L’antenna marconiana supersite verrà demolita a settembre e al suo posto sorgerà la nuova sede della Pizzoli, azienda che produce patatine.

“E’ un’opportunità importante per la città – ha chiarito Luisa Cicognetti, capogruppo Pd in Comune a Budrio e capolista alle prossime elezioni – se non si fosse trovata un’alternativa per la fabbrica, la cui sede attuale è incompatibile con l’esigenza di raddoppiare i volumi produttivi per competere sul mercato, la proprietà l’avrebbe potuto anche delocalizzarla. Causando una perdita in termini di posti di lavoro e di sviluppo per la città. E ricordiamo – ha aggiunto la Cicognetti – che quell’antenna è solo una copia, la Rai voleva distruggerla e siamo stati noi a decidere di conservare gli ultimi dieci metri nel parco dell’Atea, su cui sorgeranno le nuove strutture”.

Il progetto del Comune di Budrio per i terreni su cui si trova il Centro, approvato con delibera il 15 ottobre 2010 e con un atto dell’allora commissario straordinario Anna Maria Cancellieri, infatti, è molto più ampio. E comprende l’attivazione di un’area ecologicamente attrezzata, l’Atea appunto, dove si costruiranno nuove realtà procedendo nella direzione dello sviluppo sostenibile. Anche per l’edificio in muratura, che contiene ancora macchinari e pezzi di ricambio con il marchio del fisico bolognese, la condanna alla demolizione arriverà presto.

Il piano, che è valso al comune 1,2 milioni di euro di finanziamenti europei, spiega il sindaco Carlo Castelli, “è una scelta politica per favorire la crescita virtuosa”. E l’area più idonea per realizzarlo era quella del Centro, “che comunque – ha chiarito il sindaco – non contiene edifici di particolare interesse quindi, superato l’ostacolo dell’antenna con un accordo con la Rai, che non ne aveva più bisogno, procederemo allo smantellamento. In corso d’opera poi vedremo come costruire un richiamo affinché, passando di là, si riconosca l’importanza storica del luogo”.

Il parziale salvataggio delle strutture che si trovano nel Centro, però, non è servito a soffocare le polemiche sorte all’annuncio della prossima demolizione. Se già nel 2006 si puntava il dito contro l’amministrazione perché l’antenna rimossa “avrebbe invece potuto essere utilizzata per le ricerche scientifiche o per la protezione civile”, dichiaravano gli esperti, oggi l’insoddisfazione è ancora maggiore perché dell’edificio potrebbe non rimanere che qualche elemento.

Sono molti, infatti, coloro che considerano il progetto, senza mezzi termini, “uno schiaffo a Marconi”. “Si sarebbe potuta trovare un’altra area, o costruire sull’attuale terreno del Centro anche un museo” obietta Elio Antonucci, promotore di una campagna di informazione per salvare il sito.  “Le apparecchiature presenti, ad esempio, potrebbero essere anche affittate ad altre emittenti televisive, come accaduto in altri paesi. Tutto ciò che è all’interno, documenti, parti di ricambio, strumenti, sono cimeli storici che rischiamo di perdere”.

La notizia ha destato molta preoccupazione nelle comunità locali, tanto che i radioamatori si sono rivolti ai Beni Culturali nella speranza che un loro intervento possa impedire la distruzione del sito, e il Comune di Sasso Marconi, che diede i natali al fisico, ne ospita le spoglie e ne porta pure il nome, ha espresso, in una nota, la volontà di trovare una soluzione tesa alla salvaguardia del luogo storico. “Era un servizio pubblico – ha concluso Antonucci – costruito e pagato con i soldi pubblici, i nostri, quindi dovrebbe rimanere a disposizione di chiunque voglia visitarlo”.

 

 

Bologna, demolito il centro Radio Marconi per fare un supermercato.


di David Marceddu | Bologna | 28 giugno 2013


Le ruspe hanno abbattuto la palazzina di Budrio, voluta nel 1936 dall'inventore. La soprintendenza non ha posto il vincolo. Al suo posto è in programma un centro commerciale. Un museo? "Avevamo proposto ai radioamatori di farlo all'interno, spiega il sindaco Pd di Budrio.


 Alla fine la ruspa si è accesa e ha iniziato ad abbattere la palazzina Rai di Budrio, quella voluta da Guglielmo Marconi, inaugurata nel 1936 quando lo scienziato era ancora in vita. Pochi colpi ben assestati, un po’ di polvere spazzata via dal vento e uno dei centri trasmittenti della radiotelevisione italiana, nato su impulso di uno degli inventori della radiotelegrafia e a lui dedicato fin dalla posa della prima pietra, è sparito dal panorama pianeggiante della campagna alle porte di Bologna. “Questo centro è noto in tutto il mondo come Radio Marconi, l’unica Radio Marconi. Ora invece chi arriverà qui troverà un centro commerciale”, spiega sconsolato Elio Antonucci, colui che più si è opposto all’abbattimento.

Tutto comincia almeno 10 anni fa quando l’amministrazione di Budrio inizia a progettare una grande area produttiva e commerciale proprio su quegli ampi terreni dove dal 1936 prima l’Eiar poi la Rai hanno trasmesso per Bologna e l’Emilia Romagna. Interessatissimi alla possibilità di costruire si erano mostrati due colossi industriali della zona: uno è il produttore di patatine Pizzoli, che vorrebbe costruire un nuovo stabilimento in sostituzione di quello presente all’interno di Budrio; l’altro è il gruppo Maccaferri di Bologna che invece progetta un centro commerciale da 27 mila metri quadri. Nel 2010 l’accordo sembra raggiungere una quadra. Il Comune di Bologna, proprietario dell’area fin dal 1934 e allora guidato dal commissario straordinario Anna Maria Cancellieri, approva la delocalizzazione delle antenne Rai e la dismissione del centro. Il Comune di Budrio e la Provincia, entrambi roccaforti Pd, stappano lo champagne: “Il piano territoriale di coordinamento provinciale è uno strumento flessibile che tiene conto dei cambiamenti della società e delle esigenze del territorio”, commenta il vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi. 

 Passano i mesi e pian piano il centro gestito da RaiWay a Budrio viene spento. L’ultima antenna, dopo 76 anni viene messa fuori servizio all’inizio del 2012. Ma a maggio arrivano le elezioni comunali e il ciclone Beppe Grillo rischia di rovinare i piani dell’amministrazione Pd. Il candidato Giulio Pierini infatti vince solo al ballottaggio contro Antonio Giacon del Movimento 5 stelle. Per poco anche Budrio non fa il ribaltone. “Noi siamo proprio contrari a quel centro commerciale che potrebbe mettere in ginocchio i commercianti del paese”, spiegano oggi Giacon e il consigliere Maurizio Mazzanti della lista Noi per Budrio.

Il 2 agosto 2012 per il nuovo sindaco Pierini e per il vicepresidente Venturi arriva una doccia fredda. La Direzione provinciale per i Beni culturali, su proposta di alcuni radioamatori, inizia a valutare la possibilità di porre un vincolo sulla palazzina. L’edificio infatti, pur profondamente mutato rispetto all’originale (oltre alla demolizione del portale razionalista, le finiture, i bancali, le scale interne le tinteggiature esterne non sono le stesse), è indubitabilmente quello del 1936, alla cui inaugurazione Marconi non poté andare perché già gravemente malato.

Il 23 aprile 2013 però la Direzione Beni culturali emette la sua sentenza di morte: “La palazzina non raggiunge la qualità architettonica necessaria alla dichiarazione di interesse storico artistico, rivelando piuttosto un valore di edificio storico testimoniale”. Dopo la grande paura gli amministratori Pd esultano: “Ha sortito i suoi effetti la pressante richiesta del sindaco di Budrio, Giulio Pierini, del vicepresidente della Provincia, Giacomo Venturi e dell’assessore regionale Alfredo Peri verso la Direzione regionale per i beni culturali”, scrive una nota della Provincia.

Nel frattempo però la Pizzoli, quella delle patate, annuncia che forse delocalizzerà da un’altra parte, non più in quei terreni. E nemmeno il supermarket è certo che si costruirà. “Ora dicono che se salta il centro commerciale e anche lo stabilimento di Pizzoli la colpa è delle opposizioni che hanno bloccato l’iter con la richiesta del vincolo alla Soprintendenza”, spiegano Giacon e Mazzanti. In realtà sembra che a scoraggiare i costruttori, più che la palazzina Marconi, siano state la crisi economica e la notizia che forse il Passante nord, una nuova autostrada alle porte di Bologna, passerà più lontano e non avrà più il suo svincolo proprio lì a Budrio.

Di certo però per la palazzina non c’è più niente da fare. “Eppure persino la piccola emittente Radio Budrio si era detta disponibile a prendere la palazzina per farci i suoi studi e gestire eventualmente un museo della radio”, spiega Elio Antonucci. “L’area in questione è privata, dunque non c’è più nessun tipo di collegamento col comune di Budrio. Non mi risultano proposte concrete a livello economico e culturale di gestione della palazzina”, ribatte il sindaco. “Si era raggiunto un accordo coi radioamatori per salvare le strumentazioni (ora conservate in un altro capannone, ndr). Avremmo potuto pensare anche a un laboratorio o un museo dentro il centro commerciale. Tutto però è precipitato perché la battaglia di alcuni radioamatori era quella di vincolare la palazzina”, conclude Pierini.

Ora però, ammette il primo cittadino di Budrio, “il centro commerciale si farà solo se ci sarà veramente la volontà di farlo”. E se non si fa, la palazzina sarà stata abbattuta per niente.

 

L'articolo del quotidiano "il Piccolo" di Trieste che annuncia l'ingloriosa fine della nave Elettra
L'articolo del quotidiano "il Piccolo" di Trieste che annuncia l'ingloriosa fine della nave Elettra

Guglielmo Marconi con l'ufficiale marconista della nave Elettra Adelmo Landini ritratti a bordo dell' "Elettra" mentre Marconi invia il segnale che farà accendere le luci nel palazzo dell' "Esposizione dell' elettricità " nella città di Sidney (26 marzo 1930).

