AUTOPLEX 3
AUTOPLEX 3

Nel campo radioamatoriale comunicare in

telegrafia “CW(dall’inglese Continuous

Wave  = onde persistenti, radiotelegrafia), è affascinante, appassionante, il segnale in cw  penetra o, per meglio dire, fora le interferenze meglio di qualunque altro tipo di emissione,  permettendo anche collegamenti con bassissima potenza.

E’ come una musica, perchè ogni segnale Morse, come ogni nota musicale, ha un proprio suono e una propria  armonia.


  Leggendo le lettere dell’alfabeto, i numeri o i segni di interpunzione, si possono riprodurre  localmente le sillabe TI per i punti e TA per le linee es. lettera A= TI-TA, N= TA-TI, R= TI-TA-TI  e così via, difatti la telegrafia va imparata in senso musicale, perché imparandola a memoria  con il sistema dei punti e delle linee toccherebbe, in fase di ascolto, un doppio passaggio  molto faticoso, cioè dal segnale musicale all’immagine visiva di linee e punti per poi contare mentalmente punti e linee fino ad arrivare a identificare la lettera ricevuta, tutto questo  creerebbe una bella confusione all’allievo, invece il sistema

SEGNALE MUSICALE = LETTERA

(o numero..) è sicuramente più efficace.

 

Ne sanno qualcosa quelli che hanno imparato (si fa per dire) con questo sistema, forse frutto di un metodo di insegnamento errato.

 

Perché usare la Telegrafia oggi?

I motivi sono diversi.

In primo luogo perchè con pochi watts si

raggiungono distanze considerevoli e questo aiuta tantissimo chi non ha la possibilità di installare grossi sistemi di antenna e poi non occorre conoscere le lingue.

Ma una volta in possesso di questa Arte si continua in un costante miglioramento.

 

Non è importante dove si può arrivare ma è il percorso quello che conta.

 

E’un sistema sicuro, richiede pochi mezzi neppure sofisticati, assicura una resa eccezionale rispetto ad altri sistemi forse più rapidi nello scambio di informazioni ma, in determinate condizioni, meno affidabili.

Raramente infatti si può trovare in commercio un decodificatore tanto perfezionato  e sensibile quale il cervello umano, ed un trasduttore quale l’orecchio.

Questi, per contro, vanno soggetti alla

stanchezza, ma non alle facili avarie di certe sofisticatissime macchine.

I segnali Morse penetrano a distanza pur fra interferenze e statiche che, al contrario, per le trasmissioni in fonia costituiscono ostacoli impenetrabili.

E’ la ragione per cui in questa attività operativa gli apparati a bassa potenza

(QRP) entusiasmano e prevalgono di gran lunga sulle apparecchiature radiotelefoniche.

Ciò consente consumi ridotti di energia,

maggiore semplicità nelle attrezzature che, in caso di emergenza, possono essere autocostruite con  componenti facilmente reperibili. Inoltre un utilizzo ristretto della banda ed un migliore rendimento nel rapporto segnale/disturbo.

Insomma, sulla bilancia dei pro e dei contro, la Telegrafia “tiene” bene, nonostante tutto.


Quando ancora esisteva l’esame ministeriale di telegrafia questo era considerato un ostacolo da sormontare(a volte poco seriamente...) anzinchè un punto d’orgoglio.

 

Non è certo un mistero di come era possibile barare spudoratamente a certe sessioni di esame, scopiazzando e persino giovandosi di illecite agevolazioni.

Questa razza di "radioamatori”

costituiva certamente un peso, una tara che non giovava agli altri radioamatori, quelli che per passione si cimentavano con la telegrafia trovandone diletto e facendone il principale, se non l’unico, mezzo delle loro comunicazioni a distanza.

 

Ogni anno si svolgono gare dedicate alla telegrafia, veri e propri campionati mondiali di velocità in cui si cimentano i migliori operatori mondiali.