 

Il giorno dell'accensione delle luci del municipio di Sydney, compiuta da Guglielmo Marconi nella sua cabina radio a bordo dell'Elettra, 26 marzo 1930.
Il giorno dell'accensione delle luci del municipio di Sydney, compiuta da Guglielmo Marconi nella sua cabina radio a bordo dell'Elettra, 26 marzo 1930.
Cabina degli apparati radio nel panfilo "Elettra"
Cabina degli apparati radio nel panfilo "Elettra"
Marconi in un gruppo di Giornalisti a bordo dell'Elettra
Marconi in un gruppo di Giornalisti a bordo dell'Elettra
Una delle Cabine della nave Elettra
Una delle Cabine della nave Elettra
Fiume: D' Annunzio e Marconi a bordo dell'Elettra
Fiume: D' Annunzio e Marconi a bordo dell'Elettra
Ricostruzione con reperti originali della Cabina della nave Elettra situata nel Museo delle Poste in Roma
Ricostruzione con reperti originali della Cabina della nave Elettra situata nel Museo delle Poste in Roma
La nave Elettra nel porto di Civitavecchia anno 1930
La nave Elettra nel porto di Civitavecchia anno 1930
L' Elettra nel porto di Civitavecchia in una rara immagine a colori.
L' Elettra nel porto di Civitavecchia in una rara immagine a colori.

L'incendio sull'Elettra a Civitavecchia nel 1930.

Nel porto di Civitavecchia avvenne l'unico incidente alla nave Elettra. Era il pomeriggio del 12 agosto del 1930, quando un corto circuito agli impianti degli accomulatori sviluppò un incendio. Al fatto accorsero molti lavoratori del porto cercando di porre rimedio tra cui il Cav. Annibale Foschi che con il suo rimorchiatore spinse l'Elettra sottobordo alla nave di linea De Fenu e con le manichette di quest'ultima fu scongiurato ogni pericolo.

 

 

 

 

L'Elettra quando era nell'arsenale San Marco a Trieste
L'Elettra quando era nell'arsenale San Marco a Trieste

Il 6 settembre 2000 la prua parte per il suo ultimo viaggio. Attraversa la città dopo essere stata trasbordata via mare dal Cantiere San Marco alla Stazione Marittima di Trieste, in pieno centro cittadino. Alla sera, con un trasporto eccezionale che si protrarrà per oltre sette ore, con le vie cittadine completamente chiuse al traffico, ed una folla di curiosi che seguirà l'evento anche durante la notte, il gigantesco manufatto verrà trasportato nel piazzale prospiciente l'Area di Ricerca di Padriciano (280 m), a qualche chilometro da Trieste, sul Carso triestino, di fronte al Laboratorio di

Ricerche elettromagnetiche. Alla cerimonia svoltasi all'inizio del viaggio, presente la Principessa Elettra Marconi, figlia dello scienziato, era presenta una rappresentanza di Radioamatori con il Presidente della Sezione di Trieste IV3DYS. Ora tutti potranno finalmente vedere la sezione dello

scafo più grande e fin'ora più nascosta.

 

 

 

Voglio riportare le testuali parole che l'ammiraglio Virgilio Spigaì già presidente del Lloyd Triestino, aveva pronunciate nel marzo 1974 e riportate su "Il Piccolo" di Trieste: "Due anni fa ho visitato un relitto di nave che nemmeno in un film giallo sarebbe dato di vedere: basti pensare che i vigili del fuoco stavano pompando fuori l'aqua per impedire che affondasse. Mi si disse trattasi dell'Elettra che nel 1962 il governo Jugoslavo aveva restituito all'Italia essendo stata affondata in acque dalmate. Poteva essere indubbiamente un omaggio alla civilta' mondiale. Io come semplice cittadino mi sono vergognato che assolutamente nulla fosse stato fatto in dieci anni". La dichiarazione prosegue nello spiegare il suo interessamento presso gli organi che avrebbero potuto intervenire, ma, quella stessa buorocrazia che nel 1895 impedì a Marconi di sviluppare i suoi brevetti in Italia è presente anche oggi dopo ottanta anni; e proprio Trieste ha il triste retaggio di avere in un suo cantiere il relitto dell'Elettra, il panfilo di Marconi, quello stesso che lui aveva eretto a studio navigante e che i tecnici e gli operai dell'Arsenale Triestino - San Marco hanno fatto l'impossibile per mantenere a galla, altrimenti sarebbe già affondato da un pezzo. La fotografia che allego non ha bisogno di commenti.

Carlo Galessi, I3BCB

L'ammiraglio Ing. Gino Montefinale durante le esperienze sulle microonde sulla plancia dell'Elettra insieme a Guglielmo Marconi e la sua consorte

La tristissima immagine della nave colpita da bombe e mitragliata

nella valle di Diklo, vicino a Zara, nel gennaio 1944 dove rimase arenata nel basso fondale.

 

Lo yacht Elettra nel Porticiolo Duca degli Abruzzi a Genova,

con il gran pavese in onore dell'accensione delle luci del municipio di Sydney, compiuta da Guglielmo Marconi nella sua cabina radio a bordo dell'Elettra. 26 marzo 1930.

 

La nave Elettra ormeggiata nel Porticciolo Duca degli Abruzzi a Genova
La nave Elettra ormeggiata nel Porticciolo Duca degli Abruzzi a Genova
L'attuale allocazione della prua dell'Elettra nell'Area di Ricerca di Padriciano a Trieste
L'attuale allocazione della prua dell'Elettra nell'Area di Ricerca di Padriciano a Trieste
La nave Elettra nell'arsenale Triestino San Marco
La nave Elettra nell'arsenale Triestino San Marco
Il relitto dell'Elettra poco prima del suo ormeggio ai cantieri S.Rocco di Muggia
Il relitto dell'Elettra poco prima del suo ormeggio ai cantieri S.Rocco di Muggia
Museo Marconi -  Poldhu Cove
Museo Marconi - Poldhu Cove
Il 12 dicembre 1901, su di una collina prossima al porto di St.John di Terranova, in Canada, verso le 12,30 ora locale, Marconi ricevette i tre deboli segnali ...
Il 12 dicembre 1901, su di una collina prossima al porto di St.John di Terranova, in Canada, verso le 12,30 ora locale, Marconi ricevette i tre deboli segnali ...
Museo Marconi -  Poldhu Cove
Museo Marconi - Poldhu Cove

 

 

 

Nel 1898 Guglielmo Marconi costruì la prima fabbrica di radio del mondo a Chelmsford e qui nel 1920 fu la sede delle prime trasmissioni radiofoniche.

 

Nel 1922 le prime trasmissioni radio del mondo furono realizzate a Writtle nei pressi di Chelmsford.  

 

RADIO MARCONI A CHELMSFORD
RADIO MARCONI A CHELMSFORD

 


 

Ricordo di Peppino Palumbo (I0OJ/I10J)

tratto dal volume " ARI - 70 anni dalla fondazione"

 

 


"Peppino" come lo chiamavano gli amici, iniziò ufficialmente la sua attività nel 1945 e si distinse subito per la sua operatività. Nel 1949 conseguì il DXCC, con il n° 388. La presenza di pionieri a Roma giovò senzaltro a I1OJ, che seppe farne tesoro. Si è spesso parlato e scritto del radiantismo del Nord , ma a Roma già dal 1919, molti giovani avevano iniziato con le stazioni a scintilla, sulle onde lunghe per poi passare, subito dopo il 1923, alle prime stazioni in onda corta. L'attività di Peppino non è stata solo quella di "fare radio" in casa; I10J (il suo iniziale QRZ, quando tutti i radioamatori erano I1), è il maestro del CW di Roma: moltissimi allievi sono passati dal suo ... tasto. Autore di un corso di telegrafia registrato, Palumbo mette a disposizione il suo tempo libero (ha superato da molte centinaia di mesi i ... vent'anni !) nella sezione A.R.I. di Roma. Un OM di stile e tempi diversi, con spirito sempre giovanile e con il sorriso e la disponibilità immediata. Aver conosciuto Peppino Palumbo è stato come tuffarsi in un passato da pionieri, quelli veri, di cui andare orgogliosi.

 

un pensiero affettuoso di Andrea Gaeta
rivolto al maestro di telegrafia, ripreso e ritrascritto da IZ0HHH

 

Voglio dedicare, almeno qualche riga a "italiazeroogei", Peppino Palumbo (1910-1999), il mio primo “maestro” di cose telegrafiche, colui che mi ha iniziato alle meraviglie, ai segreti di quel piccolo e sconosciuto telegrafo, che ha in mano, il sounder (1) (sul tavolo se ne notano altri due, oltre all’inseparabile verticale (2), sulla destra).
L’ho incontrato due o tre volte, nel 1994, per suggerimento di un radioamatore cieco, Giulio Nardone e un’ultima volta nel 1998, quasi novantenne, sempre attivo, eternamente innamorato della telegrafia e ancora pieno di curiosità. Dei nostri colloqui ho alcuni nastri e le relative trascrizioni, che conservo gelosamente e consulto spesso.
Un giorno parlando di didattica mi disse una cosa, che poi ebbi modo di verificare: i testi francesi (di radiotecnica e di telegrafia) sono più chiari di quelli italiani, perchè questi ultimi presumono che lo studente abbia già alcune nozioni. Ed allora mi diede dei nastri e delle dispense, che aveva scritto personalmente per insegnare il Morse. Mi fece sentire i rumoretti del sounder e quelli analoghi del tasto e mi fece manipolare questi due dispositivi. Mi spiegò bene la differenza tra telegrafia con fili e con zona
(3), indi senza zona e infine senza fili. Anche la telegrafia è una forma di linguaggio parlato ed i telegrafisti esperti riescono a cogliere nel suono e nelle pause del corrispondente il suo tono di voce e la sua calligrafia. Mi parlò, inoltre del cartoccetto Cominoli (4) usato dai ferrovieri, che mi incuriosì moltissimo.