 

Per avere una idea di cosa vuol dire “andar forte”basti pensare che il record assoluto è ancora detenuto da Ted McElroy che il 2 luglio del 1939, al torneo svoltosi ad Ashevill nel North Carolina (USA), arrivò a ricevere ben 72,5 parole al minuto. Se pensiamo che  ogni parola è formata da 5 caratteri arriviamo alla bella velocità di 376 caratteri al minuto, pari a 17 segnali al secondo. E’ qualcosa di impressionante.   

 

La velocità media dei QSO tra OM varia dai 50 ai 70 caratteri al minuto, ma ci sono OM che usualmente trafficano a velocità superiori ai 150 caratteri; alcuni si fanno un punto d’onore di progredire sempre e parecchi sono sopra il tetto dei 200 e oltre.


In molti paesi esistono Musei dedicati ai tasti telegrafici ed i collezionisti dei vecchi “Straight Key” aumentano continuamente.

Parlare con costoro di vecchie glorie quali “Griffin”,“London n°423” , Mk3 1914” dei vecchi“pump-handle”, dei primi “Vibroplex” può riservare parecchie sorprese ed è certamente un fatto culturale da non sottovalutare.

 



Nel lontano 1890 Horace Martin fece parecchie ricerche al fine di evitare di farsi venire il tipico male dei telegrafisti dell’epoca, chiamato fantasiosamente “glass arm”, ovvero, braccio di vetro.

 

Pigiare ore ed ore su tasti verticali dal

peso non indifferente richiedeva maestria e forza e alla lunga si presentavano gli effetti negativi.


Horace Martin sviluppò il primo tasto con i contatti in posizione orizzontale inventando così il primo tasto semi automatico. A causa del marchio della già allora famosa casa costruttrice di tasti “Vibroplex”, rappresentante un insetto (bug in inglese) il tasto fu chiamato proprio BUG. Ancora oggi il design base su cui lavorò Martin è quello usato dai più famosi e rinomati bug del mondo.

 

Prima che i tasti automatici completamente elettronici diventassero padroni della“piazza”, furono inventate e prodotte infinite versioni di tasti

semiautomatici meccanici.


Oltre al notissimo tasto che produce

meccanicamente in automatismo i punti,

lasciando le linee all’operatore, videro la luce tasti che facevano anche le linee nella stessa maniera, poi altri che affidavano ad un motorino il compito di produrre punti elinee a volontà, denominati  anche “equable Key”, con tanto di frizione e ruotismi vari. Essi però richiedevano una abilità eccezionale all’operatore per sincronizzare la sua battuta con la cadenza propria di generazione dei caratteri del tasto  stesso, per cui vennero presto abbandonati.

Nel dopo guerra vennero i primi bug elettronici a valvole, poi, è storia moderna, con i suoi semiconduttori, i transistors, i circuiti integrati cmos, fino ai circuiti integrati appositamente realizzati (Curtis 8044). Il vecchio tasto si è evoluto in quella moderna chiave che serve solamente a chiudere due contatti, il resto è affidato all’elettronica, memorie comprese.

Complessi tasti con correzione di errore,

compensazione di eventuali rimbalzi

indesiderati, atti a lavorare a velocità

altissime con una perfezione quasi

assoluta, da fare invidia alle tastiere dei sistemi computerizzati. Queste ultime, pur presentando una notevole facilità d’uso, sono scarsamente considerate dai telegrafisti, vengono tuttavia usate con buon profitto dai nuovi OM che preferiscono avvalersi dei più moderni ritrovati della tecnica invece che

imparare a servirsi del tradizionale bug di buona memoria.

Una scelta che svilisce la figura del telegrafista e prescinde dall’abilità personale.

 

 

 

 


Giorni fa mi è capitato di leggere qualcosa sulla telegrafia che "fu" a firma di un RT di Mestiere:     Alfredo DE CRISTOFARO IK6IJF. 