 

Una volta fu trasferito al telegrafo di Genova, sulla linea a circuito chiuso per Sanpierdarena, molto trafficata; avevano bisogno di telegrafisti e non radiotelegrafisti. Lui lavorava nella sala apparati con i telegrafi scriventi. Come telegrafista avrebbe dovuto tradurre dalla zona, ma lui radiotelegrafista riceveva sempre ad udito e quindi a velocità maggiore. È stato anche baudista e hughista(5) dove la manipolazione avveniva a 5dita, ma lui prediligeva sempre il tasto verticale ed il Morse. Fino alla fine della guerra la Hughes era molto usata, poi sono arrivate le telescriventi, che hanno fatto terra bruciata di tutte queste tecnologie intermedie.
A quei tempi, gli apparati molto spesso si autocostruivano; in ogni caso quei dispositivi diventavano colleghi di lavoro ed anche il Morse poteva trasmetterci calore umano. Non è vero che il linguaggio telegrafico sia freddo e distaccato. Chi scrive “amoti” invece di “ti amo” è certamente arido, ma la colpa non è davvero del tasto.
Mi raccontò ancora molti episodi della sua vita: dei contest, del decalogo degli OM, delle scale R/S/T, delle prime radio a scintilla, delle strascicate trasmissioni coloniali , delle intercettazioni, delle spie e dei camuffamenti: di tutto un mondo che aveva iniziato a dissolversi subito dopo la guerra e che nessuno voleva e sapeva contrastare. Mentre mi diceva queste cose si divertiva a battere in Morse sui braccioli della sua sedia, annuendo con le palpebre, come solo le persone d'esperienza si permettono. Ciao Peppino, ancora grazie!

 

UN RICORDO DI PEPPINO PALUMBO I0OJ

di Italo Martella I0YQX

 

Conobbi Peppino negli anni 70, si aggirava nei locali sede di esami per Radioamatore a Roma, faceva parte della commissione, lo ricordo come se fosse trascorso qualche mese. Poi dopo molti anni l’ho rivisto in sezione a Roma, alla vecchia sede di via Sansevero n.2. Ricordo che tra le tante cose mi promise di registrarmi un nastro. Se ricordo bene fu l’ultima volta che lo vidi ed in seguito venni a conoscenza che aveva intrapreso un lungo viaggio. Sono trascorsi moltissimi anni ma ho sempre nitida la sua immagine. Ed il rammarico di non averlo mai collegato.

 

 

 

 

 

      Il Radiotelegrafista 

 

 

Solo dopo la tragedia del Titanic, il mondo divenne completamente consapevole dell'esistenza delle comunicazioni radio telegrafiche o T.S.F., che si potevano stabilire tra nave e terra e tra nave e nave.
Tre anni prima nel 1909 ciò era già avvenuto quando la nave italiana Florida e la nave Republic vennero in collisione davanti a N.Y.. Il Republic, che affondò il giorno dopo, era dotato di una nuova stazione marconiana a bordo e potè così lanciare il primo segnale di SOS (CQ D) per chiamare soccorso. Le vittime furono molto poche. Certo che se le navi che incrociarono il Titanic quella tragica notte fossero state dotate di un impianto di autoallarme, le vittime potevano essere sicuramente poche, anche se l'acqua era gelida e lasciava poco scampo a chi vi cascasse dentro.
E' grazie proprio al Republic che subito si fecero riunioni internazionali affinchè tutte le navi mercantili e non, fossero dotate di apparati radio della Marconi e di adeguato numero di operatori abili a far funzionare dette apparecchiature radioelettriche. Va ricordato che a quel tempo la radiofrequenza veniva ottenuta dallo scoccare di uno spinterogeno a seconda della potenza del generatore (trasmettitore a scintilla).
Prima di assumere la qualifica di radiotelegrafista, ovvero di telegrafista usante sistemi senza linee elettriche, vi fu nei primi del 1800 lo sviluppo delle prime reti telegrafiche terrestri, soprattutto negli Stati Uniti per dimensioni e compagnie che le gestivano, il personale alla
ricetrasmissione della corrispondenza era detto personale telegrafista. Esso si basava sulla conoscenza dell'alfabeto morse americano inventato da Samuel Morse. In seguito l'alfabeto Morse cambio' in alfabeto internazionale Morse.
Il telegrafista era abile a trasmettere tramite il tasto telegrafico e a ricevere o con il ticchettio dell'elettromagnete o di un vero e proprio sounder che produceva una nota udibile. Logicamente le grandi agenzie di corrispondenza assumevano e si contendevano i migliori telegrafisti americani in quanto voleva dire non solo maggior numero di telegrammi ricevuti dai vari giornalisti ma soprattutto fonte di guadagno e  battere la concorrenza nella tiratura del giornale quotidiano con notiziari più completi degli altri.
All'inizio la telegrafia americana era basata su tasti telegrafici tipo J-37 - J38. Il successivo aumento del numero dei telegrammi impose una compattazione dello stesso e una maggior velocità. Comparvero così i primi tasti telegrafici semiautomatici. A quei tempi le linee terrestri furono ampliate con le linee continentali ed intercontinentali a filo. Migliaia di miglia di cavo telegrafico furono stesi sui fondali marini per collegare i continenti e poter sviluppare una nuova era delle comunicazioni. Anche con l'avvento delle linee telefoniche intercontinentali a cavo il telegrafista rimase sempre un perno centrale. Con l'invenzione della radio da parte dei vari scienziati europei, russi, americani e del ns Marconi si sviluppò la tecnologia radio. Così i primi radiotelegrafisti si fecero avanti con forza. Essi avevano rispetto ai telegrafisti un grosso vantaggio.

Per essere radiotelegrafisti bisognava conoscere molti punti basiliari della fisica e aver seguito un corso per poter riuscire a riparare o a sintonizzare un apparato radio. Si istituì così una scuola per RT, al cui esame si riceveva un certificato di abilitazione di RT. In Italia sembra che il primo brevetto da RT fu rilasciato a firma dell'esaminatore capitano Gino Montefinale, circa anno 1909. Quest'ultimo grande personaggio storico seguì quasi tutti gli esperimenti del Marconi in Italia per conto della Regia Marina. La maggior parte degli apparati di bordo era di costruzione diretta o su licenza della Marconi Company. Al Marconi spettava solo il compito di illustrare il funzionamento dei nuovi sistemi e promuoverli a livello commerciale. Storicamente si è indotti sempre di più a pensare che l'egemonia della Marconi Company abbia di fatto bloccato per più di un decennio l'ampio sviluppo che le TLC avrebbero avuto dopo, se piu'costruttori avessero seguito una propria linea produttiva, senza dover rifarsi sempre al sistema su licenza di Marconi. In Europa primeggiava la AEG tedesca e negli stati uniti ATT e RCA. Non ho notizie dei sistemi russi. Nulli gli altri paesi.

Nel 1920 le trasmissioni radiotelefoniche e le prime sperimentazioni televisive erano di fatto reali. Le frequenze erano sempre di più nel campo delle onde corte ed ultracorte. Con Righi, in italia, ed altri scienziati in altri paesi, si stava sviluppando il radar. Gli scienziati si avvalevano dell'esperienza dei radiotelegrafisti e molti di essi erano validi sperimentatori e radioamatori. Questi ultimi, prima negli Stati Uniti e poi in Europa erano abilitati alla radiosperimentazione con licenza radioelettrica governativa. Il ruolo del radiotelegrafista aveva assunto, sia nell'ambito militare che mercantile e avionico, un'importanza fondamentale. La capacità nel campo radiotecnico appresa durante la frequenza dei corsi per l'abilitazione al certificato di RT, messa in pratica nei vari settori delle
telecomunicazioni, portò indubbiamente un valore aggiunto di altissimo livello al momento della stesura delle leggi
internazionali che regolavano le telecomunicazioni stesse.
Telecomunicazioni che di pari passo a quelle marittime e terrestri si erano sviluppate sugli aerei e quindi alle torri di controllo. Va inoltre ricordato che i primi tecnici, ed anche conduttori di trasmissioni radiotelefoniche, erano radiotelegrafisti in quanto avendo l'abilitazione e capacità all'uso stesso degli apparati radio potevano facilmente gestire la trasmissione radiofonica. Tutti i paesi facenti parte della UIT avevano personale RT adetti esclusivamente alla ricezione dei segnali radio nell'etere sulle frequenze civili utilizzate in onda corta per contribuire a sviluppare ricevitori, sistemi d'antenna e orari di utilizzo e relativa potenza per poter collegare navi molto distanti dal posto di ascolto. Questo determinò la stessa cosa  nel campo militare dando origine all'intercettazione delle trasmissioni militari di altri paesi e allo sviluppo di codici segreti (vedere ad esempio Enigma della Germania). Il numero degli operatori radio sia su una nave militare che mercantile era in relazione alla tipologia della nave. Così un cacciatorpediniere aveva minimo tre RT e una nave passeggeri un numero adeguato di RT in relazione al numero dei passeggeri a bordo e del traffico relativo. Con l'introduzione della radiotelefonia AM (A3) da bordo delle navi si incrementò il traffico radio telefonico. Inoltre già a quei tempi un RT era addetto solo alla ricezione e impaginazione e stampa del "bollettino stampa" (poi diventato ANSA), emesso da Coltano radio IAC (questo servizio era dap- prima a pagamento a bordo).
Il radiotelegrafista, fin dal 1909 era impegnato per la maggior parte del suo orario di servizio all'ascolto della
frequenza di soccorso (600 metri) 500 KHz. Essendo la potenza a bordo delle navi esigua in relazione al tipo di frequenze dei suoi trasmettitori e posizione della nave, era norma comune utilizzare il QSP, ovvero la trasmissione dei telegrammi fino alla destinazione della stazione costiera destinataria. Con le progressive conoscenze della fisica legata alla ionosfera vennero creati i famosi monogrammi che divennero parte integrante della consolidata UIT a cui aderirono tutte le nazioni del mondo per la ripartizione delle frequenze sia commerciali che di broadcasting e logicamente quelle che ogni ministero della difesa si riservò. I radioamatori italiani grazie all'ari, (associazione radiotecnici italiani e poi associazione radioamatori italiani), riuscì ad ottenere importanti frequenze nello spettro delle stesse per sperimentazioni e collegamenti a grandissima distanza utilizzando basse potenze ed aerei ad elevato guadagno. Quest'ultimo fattore fu fortemente scartato nell'ambiente marittimo a causa delle tempeste in cui incorrevano le navi. Cosi su una nave spesso ci si trovava con un trasmettitore da 1500 Watt out e un'antenna ad L, così che l'elevata potenza era vanificata dall'irrisoria irradiazione del segnale. Poche navi avevano verticali in fase o a ventaglio, queste ultime tipiche delle navi militari. Dopo la seconda guerra mondiale il businnes degli impianti radio tesi al commerciale più che alla sicurezza nave, prese il sopravvento. Le case costruttrici erano sempre le stesse: Marconi, AEG (telefunken/hagenuk/siemens) e ITT. Le marche italiane furono installate solo su naviglio italiano, non erano certamente ai passi con i tempi pur essendo più semplici e facili da riparare. Le scuole per la formazione degli RT in Italia raggiunsero sicuramente i livelli delle altre nazioni se non migliori, anche se la parte pratica rimaneva uno scoglio a causa della mancanza di fondi per la costruzione di efficienti officine radioelettriche e apparati radio a disposizione per la pratica sugli apparati stessi, mentre si primeggiava sulle materie letterarie e di fisica. Dove mi sono diplomato io il libro di testo di elettronica era il Sante e Malatesta ed il libro di nautica era lo stesso del nautico, quindi la parte di navigazione astronomica molto difficile. Dal 1970 si passò dalla telegrafia alla SSB al telex e al satellite. Negli anni 90 con l'introduzione del sistema GMDSS la figura del radiotelegrafista scomparve. Furono quasi cento anni in cui le telecomunicazioni vennero realizzate grazie alla grande preparazione tecnica degli RT.