Come sempre sono scritti nostalgici e a volte struggenti che riporto integralmente:

 

Ormai da qualche anno le navi mercantili di tutto il mondo hanno cessato il  servizio in radiotelegrafia Morse, solo qualche rara Carretta non SOLAS (non  omologata secondo le norme internazionali per la salvaguardia della vita

umana in mare stabilite dall'IMO - Organismo dell'ONU) continua a svolgere  traffico in CW; quasi tutte queste navi sono di nazionalità russa e asiatica…ma  sono così poche che a contarle non si prenderebbe mai sonno.

In concomitanza dell'entrata in vigore del sistema GMDSS (Global Maritime Distress Safety System – Sistema Mondiale di Sicurezza per il Soccorso in mare) quasi tutte le stazioni costiere del Globo hanno cessato il loro servizio ed hanno chiuso per sempre i loro battenti, quelle che sono rimaste svolgono esclusivamente traffico radiotelefonico in misura molto ridotta visto l'ormai dominante uso del satellite, su cui si basa il nuovo sistema e del telefono cellulare quando si è in navigazione sotto costa.

Il nuovo sistema di comunicazioni marittime è molto interessante ed ha notevoli vantaggi soprattutto per la grande capacità di dati che possono essere trasmessi e ricevuti in brevissimo tempo; esso inoltre consente di raggiungere, senza intermediari, la destinazione finale alla quale l'utente di bordo vuole

collegarsi. A bordo, oggi, esiste persino la possibilità di effettuare scambio di messaggi via posta elettronica anche se, le Compagnie di Navigazione pare che ne abbiano limitato l' uso solo alla gestione nave per evitare che i costi di

collegamento al satellite salgano oltre le soglie stabilite…in pratica non si riesce a tassare a carico dei membri dell'equipaggio i costi di invio di una pecca…ma non tutto può essere perfetto.

Come ex Ufficiale Radiotelegrafista ci sono dei dubbi che mi assillano quando  passo il tempo libero nella mia stazione di radioamatore. Sintonizzando il mio ricevitore in onde medie, nella banda compresa tra 415 e 525 kHz, mi capita, ancora, di ascoltare la diffusione in telegrafia di bollettini meteorologici e degli avvisi ai naviganti, praticamente sembra che non sia cambiato nulla… abito vicino ad Ancona e la stazione di IPA continua a martellare in CW come se la telegrafia fosse ancora un mezzo di trasmissione consentito…MISTERO…ma perché

consumare ancora energia elettrica se ormai non c'è nessuno a ricevere questi lunghissimi messaggi a bordo delle navi?  Qualcuno dirà che ci sono le navi non SOLAS che usano il  CW…si… ma è una assurdità che i messaggi irradiati da IPA come da tutte le altre stazioni costiere italiane sono nella nostra lingua, sicuramente sconosciuta ai cinesi, coreani e russi, gli unici che usano ancora la telegrafia Morse. E se ormai è attivo il sistema NAVTEX …chi potrà mai ricevere a bordo i suddetti messaggi radiotelegrafici mancando il marconista e con le nuove apparecchiature MF ed HF che hanno solo la USB come modalità prevista?

Io sono un nostalgico ed amavo il mio lavoro ma credo che sia arrivato il momento di farla finita di prendere in giro una categoria di lavoratori – i

Marconisti – che i nostri Capi si sono voluti togliere dai piedi come persone indesiderate…ma il dubbio da svelare è se gli attuali gestori della rete delle stazioni costiere italiane siano al corrente circa l'abolizione della telegrafia…è  una modalità di emissione  che non esiste più in ambito marittimo…

Chi potrà rispondere a questo dilemma? Io per non dimenticare ogni tanto prendo la mia macchina da scrivere e ricevo gli avvisi ai naviganti ed il Meteomar tanto per non perdere l'esercizio ma… non ho più un Comandante a

cui presentare i messaggi ricevuti…ho però una idea, un giorno raccoglierò i messaggi ricevuti e li invierò, come rapporto di ricezione, alla TELECOM Servizi Radiomarittimi magari mi manderanno una bella QSL di conferma HI!