 

      Adolfo Brochetelli

 

 

 

 A ricordo del ricevitore Allocchio & Bacchini AC-16

Questo ricevitore mi ha accompagnato per un paio di anni su navi petroliere degli anni 60, costruite in Italia.
Ricordo le parole del mio anziano collega RT signor Enrico Tamburini della scuola per RT di Bibbiena (Ar).
È inutile avere trasmettitori di alta potenza se poi alla fine ti ritrovi con un ricevitore che ha una pessima sensibilità e selettività in ricezione.
Effettivamente nei primi anni di navigazione su navi “carrette” ne ho avuto la riprova per i collegamenti a grande distanza.
I ricevitori navali avevano grande sensibilità fino ai 12 MHz..
Molti dicevano che erano apparati non adeguati al traffico in onde corte. Molti colleghi hanno sempre avuto poca pazienza nel dosare le corrette parole sulla condotta di una stazione radio di bordo. È infatti noto che 16 e 22 MHz hanno segnali intensi se vi sono aperture di propagazione. Personalmente ho avuto nella mia carriera due massimi del ciclo solare, ma anche due minimi dello stesso, eppure non ho mai risentito di grandi differenze, forse perché in giro alcuni vecchi marconisti andavano con trasmettitori che chiamarli da qrp poco ci voleva. Noi prenderemo come riferimento gli OceanSpan della Marconi, che erano i più classici sulle navi, due erano i tipi più frequentemente installati: quello che aveva solo due 807 come finali e l’altro che ne aveva tre. Ora se del primo tipo una 807 andava in mare, come si diceva a bordo, quando qualche pezzo si rompeva, se non c’erano i pezzi di rispetto adeguati l’apparato da 100watts ne forniva solo 50 sugli aerei trasmittenti che tutti conosciamo da antenne a L rovesciata, antenne a massa, o verticali con capacità in testa (da me chiamate antenna a ruota di bicicletta). La problematica del collegamento passava dal problema ricezione a quello trasmittente e siccome a bordo di una nave il traffico radiotelegrafico giacente doveva in ogni caso essere evaso in poco tempo, perché al comandante non gli importava un bel niente se trasmettevi con una radio oppure con un tamburo. Il radiotelegramma doveva essere trasmesso, come ricevuto quello in giacenza nelle stazioni costiere, da esso dipendevano molti fattori. Dalla conoscenza della posizione della nave a mezzogiorno, alle condizioni del carico, ad attività commerciali o di scalo in porti prossimi alla rotta della nave.
Il ricevitore A&B ac-16 era sempre acceso sulla 500 kHz rtg e si girava quel pesante tamburo sulla frequenza più idonea a quel momento per il collegamento. L’altra manopola posta alla destra del quadrante, suddiviso in otto scale, era il VFO (un lungo condensatore con rimandi per farlo girare lentamente e che comandava anche la sbarra di sintonia. Ricordo che facendo viaggi fissi o in atlantico o in pacifico, mi ero fatto delle mappe geografiche, suddividendole in zone di una ventina di gradi di longitudine e di latitudine, in quando in un quadrante del genere, la differenza di orario per il collegamento stava in un’ora prima o un’ora dopo. Era sempre meglio essere in anticipo che in ritardo. Ricordo spesso che dai Caraibi al mattino fino alle 09,00 locali, circa le 16 -17 ore italiane si ascoltava l’Italia molto forte su 12MHz, ma il mio segnale non arrivava. Verso le 19 italiane si apriva la 16MHz, il segnale delle stazioni europee era più’ basso, ma il collegamento era immediato. Anticipando ai 06,00 locali del mattino, quindi le 13z su 12 si riusciva a fare qso anche se si era stati ascoltati con segnali bassi. D’estate qualche volta dal pacifico si apriva la 22MHz e non c’erano problemi per diverse ore al giorno. In linea generale le ore migliori di collegamento erano dopo le 15 GMT iniziando dalle bande più alte (se aperte) a scendere dalla 22mhz alla 8. Più di una volta ho fatto qso con il bacino mediterraneo dopo le 20 GMT quando ancora la nave si trovava in pieno giorno su 8 MHz. La sensibilità dell’ac-16 è sempre stata migliore del ricevitore Atlanta della Marconi, anche se la precisione della scala parlante dell’Atlanta era meccanicamente molto avanzata per un apparato così datato e con risoluzione graduata a 1 KHz, di contro l’ac16 era necessario fare le tabelline tra la scala graduata “fine” e quella espansa. Dai dati tecnici in mio possesso la sensibilità del AC-16 era di 3 microVolt sulle bande da LF a 12 MHz e di 6 microVolt sulle bande da 12, 10 microVolt 16 - 22 MHz.
Il ricevitore Atlanta in confronto aveva una minor sensibilità per le stesse porzioni di banda.
Ho avuto diverse volte il problema relativo alla deriva di frequenza dell’ac16 quando trasmettevo, soprattutto nelle bande dove la parte di banda marittima era molto stretta, ovviamente 12,16 e 22, a causa di rientro di rf del trasmettitore sull’oscillatore locale. Dopo aver trasmesso dovevo chiedere alla stazione costiera di fare una serie di VVV per risintonizzarmi con la scala graduata detta “millimetrica". Era una condizione anomala, causata sicuramente dall’avere il commutatore delle antenne trasmittenti proprio sopra la consolle dei ricevitori.
A differenza del Rx Atlanta che usava filtri meccanici in mf, l’ac-16 aveva filtri audio per stringere la banda da larga (ricezione in AM) a quella stretta in cw. Giocando con il BFO ho sempre lavorato bene, ma ricevere la stampa di Romapt, su 17160.8, la famosa Ansa era veramente da “cardiopalmo”, soprattutto per me abituato alla ricezione diretta con la macchina da scrivere. Sono sempre rimasto sorpreso dall’ottima e robusta costruzione del ricevitore A&B e dall’utilizzo di molti tubi termoionici dello stesso tipo, che gli permetteva di rimanere acceso per diversi giorni, senza avere mai avarie, essendo il ricevitore principale, ricordo che ancora a quei tempi dal 30mo minuto al 33minuto e dal 00 minuto al 03 minuto di ogni ora si commutava l’apparato in a3 per ricevere eventuali segnali su 2182khz, la frequenza di soccorso RTF in banda MF-HF.1800-4 MHz. Questa mancanza di avarie era dovuto sia alla robusta costruzione e del semplice schema elettrico ed anche perché vi era ancora la sensibilità di utilizzarlo con  moderazione durante le manovre, come nel girare il tamburo del commutatore di bande sempre in un’unica direzione (che se ben ricordo era anche obbligata) e muoverlo in modo appropriato al fine di non far andare fuori gioco le lamelle del tamburo rotante con quelle fisse. Ricordo che i potenziometri erano a carbone e pertanto non si poteva usare lo spray per contatti elettrici, altrimenti bisognava aspettare un giorno, affinché il carbone ritornasse allo stato polvere (si asciugasse). Non ricordo se erano smontabili e quindi si potevano pulire, non avendolo mai fatto. In regola con: “se funziona, anche se non funziona troppo bene, è sempre meglio non toccare”.  A  bordo delle navi il radiotelegrafista era persona competente per la sua mansione, le mute di rispetto erano sempre in ordine, ma spesso tra rt della stessa compagnia vi erano rivalità e quindi non sempre le mute di rispetto erano reintegrate correttamente.
Di notte l’apparato rimaneva acceso sulla frequenza RAI di 6060KHz /A3 per i notiziari italiani. Ricordo certe “sberle” di scariche elettrostatiche di QRN ai timpani, con le cuffie nere da 2000 ohm d’impedenza, quando ascoltavo la 500khz, soprattutto in zone dove la ns rotta non era tangente alle rotte tradizionali e quindi cercavo di ascoltare e rispondere a qualche CQ di navi lontane, proprio per farmi sentire e far meglio conoscere la ns posizione, anche se alcuni comandanti davano particolari ordini al riguardo che non volevano che nell’interscambio di comunicazione tra navi si sapesse la nostra posizione. Erano ancora i tempi in cui alcuni armatori traevano vantaggio dal sapere notizie sulla posizione del naviglio concorrente. Devo dire che anch’io nei primi tempi proprio con l’ac-16 andavo sulle onde corte sulle varie bande, nei segmenti assegnati alle comunicazioni nave-nave a ricercare i qso dove c’erano questi scambi di notizie, mentre io dovevo fare silenzio radio. Come se non si sapesse che quando dovevo comunicare la posizione dei 12 locali o il telegramma tecnico commerciale all’armatore, molte compagnie di navigazione avevano una stazione radio ricevente con relativo operatore RT nei loro uffici. Mi sembra che una di queste poteva essere proprio la Fassio di Genova, ma chi sa quanti altri Brokers di noleggio  ne erano forniti.