E nel caso che in tutta questa situazione ci sia, non si sa mai, "una gatta a covare" faccio a tutti i miei migliori saluti.

 

Noi eravamo questi…per favore non ci offendete più..

 

Caro amico, che dirti, hai ragione!  Al di là del progresso tecnologico, di sbagliato

c'è stato il modo con cui  si sono  voluti liberare  di una categoria benemerita.

Una cosa è sicura: 


NOI RADIOAMATORI NON VI     DIMENTICHEREMO MAI !

 

 

Ma è inevitabile, il progresso non lo possiamo fermare. A volte penso con rammarico a quante cose abbiamo perso con l'avanzare del cosidetto "Progresso Tecnologico. Basti pensare ai suoni, tipi di rumori ambientali o risultato di attività umane specifiche che con il passare del tempo si sono perduti irrimediabilmente. Chi tra quelli che nascono adesso saprà riconoscere il suono della Telescrivente, della macchina da scrivere, del Tasto Telegrafico. Chi tra loro potrà immaginare l'atmosfera rumorosa e farraginosa piena del ticchettio di queste macchine. Nessuno potrà più immaginarsela. E chi potrà ricordare e quanti sono coloro che già adesso ricordano il rumore  della perforatrice che trasferiva il programma su schede e poi il rumore della macchina capace di leggerlo in uno degli elaboratori elettronici degli anni 50 e 60 la cui memoria risiedeva su schede perforate. Anche questo è un suono perduto. Ma per fortuna noi possiamo ancora godere di una musica unica che spero non andrà mai perduta.

 

 

Comunicazioni Radio Marittime del Secondo Millennio.

Consiglio vivamente di leggere il libro "L'ISOLA NAVE E LA MEMORIA DEGLI ULTIMI MARCONISTI" dove l'Autore, un Marconista, ripercorre tutte le tappe del Mestiere di RT fino al suo pensionamento.

Al termine della lettura è difficile non essere pervasi da una tristezza infinita e tanta commozione.

 

Con l'occasione segnalo un altro pezzo di Storia, i racconti vissuti di un RT di Mestiere

 

"IL CARRETTIERE DEL MARE" scritto da Lino Pappalardo IZ0DDD.

 

 


A proposito di sentimenti e quant'altro ricordo che l''anno scorso  mi trovavo in zona 7 (città di Taranto)per  trascorrere il periodo natalizio. Stranamente, nato in questa città di mare, la mia vita professionale si è svolta in Aeronautica . Malgrado ciò quando sono in questa città molto spesso passo davanti ad un Sito della Marina Militare molto fascinoso. In questo Sito si avvicendarono diverse generazioni che 

frequentarono i Corsi RT. Spesso collego amici OM che mi dicono di aver fatto il Corso RT a Taranto presso le Scuole CEMM. Infatti proprio ieri ho collegato I0PAB Giovanni di Latina con il suo verticale anche lui ex allievo RT alle scuole CEMM. E poi Stefano  I7MZN (SK) che alle CEMM fece l'Istruttore RT per tanti anni  e che ho collegato e conosciuto personalmente. Oggi, e da diverso tempo, il sito ha cambiato denominazione e compiti, i Corsi RT non ci sono più. Io però continuo a passare da queste

parti e ogni volta mi fermo, guardo, osservo, ma non sento niente, silenzio assoluto, neanche una nota, nessun CQ.  Forse passandoci più spesso, chissà.  Ma che tristezza! 

 
Una mattina ho portato con me la macchinetta fotografica e ho scattato alcune foto dell’ingresso della
Scuola e del Faro di Capo San Vito situato nei paraggi. Chissà quanti ex RT riconosceranno questi luoghi con nostalgia. Sarebbe bello avere un cenno di riscontro da chi non ha dimenticato.