            Adolfo Brochetelli

 

 

 

I lavori alla stazione ultrapotente radiotelegrafica di Coltano


Essendo la stazione radiotelegrafica ultrapotente di Coltano passata dalle dipendenze del ministero delle poste e telegrafi a quello della marina, oggi il Tenente di Vascello Lleva ha  assunto il comando del distaccamento dei marinai telegrafisti. Guglielmo Marconi ed 11 marchese Solari si sono stabiliti qui e giornalmente si recano a Coltano perchè la stazione possa al più presto comunicare colle navi in crocera nel Mediterraneo. Gli ufficiali di marina stanno lavorando attivamente per collegare radiotelegraficamente Massaua con Mogadiscio con apparecchi di ultima costruzione e per accelerare le comunicazioni fra l'Italia, l'Eritrea e le navi del mar Rosso. In tempo di pace la stazione di Coltano verrà allestita per i servizi commerciali con l’America del nord e con l'Eritrea. A questo proposito tutte le stazioni che già' funzionano in Europa stanno preparandosi per formare una rete vastissima di comunicazioni internazionali. La Spagna, intanto, ha completato un grande numero di stazioni Marconi ed il Portogallo, dopo la recentissima visita del marchese Solari, ha delegato la Compagnia Marconi di stabilire un impianto di numerosi centri di comunicazioni radiotelegrafiche in posizioni importantissime. La stazione di Coltano, per la sua speciale ubicazione e per la grande potenza di cui dispone, sarà il centro di questa diretta corrispondenza con la rete internazionale, la quale si estenderà anche nell'America latina, ad Aden e fino all'Australia. Gli apparecchi di trasmissione si stanno collocando e collegando tra loro in un fabbricato centrale, mentre quelli di ricezione verranno posti in un piccolo fabbricato laterale alla distanza di 500 metri dalla stazione propriamente detta, alla estremità cioè del radiatore per il Canada. Si sa infatti che per le comunicazioni internazionali due sono i padiglioni sorretti dalle torri ai due lati della stazione. Gli apparecchi di ricezione posti a distanza verranno comandati dal fabbricato centrale con una chiave telegrafica, come si usa nella telegrafia con fili.


Pagina 4

(11.10.1911) LaStampa - numero 282

 


TORNIAMO INDIETRO DI QUALCHE ANNO, ASCOLTIAMO RADIO LONDRA

 

 

 

Succede sempre più spesso, e questo mi inorgoglisce, di ricevere le mail di visitatori del mio sito che, dopo averlo scoperto per caso, mi informano dei loro trascorsi. Io li considero frammenti di Storia perché documentano un mondo ormai scomparso: la Telegrafia ufficiale o professionale.  

                                                                                               Ecco quanto mi scrive Bruno Cantarella: ero Radioamatore I1CB quando fui chiamato per il servizio di Leva, nel lontano1965, e forse anche per questo fui assegnato al reparto RT. Dopo il Car al MARIDEPOCAR di La Spezia frequentai il XXV° corso RT presso la Scuola TLC FFAA Chiavari. In questa Scuola venivano addestrati, separatamente, allievi dell'Esercito, dell'Aeronautica e della Marina e oltre alla scuola RT era presente una sessione della MM per Segnalatori. Ricordo con simpatia i vari Istruttori ed in particolare il "mitico Capo Genovese". Nel mese di Luglio 1966 fui destinato alla Stazione RT di S.Giorgio Jonico ICT. Mi aspettavo di vedere un gran numero di antenne ed invece niente. In seguito seppi che le antenne erano sistemate ad una ventina di Km. Dopo il tirocinio di due mesi, sono stato imbarcato sull'Incrociatore Andrea Doria, ho terminato poi il servizio di Leva a bordo della Nave Appoggio M.O.C.1203 (Moto Officina Costiera) alla flotta Dragamine, con base ad Ancona. Le foto che ti ho allegato si riferiscono alla prova pratica di ricezione e trasmissione in telegrafia, che si è tenuta sulle colline nelle vicinanze di Chiavari, alla fine del corso. A distanza di quasi mezzo secolo ricordo ancora molto bene le parole di Capo Genovese all'inizio del corso RT: "LaTelegrafia non la dimenticherete mai più, anche tra molti anni vi troverete con una forchetta od altro a ritmare il codice morse, o mentre leggete qualche cosa, nella vostra mente ripeterete il ta ti ta ti." Oggi posso assicurare di quanto erano vere quelle parole. Se ricordo bene dovrei aver rinnovato per l'ultima volta la mia licenza di Radioamatore e relativo nominativo nel lontano 1975. Al rientro dal servizio militare continuai per qualche anno con la radio sia in fonia che in telegrafia ma la Fonia in AM a quel tempo era praticamente finita in quanto era in atto il passaggio alla SSB. A me piaceva molto la costruzione delle apparecchiature, mi ero costruito, copiando e utilizzando pezzi e schema, il ricevitore Geloso G.214 ed il trasmettitore G.222. La costruzione di un apparecchio SSB era fuori dalla mia portata. Oltre a questo, il matrimonio , figli, lavoro ect. mi hanno allontanato dal radiantismo. Nelle prime due foto allegate, io sono di spalle, il primo a destra.


Nell’ultima foto sono ripreso nella stazione RT della nave appoggio M.O.C.1203. Ricordo che per fornire la tensione anodica alle valvole, per il corretto funzionamento del trasmettitore e ricevitore, era necessario avviare un gruppo survoltore motore/dinamo che si trovava sotto il tavolo. Tutto era alimentato con una tensione a 12Volt, una grossa batteria al piombo in tampone garantirva il funzionamento anche in caso di avaria dei generatori di bordo o ad una mancanza di rete quando la nave si trovava ormeggiata (Quasi sempre).

 

 

             

 

 

 Genova Radio (Icb): la stazione di    Quarto, patrimonio da valorizzare

 

Alla scoperta di un antico mestiere ormai scomparso e di un luogo affascinante nascosto fra le case del quartiere di Quarto. Dagli anni '50, radiotelegrafisti e radioamatori al servizio di chi navigava in mare: telegrammi, messaggi in codice Morse, SOS...

9 settembre 2013

 

Genova-Radio (Icb), nel cuore del quartiere di Quarto, proprio davanti alla storica Via Romana della Castagna, è una ex stazione radiofonica fondata nel 1952 e all’epoca usata per comunicazioni in ambito marittimo. Composta da due diverse stazioni -quella ricevente nel quartiere levantino, l’altra dislocata a pochi chilometri, sul Monte Righi – i suoi trasmettitori si trovano oggi all’interno dell’antico forte denominato “Il Castellaccio” (sembrerebbe che lo stesso Guglielmo Marconi abbia definito questo luogo “una delle migliori postazioni d’Italia per le radiotrasmissioni”). Entrambe le stazioni, ricevente e trasmittente, erano impiegate per adempiere a diverse funzioni: trasmissione di messaggi in codice Morse tra nave e radio; invio di telegrammi, ad esempio ai parenti, durante la permanenza in mare lontano da casa; uso del sistema telex per la trasmissione di dati commerciali; invio di chiamate di soccorso 24 ore su 24, 365 giorni l’anno.

I due tralicci di oltre 60 metri che ancora svettano nel bel mezzo dell’antico abitato di Quarto e la passione di alcuni “agguerriti” amatori, tengono in vita la memoria di questa eccellenza genovese e di un mestiere, quello del radiotelegrafista, ormai scomparso.

Era luglio 2013, con la diretta di Era on the Road vi avevamo portato sul posto per farvi vedere queste strutture, simbolo di un’attività ormai scomparsa. Abbiamo parlato con radioamatori, tecnici o con chi semplicemente ha vissuto gli anni d’oro di Genova-Radio: ci siamo fatti raccontare la storia e spiegare il suo funzionamento, trovando grande amore, passione e nostalgia.

 

La radiotelegrafia a Genova

 

Mentre le prime operazioni erano svolte grazie allo sfruttamento di onde corte, a varie frequenze, la chiamata di soccorso sfruttava le onde medie a 500 kHz: usata per circa 90 anni nell’ambito del Servizio Radio Mobile Marittimo per la sicurezza in mare, tutte le stazioni radio che utilizzavano la radiotelegrafia in onda media avevano l’obbligo di assicurare l’ascolto continuo su questa frequenza, con un operatore preposto o tramite un ricevitore, in modo da ricevere in ogni momento SOS e messaggi di “urgenza”, per salvaguardare la sicurezza della vita umana in mare. Solo nel 1999, la 500 kHz è stata rimpiazzata da sistemi digitali satellitari. Era possibile anche sfruttare queste tecnologie per permettere a chi si trovava in mare di utilizzare un sistema radiotelefonico e fare telefonate a casa anche se, molto dispendiose in termini di consumi di corrente e di tempi di organizzazione, questo tipo di chiamate non potevano svolgersi troppo di frequente.

Gli operatori, radiotelegrafisti capaci e ben preparati, derivavano la loro conoscenza da precedenti impieghi a bordo di navi e imbarcazioni: perlopiù facevano parte di una categoria di Ufficiali della Marina Mercantile, esistente all’epoca in cui ancora le comunicazioni avvenivano per via telegrafica, ed erano chiamati “marconisti”, nome coniato in memoria dello stesso Guglielmo Marconi, padre delle radiocomunicazioni. Tutti quelli che aspiravano ad un impiego nelle radiocomunicazioni su navi mercantili o aeromobili civili dovevano conseguire un apposito brevetto, un certificato per radiotelegrafisti rilasciato dal Ministero delle Poste. Un mestiere affascinante e motivato da grande passione personale, che oggi è scomparso, dovendo soccombere ai progressi della tecnologia. Le apparecchiature utilizzate da Genova-Radio erano degne di nota e tutte di qualità: dapprima, i trasmettitori Collins BC-312 e BC-3124, poi gli italiani Allocchio-Bacchini OC-11.

Queste caratteristiche – e non solo – hanno reso importante la stazione genovese negli anni del dopoguerra, come ci racconta Lino Esposito, appassionato e collezionista di apparati radiofonici Collins (gli stessi usati inizialmente da Genova-Radio): «Il mio interesse per le vicende di questa radio è forte, mi ha sempre affascinato il suo funzionamento e il ruolo che rivestiva: quando si lavora a bordo delle navi, si è in mezzo agli oceani e l’unico contatto con la terraferma è la radio. Genova-Radio si è assunta questo importante compito e ha svolto il suo lavoro in un’epoca in cui la tecnologia non aveva ancora raggiunto gli sviluppi cui siamo abituati oggi. Chi partiva per mare, non aveva altri mezzi per comunicare con i famigliari a casa, né con i tecnici o con i soccorsi a terra. Ricordo che, dopo vari tentativi da parte mia, sono stato autorizzato ad avere accesso alla stazione ricevente di Quarto, dove ho incontrato alcuni anziani radiotelegrafisti (che spesso erano anche radioamatori e riuscivano ad coniugare lavoro e passione) e ho potuto visitare di persona la stazione ricevente, dotata di una postazione per radiotelegrafisti, ricevitori, comandi dei rotori delle antenne direttive, e una serie di strumentazioni tecniche per la comunicazione marittima. Inoltre, ricordo che avevano per antenna una filare lunga 600 metri e alta 60 metri da terra: per questo, quelli usati da Genova-Radio erano gli unici ricevitori a non risentire delle interferenze causate dalle Broadcastings sulle frequenze vicine. I ricevitori impiegati a Genova, inoltre, erano usati anche da altre stazioni radio costiere italiane con funzione analoga a quella genovese, come Roma-Radio(Iar), Trieste-Radio(Iqx), Livorno-Radio, Cagliari-Radio, ed altre».

Cosa è rimasto oggi di Genova-Radio?

 

Lino Esposito ci illustra la situazione attuale: «Difficile ripercorrerne le vicende, si dispone di poche informazioni. Si sa, però, che dapprima, non più tardi di qualche anno fa, Genova-Radio (Icb) è passata dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni alla Telecom Italia e i servizi (telegrafia e fonia in bande hf) sono stati accorpati a quelli di Roma-Radio (Iar): completamente “ristrutturata” e “remotata”, oggi la stazione genovese è quasi totalmente automatizzata e viene controllata in remoto dalla stazione di Roma-Radio. Alla fine del 1992, gli ultimi ricevitori Collins furono tolti dal servizio e sostituiti da moderni ricevitori della Rohde-Schwarz. Così Genova-Radio ha visto arrivare la sua fine e ormai da qualche anno non è più operativa, se non per pochi servizi ancora gestiti dalla capitale, in remoto».

Oggi Genova-Radio ha quindi perso la maggior parte delle funzioni di un tempo e, costretta a soccombere di fronte alle nuove tecnologie, resta perlopiù inutilizzata. Visto l’interesse riscontrato, l’ipotesi di creare un museo delle radiocomunicazioni in questi luoghi, con le apparecchiature di una volta, non sembra fuori luogo: un’opportunità di rilancio e promozione di un mestiere scomparso? Perché no…

 

 

Elettra Antognetti

Questo articolo è stato scritto grazie ai sopralluoghi di Era on the Road.


(Fonte: Era Superba http://genova.erasuperba.it/notizie-genova/radio-icb-stazione-quarto-radiotelegrafisti)

 

Per approfondimenti di tipo tecnico:

http://i0yqx.jimdo.com/

http://www.linoesposito.it/geradio_it.php

 

 

Morto in Calabria l'ultimo telegrafista di Mussolini

 

È morto a Rogliano di Cosenza, suo paese natale, l'ultimo telegrafista di Benito Mussolini, l'ultraottantenne Renzo Gabriele. Per l'intera durata della Repubblica sociale italiana (settembre 1943 - aprile 1945), operò nell'ufficio postale della segreteria particolare del duce, a Bogliaco, sul lago di Garda, al piano terra di palazzo Bettoni, sede della presidenza del Consiglio.

A 18 anni, in pieno conflitto bellico, Renzo Gabriele partì per il servizio militare di leva. Fu destinato, prima a Pistoia, con mansioni di radiotelegrafista, e poi a Brescia, dove frequentò la scuola militare. A quest'ultima il quartier generale di Mussolini chiese un telegrafista in grado di svolgere compiti di estrema delicatezza. La scelta cadde sul soldato calabrese che guadagnò la fiducia dei suoi superiori e la simpatia dello stesso Mussolini. Nel dopoguerra Gabriele era stato direttore dell'ufficio postale di Rogliano e di Cosenza. Con altri fondò, nel suo paese, la sezione dell'Msi. Fu anche sindacalista nazionale della Cisnal Poste e Telecomunicazioni.

5/9/2013

 

 

ENZO   I0VPK
ENZO I0VPK

Un ricordo di Enzo I0VPK

 

Ho conosciuto Enzo tanti anni fa alla Sezione ARI di Roma subito dopo averlo collegato in Telegrafia, quasi 40 anni fa.

Era nato a Messina il 23.6.1924 ed era in Marina dal 1942 quale RT. Al rientro dalla prigionia in Germania passò nell’Arma dei CC ove sempre come RT prestò servizio prima a Novara e poi a Roma con incarichi superiori ma sempre afferenti alla specialità.

E’ stato socio INORC per moltissimi anni ed ha fatto parte del Comitato Direttivo.

Da anni frequentava i 40 metri intrattenendosi con un gruppo di amici subito dopo pranzo.

 

Ciao Enzo

 

 

 

 

 

VITTORIO IK8PPT
VITTORIO IK8PPT

Un caro ricordo di Vittorio Liguoro IK8PPT

 

Incontrai Vittorio per la prima volta a Roma durante il meeting INORC del 2011, mi sovrastava di statura di molto e la prima impressione che ebbi fu di smarrimento, ma di breve durata. Intuii subito che era un uomo buono, dotato di grande umanità e dai modi pacati e signorili. Aveva navigato per 4 anni come Radio Officer e successivamente operò per circa 24 anni presso Napoli Radio/IQH oltre ad alcuni periodi distaccato presso Genova Radio/ICB.

Anche in questo contesto non mancò di farsi voler bene dai colleghi.

Nel 1993 passò a Telecom Italia fino al pensionamento giunto nel 1997. Il mestiere di Radiotelegrafista è stata una tradizione di famiglia durata fino all'abolizione della Telegrafia, un mestiere che non esiste più, e Vittorio è stato uno degli ultimi Radiotelegrafisti in attività. Appassionato da sempre della Radio divenne Radioamatore dal 1974 con il call IK8PPT. Negli anni della navigazione si entusiasmò della TAV ma col passare degli anni preferì rallentare.

Purtroppo non ho mai avuto il piacere di collegarlo via Radio.

Rividi Vittorio l’anno successivo, maggio 2012, sempre a Roma in occasione del meeting INORC. So che ricordava con piacere le simpatiche chiacchierate in occasione dei meeting Inorc a cui prese parte.

In seguito seppi che non stava molto bene in salute. Purtroppo il 12 luglio 2014 ha intrapreso un lungo viaggio, l’ultimo imbarco, lasciando un grande vuoto in quanti gli vollero bene.

Ciao Vittorio, di te rimarrà per sempre un caro ricordo.

 

Italo, I0YQX



Questo Monumento, largo 42 piedi e alto 30 piedi, fu dedicato a Guglielmo Marconi e venne inaugurato a Natale 1944. Fu costruito in muratura con materiali di fortuna, da un gruppo di “Prigionieri di Guerra Italiani” su progetto e direzione dei lavori del Sergente Bruno Porciani, all’interno del Campo 61 di Wynolls Hill a Coleford nel Gloucesterschire. Era costituito da un corpo centrale verticale, due ali di nove colonne decorate con stemmi in rilievo e una doppia scalinata di raccordo. Ora il monumento non c'è più.





 

                              IL RICORDO DI UN CARO AMICO

 

Il Grande “VEGLIARDO” della  Telegrafia è tornato alla casa del Padre il 24 Dicembre 2014.

Il suo ricordo rimarrà sempre vivo tra quanti lo hanno collegato o conosciuto di persona. Socio INORC da molti anni in seguito divenne Socio Onorario. Salvatore era una magnifica persona, mai una parola fuori posto, mai una critica verso qualcuno, sempre gentile con tutti, un modello da imitare. In occasione del suo centesimo compleanno ebbi il piacere di comunicargli le congratulazioni di tutti i Soci come rappresentante del Naval Club INORC. Ho ancora negli occhi la sua immagine, era contento come un adolescente, e rimasi stupito quando mi invitò a salire con lui  al piano superiore tramite una scala in legno per mostrarmi la sua stazione. Feci l’atto di aiutarlo a salire ma rifiutò con fermezza avviandosi per primo: percorse queste scale per ben tre volte nell’arco di qualche ora. Da non credere. Poi prese una copia delle sue memorie e me la diede dicendomi “tienila per mio ricordo”. Parlammo anche del nostro ambito di lavoro, lui dell’Esercito io dell’Aeronautica, e non potetti fare a meno di scherzare facendogli notare che la sua pensione durava ormai da moltissimi anni e la cosa lo divertì tanto.