 


 

 

Ex SCUOLE C.E.M.M. di Taranto (qui si tenevano i Corsi RT)

IL FARO DI CAPO SAN VITO (Taranto)

QUESTA CASA ABITO'
DAL XX FEBBRAIO MDCCCXXX
AL V GENNAIO MDCCCXXXI
SAMUELE FINLEY BREESE MORSE
INVENTORE DEL TELEGRAFO ELETTROMAGNETICO SCRIVENTE NATO A CHARLESTOWN IL XXVII APRILE MDCCXCI MORTO A NEW YORK IL II APRILE MDCCCLXXII

 

THIS HOUSE DRESS '
 DAL XX February MDCCCXXX
 THE V January MDCCCXXXI
 SAMUEL FINLEY BREESE MORSE
 Inventor of the electromagnetic telegraph Writer
 NATO in Charlestown THE XXVII April MDCCXCI
 NEW YORK THE DEAD II April MDCCCLXXII

IN ONORE A MORSE
IN ONORE A MORSE
SAMUEL BREESE MORSE
SAMUEL BREESE MORSE


 

Biografia di S.Morse


Samuel Finley Breese Morse, l'inventore della telegrafia, nacque il 27 aprile 1791 a Charlestown Massachusetts e morì di polmonite a quasi ottant'anni il 2 aprile 1872 a Poughkeepsie (New York). Uomo dal multiforme ingegno, tanto da essere anche pittore, è stato però paradossalmente anche uno studente pigro e privo di volontà, i cui interessi convergevano solo nell'elettricità e nella pittura di ritratti in miniatura. 

Malgrado la svogliatezza di fondo, Morse si laureò comunque presso il collegio di Yale nel 1810, mentre l'anno dopo si recò a Londra dove intraprese sempre più seriamente lo studio della pittura. Tornato negli Stati Uniti nel 1815, una decina di anni dopo fondò con altri artisti la "Società di belle arti" e successivamente la "National Accademy of Design". Attirato dall'arte italiana e dall'immenso patrimonio artistico celato sul suolo italico, tornò nel Bel Paese nel 1829 dove visitò molte città. Con l'occasione, volle visitare anche la Francia, dove rimase affascinato dalle molte bellezze di quella nazione. 

Ad ogni modo, il soggiorno italiano risvegliò la sua vena creativa, tanto che arrivò a dipingere una gran quantità di tele. Ma anche la sua curiosità scientifica era tutt'altro che assopita. E' proprio mentre rientrava negli Stati Uniti nel 1832 a bordo della nave bastimento Sully che, durante la traversata, si interrogò su di un metodo efficace per comunicare anche in condizioni difficili.

Una soluzione la intravide nell'elettromagnetismo e ne fu tanto persuaso che alcune settimane dopo si mise a costruire il primo apparato telegrafico, composto inizialmente dalla sola cornice di un quadro recuperata dal suo studio di pittura, alcune ruote in legno ricavate da un vecchio orologio e un'elettrocalamita (dono di un suo vecchio professore).

 

Ma è solamente nel 1835 che questo rudimentale telegrafo, dopo innumerevoli tentativi, fu ultimato e sperimentato.

 

Nello stesso anno Morse entrò a far parte del corpo insegnante dell'Università di New York come professore di storia dell'arte, andando ad abitare in una casa a Washington Square. Qui installò un laboratorio e progettò un trasmettitore automatico con il quale sperimentò il prototipo del codice che poi prese il suo nome. Due anni dopo Morse trovò due soci che lo aiutarono a perfezionare il telegrafo di sua invenzione: Leonard Gale, un professore di scienze dell'Università di New York, e Alfred Vail. Con l'aiuto dei suoi nuovi soci, Morse nel 1837 richiese un brevetto per il nuovo apparecchio, a cui si aggiunse successivamente l'invenzione di un codice punto-linea che sostituiva le lettere e che rendeva più fulminea la comunicazione. Tranne alcune successive modifiche di dettaglio, era infatti nato il codice Morse.