Collegai Salvatore tantissimi anni fa ma negli ultimi due anni ci siamo sentiti in 40 metri quasi tutti i giorni, centinaia di collegamenti e tutti registrati sul mio log. L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato in occasione del meeting INORC tenutosi a Roma nel maggio 2014. Oltre che con il tasto si destreggiava anche con il computer, aveva una pagina Facebook, e spesso mi inviava messaggi:  “ci sei Italo? Sono stato sui 40 fino a poco tempo fa. Non ti ho sentito. Tutto bene? Ok. Ci sentiremo in altra occasione. Hai letto l'articolo del giornale in occasione del mio compleanno? Ciao. Ci sentiremo in radio. Ora vado a fare il pisolino”.

Con altro messaggio mi diceva: “Ciao Italo, è da parecchi giorni che non riesco a sentire gli amici sui 40 metri. E' la cattiva propagazione?”

 

Ciao Salvatore, certo, neanche io li ascolto, la propagazione è negativa in queste ore calde, e poi molti non si fanno sentire forse hanno di meglio da fare HIHI.

 

“OK. Allora aspettiamo che migliori la propagazione e che agli amici venga la voglia di fare radio. Un abbraccio affettuoso e buon lavoro per l'INORC. Penso che per l'INORC una persona capace come te sarà difficile trovarla. Bene! Parlando d'altro, anche se l'ho già fatto su facebook, ti faccio i miei complimenti per la tua nomina a Cavaliere della Repubblica. Per me, che ho seguito quanto hai detto sul tuo sito nei riguardi del tuo Corpo di appartenenza, è una ricompensa che meritavi.”

 

Ti ringrazio tantissimo Salvatore ma non saprei proprio dirti se me la sono meritata anche perchè non spetta a me dirlo...comunque fa sempre piacere.

 

“Ok. Allora mi racconterai tutto al nostro prossimo incontro. Un abbraccio e a presto in radio.”

 

Un abbraccio per te, guarda che nel frattempo ho collegato un OM di Rieti, vuol dire che la propagazione sta migliorando un forte abbraccio ed a presto.

 

21 novembre 2014 17.58

Ciao Salvatore, non ti sento da molto tempo. Come va?

 

“Ciao Italo,  purtroppo mi è arrivato un forte mal di schiena ed una anoressia nervosa, così faccio fatica perfino a stare seduto.”

 

Mi dispiace molto Salvatore, cerca di riguardarti, spero di sentirti in forma fra una decina di giorni dalla zona 7. Un forte abbraccio.


Dopo questo scambio di messaggi non l'ho più sentito. Poi la brutta notizia del 24 dicembre 2014.

 

RICORDO DI UN AMICO

Solo oggi, 21 Luglio 2015, apprendo la triste notizia che l’amico Romano Andreocci, operatore  di Roma PT Radio/IAR,  ci ha lasciato sommessamente.

Mi rammarica che il suo SK sia  avvenuto il 18 ottobre 2014 e ne ho notizia solo oggi.

Non avevo sue notizie da tempo e non lo avevo più incontrato ai meeting INORC. La primavera dello scorso anno  gli telefonai e mi sorprese che di me non si ricordava più, comunque mi disse che aveva problemi di salute. Poi più nulla fino ad oggi.

 

Conoscevo Romano IK0OFM da oltre 30 anni, classe 1930 di Roma, in possesso del Certificato di Radiotelegrafista  per Navi, una vita spesa in IAR ROMA RADIO dal 1955 fino al 1991. Poi  Radioamatore. Per anni ci siamo collegati in radio e spesso incontrati in Sezione ARI di Roma. Ricordo ancora  le sue argomentazioni e quelle di Enzo I0VPK, anch’egli SK,  per sollevarmi il morale quando dismisi  la mia amata Uniforme.

 

Con Romano quasi tutte le sere ero in qso prima di cena in 40 metri cw, ma dopo alcune battute mi chiedeva di passare in fonia in due metri dove si chiacchierava del più e del meno ma anche di tanti argomenti interessanti, non ultimo di Roma Radio.  Poi il suo TRX ebbe un black out e lo risentii dopo molti mesi con un  altro TRX. In seguito non ebbi più modo di vederlo o di ascoltarlo in Radio.

 

Con lui scompare un altro pezzo di Storia della Telegrafia professionale.



 

 

 

Mario IK1YIG, l'amico di tantissime chiacchierate in 40 metri, ci ha lasciato nel maggio 2015. Un altro pezzo della nostra Storia che se ne va.

La vita professionale di Mario era costellata da tantissime attività che per descriverle tutte occuperebbero molto spazio, comunque per approfondire basta leggere la sua biografia, molto ridotta sempre per motivi di spazio, su questo sito alla sezione "OM RT DI LUNGO CORSO".

Militare in Marina come RT e congedato da Secondo Capo, avendo diversi amici Brevettati, Mario si lasciò coinvolgere e prese il Brevetto di 1^ classe. Questo è meno di un millesimo della sua storia, ci sono ancora 60 anni di avventure di bordo, cantieri ecc. ecc..
Con il Gruppo Ferruzzi di Ravenna, oltre alle navi, seguiva gli Oleifici, i Silos granari, le aziende agricole, ed altro ancora, quindi ebbe una vita molto movimentata con tantissime soddisfazioni morali ed economiche.

Per rendere l’idea di quanto Mario aveva girato il mondo basti pensare che aveva più ore di volo lui che un pilota dell’Alitalia e per le tante miglia percorse gli fu concessa la Tessera Oro Alitalia. Conservava come ricordo 6 Passaporti pieni di timbri. Mario aveva molto da raccontare più come Ispettore Navale che come R.T. di bordo.

Quasi tutti i pomeriggi si affacciava in 40 metri come anche altri amici storici I0VPK, IT9PBR, I2UCE.  

Mario IK1YIG ha rappresentato  un “pezzo di Storia” ed a buon diritto fa parte di quel mondo leggendario ormai scomparso.




 

Dopo oltre un anno sono venuto a conoscenza di una triste notizia, “La Voce di Romaradio” Antonio Di Folco l'1/4/2014 ha chiuso definitivamente le trasmissioni. Era nato il 27 giugno 1930 a Torre Annunziata (Napoli) ed aveva conseguito il Certificato di Radiotelegrafista per navi nel 1948. Aveva navigato a bordo delle  seguenti navi: 1953 M/C LAVORO/IBMR - 1954 S/S Gioacchino Lauro/ICFX - 1955 T/N SYDNEY/ICRB - 1955 M/C ACHILLE LAURO/IBAF - 1957 S/S CLELIA CAMPANELLA - 1958 S/S FIDELIO/IBFN - 1958 M/C ESSO SAO PAULO/HPEC - 1959 M/C ESSO LIGURIA - 1960 M/C AGIP Portamaggiore/ IBAC. E' stato Operatore Radio di Romaradio IAR dal 14 Agosto 1960 al 2 Gennaio 1990 ed era conosciuto come "La Voce di Romaradio".

Un altro pezzo di Storia della Telegrafia Professionale che scompare.

 

A questo proposito, per onorarne la memoria, mi piace ricordare parte di uno scritto dell'amico Tony I0GOJ: 

 

"Di colpo sintonizzai un segnale fortissimo, c’era un uomo che parlava, con voce pesantemente scandita ripeteva: “Qui Roma Radio, servizio radio telefonico marittimo, emissione effettuata per la sintonia dei ricevitori di bordo” e poi continuava in inglese.   

Ero incantato da questa strana comunicazione che a volte veniva ripetuta per interminabili minuti, io l’ascoltavo e cercavo di capire che cosa fosse, a che cosa potessero servire tutte queste ripetizioni dello stesso messaggio. 

Improvvisamente la ripetizione si interruppe ed ascoltai la stessa voce: “Eugenio C, Eugenio C, qui Roma Radio ricevete?“ stavo impazzendo dalla curiosità mentre la pesantissima cuffia a 2000 ohm mi scivolava da una parte all’altra della testa, spaccandomela in due. Con una mano mi reggevo la cuffia mentre con l'altra cercavo la miglior sintonia, continuando ad ascoltare emozionato quelle prepotenti e fortissime misteriose voci.  Eugenio C, ricevete Roma Radio? La risposta di “Eugenio C” la sentivo tramite il duplex dal microfono di   Antonio di Folco, uno dei tanti superbi operatori di IAR, indiscussa compagna di tanti pomeriggi d’infanzia.

 

 Roma, Ottobre 2001, mi telefona Lino IZODDD  che esordisce dicendomi:

“Ciao Tony, vuoi visitare Roma Radio?”

Vi sembrerà sciocco forse, ma quella domanda per me è stata come un tuffo al cuore, era come ritornare indietro di 33 anni.

 

Mentre ero al telefono con Lino per fissare  l’appuntamento, i miei ricordi sono tornati indietro velocemente, in pochi istanti ho rivissuto parte della mia

giovinezza davanti alla vecchia radio grammofono ad ascoltare un mondo nuovo, a volare verso posti lontani con la mente, a partecipare alla vita della gente di mare, con le loro avventure che immaginavo fossero come quelle che leggevo nei racconti di Salgari, che riconoscevo ormai ad ogni comunicazione, come se fossero stati miei amici da sempre.  

È domenica mattina, arriviamo con IZODDD davanti al1”ingresso di Roma Radio, nella periferia nord di Roma, li si apre elettronicamente il cancello e le nostre macchine scivolano velocemente all’interno della zona presidiata, in pochi istanti mi ritrovo sotto delle enormi antenne filari, sistemate sopra dei possenti ed alti tralicci bianchi e rossi, a fianco un edificio in stile “ventennio” dentro il quale scopro il cuore della mia “vecchia amica”, compagna di tanti pomeriggi di gioventù.  

I convenevoli con il capo turno della stazione e poi la visita ai vari reparti: grandi ambienti in cui sono sistemate diverse postazioni radio, protette singolarmente da vetri anti rumore, una decina di operatori fonia svolgono il traffico con i marittimi sparsi nel mondo, mentre in un altro ambiente il reparto telegrafico, che è ormai tristemente quasi abbandonato, rimangono solo sei postazioni, di cui solo due sono presidiate da annoiati operatori che attendono l’ormai quasi nullo traffico cw.  

Un brivido d’emozione mi scorre lungo la schiena quando mi siedo davanti ad una di queste postazioni, con le mani tremanti inizio a girare la manopola della sintonia del ricevitore, dopo 33 anni si ripete il magico effetto, quello che ebbi quando per la prima volta ruotai la sintonia del mio vecchio ricevitore casalingo e iniziai a ricevere la mia amica IAR.

 

Vorrei stringere la mano a tutti, sono i miei amici di Roma Radio, forse tanti di quelli che ascoltavo non ci sono più, ma sono loro, i miei misteriosi amici di un tempo, coloro che hanno fatto crescere in me la voglia di radio comunicare, coloro che mi hanno insegnato inconsapevolmente a ricevere in Telegrafia, dopo tanti “lanci” ascoltati in cw nel corso della mia giovinezza, dopo tanti bollettini meteomar, dopo infiniti ascolti di comunicati stampa per i naviganti alle velocità commerciali.  

Era un appuntamento fisso per me, alle 14,30 di ogni giorno, con la mia vecchia radio grammofono e con le pesantissime cuffie di ferro e bachelite attaccate alle orecchie, riempivo tantissimi fogli di carta per 30 minuti al giorno, cercando di migliorare in ogni momento la mia capacità di ascolto telegrafico, fino a che, un pomeriggio, iniziai come d’incanto a ricevere senza scrivere.  

Fu un giomo di grande vittoria, scattò dentro di me un meccanismo strano: avevo imparato un’altra lingua. Il capo turno mi comunica che la stazione radio tra non molto chiuderà i suoi battenti. Ormai, mi spiega, “le comunicazioni satellitari con semplici e piccoli radiotelefoni abbattono notevolmente i costi di gestione e tutto questo non servirà più”.  

Quel giorno sarà come perdere una cara vecchia amica!  

 

Grazie Antonio Di Folco, ringrazio te per tutti, grazie ai miei invisibili amici di Roma Radio per avermi dato la possibilità di entrare nel meraviglioso mondo delle Radiocomunicazioni. 

 

Roma, 25 Agosto 2015   

 

      

  

Le “Circolari” di Genova PT Radio ICB

(Amarcord)

 

Ho avuto occasione di leggere alcune righe di un SWL genovese I1-3152/GE, Lino Esposito, a proposito di una sua visita alla stazione costiera PT di Genova Radio; nel suo articolo che descrive la stazione erano ricordate le “Circolari”. Una circolare in fonia ripeteva in italiano e in inglese la frase “Qui Genova Radio, servizio radiotelefonico marittimo, trasmissione effettuata per la sintonia dei ricevitori di bordo – This is Genova Radio, maritime radiotelephone service, transmission for receivers adjustment”.

La seconda circolare, in telegrafia, ripeteva solitamente il messaggio “VVV DE ICB ICB ICB K 8 12 16 MHz”, suscettibile di modifica o integrazione secondo le frequenze “accese” e dedicate al servizio in quel momento.

Molti di voi probabilmente,  sicuramente tutti quelli che hanno navigato, le avranno ascoltate, un segnale di presenza rassicurante che consentiva ai marconisti in mare di chiamare gli operatori della stazione costiera per ricevere o trasmettere traffico.

Non saranno molti, invece, a sapere che la circolare in fonia è stata registrata con la voce di un RT in servizio alla stazione radio, ma anche radioamatore, Aldo Antonucci - I1ATL.

Aldo è tuttora QRV anche in VHF ma  soprattutto attivo in banda 40 metri CW, spesso in QSO con un altro “vecchio” di Genova Radio e dell’INORC: I1ZB.

La vecchia circolare telegrafica era invece realizzata da un manipolatore telegrafico elettromeccanico dell’officina Palermo  che leggeva da un codice, opportunamente perforato in una “zona” di carta, il testo del messaggio che di volta in volta il capoturno inseriva.

Per la trasmissione della circolare le varie zone, in funzione del messaggio, erano preparate con la relativa macchina perforatrice  presso la stanza telex e incollate  rigorosamente con la colla liquida “d’ordinanza”(passatemi la battuta) degli uffici postali, in modo da ottenere un anello che, rispettando la perforazione di trascinamento, consentisse la ripetizione continua del messaggio.

Verso la metà degli anni ’70, grazie all’interessamento dell’allora Direttore della stazione, p.i. Cazzola Francesco, il sistema fu affiancato da un tasto elettronico automatico ETM4M dotato di memoria.

Tuttavia, l’uso del tasto non era molto gradito, stante la necessità di rimemorizzare il messaggio svariate volte al giorno, secondo la variazione delle frequenze operative.

Sorse così l’idea ad un operatore RT/RE  che aveva preso servizio alla stazione costiera da poco tempo, di realizzare un sistema elettronico automatico  dotato di memoria permanente, opportunamente configurabile  secondo le frequenze in uso.

Il progetto, che scartava l’utilizzo di microprocessori ancora poco diffusi, si basava sulla lettura, banale nella sua semplicità, di otto messaggi memorizzati “serialmente” in unMCM2716C (2048 x 8-Bit UV Erasable PROM) pilotato da un CD 4020 (14-Bit Binary Counter), a sua volta pilotato da un clock realizzato con una sezione di un MM 74C14 (Hex Schmitt Trigger) che agendo sulla velocità di lettura della PROM determinava anche la velocità di trasmissione del codice morse.

Una semplice circuiteria di commutazione  a circuiti integrati CD 4066B (Quad Bilateral Switch) comandata da quattro interruttori esterni  consentiva la scelta dei messaggi che erano di lunghezza variabile secondo le frequenze inserite.

Conseguentemente un sistema di reset automatico costituito da un CD 4017 (Decade Counter) leggeva gli spazi e rilevava la fine del messaggio (più di sette punti) assicurando la ripetizione della circolare dall’inizio. Tre led indicavano l’accensione dell’unità, il funzionamento del clock e visualizzavano il messaggio telegrafico in uscita.

Lo schema elettrico del prototipo era stato realizzato, oserei dire disordinatamente (a essere buoni), su di una “protoboard” per la sperimentazionee la verifica del funzionamento.

Lo stesso schema, opportunamente modificato, era stato adattato e utilizzato, alcuni anni dopo, per sostituire la matrice di diodi che costituiva l’identificativo telegrafico del ponte ripetitore VHF R5 della sezione ARI di Genova, ubicato a monte Fasce. La matrice originaria, come la prima versione dello stesso ponte, era stata realizzata, molti anni prima, da I1WAJ (SK).

 

Naturalmente questa seconda realizzazione prevedeva anche il riconoscimento del tono a 1750 Hz e le temporizzazioni di ripetizione del messaggio.

Tornando alla nostra circolare, grazie alla collaborazione di un altro operatore RT/RE Pasquale Michele Giovanni in servizio alla stazione trasmittente di Forte Castellaccio, fu realizzato il relativo circuito stampato per la versione definitiva del sistema. Il circuito venne argentato artigianalmente e le schede cablate vennero assemblate in un rack da 3 unità.

La realizzazione finale prevedeva due schede per ogni parte del circuito (alimentatore, scheda logica e unità di pilotaggio) costituendo una ridondanza di moduli per assicurare il servizio anche in caso di guasto di uno di essi, ma la circolare elettronica andò in pensione senza guastarsi, almeno per quanto mi ricordi.

Di seguito possiamo vedere la foto di uno dei due moduli logici con, sul pannellino frontale, i tre led di segnalazione e i quattro interruttori di commutazione (la qualità delle foto purtroppo non è buona).

 I circuiti integrati sono tutti dotati di zoccolo per facilitare le riparazioni nel timore che le scariche atmosferiche potessero danneggiarli. In realtà, poiché la circolare si trovava presso la stazione ricevente nel quartiere genovese di Quarto, a livello del mare, non ha mai avuto problemi come la quasi totalità degli altri apparati.

 

Nella foto che segue, abbiamo un’altra vista del modulo logico, battezzato “Code Generator”, con la PROM in alto al centro, alla sua sinistra il trimmer multigiri di regolazione della velocità di trasmissione, la circuiteria di comando e commutazione ed il connettore a pettine per l’inserzione nel cablaggio posteriore del rack.

A destra, in alto, sotto i fili che collegano i led, si scorgono le iniziali del disegnatore e realizzatore del circuito stampato (PMG), in basso, sotto ai fili di collegamento ai quattro interruttori,  s’intravede la firma dell’autore e l’anno (MMN 78).

 

Ebbene sì, l’ho progettata io e realizzata unitamente al collega citato! Una piccola realizzazione radioamatoriale per una grande Stazione costiera, che forse avrebbe meritato maggiore fortuna.

 

         Mario I1MMN

 

 

 

 

 

Giancarlo IZ8ALA mi ha inviato copia di una licenza di RT molto datata ma interessante                                                                                

Roma, 30 Gennaio 2016

La cara Socia Ada Garibaldi Ricchetti I1MQ, socio INORC 419, ci ha lasciato per intraprendere un viaggio senza ritorno.

Un pezzo di Storia della Radiotelegrafia che se ne va

 

13 Settembre 2016

 

 

 

L'amico Adolfo Brochetelli IK1DQW il 15 Ottobre 2016 ha intrapreso un lungo viaggio.

Un altro pezzo di Storia della Telegrafia navale che se ne va.

Ebbi modo di incontrarlo e conoscerlo di persona nei meeting INORC ed in seguito ci scambiammo molti messaggi via posta elettronica. Rimasi perplesso dopo la nostra prima mail, mi dava del Lei, e quando gliene chiesi il motivo si scusò dicendomi che era abituato con il Lei a seguito della sua rigida formazione educativa e la lunga permanenza sulle navi dove era in uso il Lei. Persona molto educata e rispettosa, dotato di molto garbo e sobrietà, competente nel suo campo con una grande esperienza sul mare.

 

Ciao Adolfo, che tu possa trovare quella pace che non  sempre, gli imprevisti della vita, ti hanno permesso di godere. I tuoi racconti del mare, che ho raccolto con la massima cura, saranno di esempio per le nuove generazioni.