 

Il 24 Maggio 1844 fu inaugurata la prima linea telegrafica che collegava Washington con Baltimora. In quell'anno il caso volle che proprio a Baltimora si tenesse la Convenzione del Partito Whig e fu proprio in quelle circostanze che la sua invenzione ebbe una risonanza straordinaria, tale da renderlo finalmente famoso, grazie al fatto che telegrafando a Washington, i risultati della Convenzione arrivarono due ore prima del treno che ne portava le notizie.

 

In breve, l'uso della telegrafia, in parallelo con la quasi coetanea invenzione della radio da parte di Marconi,  si diffuse in tutto il mondo con un successo incontrastato, grazie al fatto che con essa era possibile comunicare a grandi distanze con mezzi tutto sommato semplici. In Italia la prima linea telegrafica fu realizzata nel 1847 e collegava Livorno con Pisa. L'invenzione dell'alfabeto Morse, poi, ha rappresentato una svolta nella storia dell'umanità, nella sicurezza, nelle comunicazioni in tempo reale. La storia della marineria, civile e militare, è piena di esempi di grandi salvataggi realizzati grazie al Telegrafo senza fili.

 

 

  

 

GUGLIELMO MARCONI
GUGLIELMO MARCONI
FAMIGLIA MARCONI
FAMIGLIA MARCONI

 

 

Alcuni dati sullo  YACHT "ELETTRA"


Piroscafo ad 1 elica e 2 alberi
Cantiere di costruzione: Ramage & Ferguson Ldt - Leith (Inghilterra)
Anno di costruzione: 1904
Lunghezza fuori tutto: 67,40 metri
Lunghezza del ponte: 198' piedi (60,35m) Lunghezza tra le perpendicolari: 56,36m 

Larghezza al gallegiamento: 184' (56,08m)
Larghezza massima fuori ossatura: 8,38m (27'76'')
Altezza al ponte di coperta: 5,18m (17')
Immersione a pieno carico: 5,00 m
Macchina: Ramage & Ferguson Ltd - Leith - a vapore a triplice espansione a 3 
cilindri.
126,95 Cavalli nominali e 1000 Cavalli indicati
Capace di esprimere una velocita' di 12 nodi.
2 caldaie monofronti Ramage & Fergusson Ldt
Tonellaggio di stazza netta: 232,18 t
Tonellaggio di stazza lorda: 632,81 t
dimensioni di stazza 63,40 x 8,31 x 4,96 metri 
Nominativo: I B D K - Itl.
Iscritto al compartimento marittimo di Genova il 27-10-1921 N. Matricola: 956
(E quindi al R.Y.C.I. Real Yacht Club Italiano)
Classificazione: 100 A. 1.1. Navigazione: Lungo corso
Ultimo armatore: Ministero delle comunicazioni - Direzione poste e telegrafi - 
Roma.
La sera del 21 gennaio 1944 la nave - requisita dai tedeschi- giunse nella valle 
di Diklo, vicino a Zara, ormeggiando e forse restando incagliata: fatto sta che la mattina successiva i ricognitori aerei l'individuarono e quindi giunsero i cacciabonbardieri allaeati che centrarono la nave con le bombe e la 
mitragliarono.

Rimase per anni a marcire perché preda della Jugoslavia, essendo stata affondata in Dalmazia e oggi, con una discutibile decisione, la nave e' stata fatta a pezzi destinandoli a varie istituzioni come monumento commemorativo.

Un mistero rimane ancora fitto dopo circa 60 anni: perche' sia i tedeschi, che i loro nemici angloamericani fecero di tutto per far sparire l'Elettra? I primi la requisirono senza motivazioni valide in quanto non si trattava certamente di una nave utilizzabile per scopi bellici, facendola volutamente incagliare, i secondi si accanirono sullo scafo con siluri, bombe e mitraglia. Ad essi si aggiunse poi
anche la Jugoslavia che anziche' restituirla all'italia la fece marcire.
E' sembrata come una congiura per far sparire le prove degli esperimenti avanzati che da bordo della nave stava conducendo l'inventore della radio.




NAVE-LABORATORIO ELETTRA E STAZIONE DI POLDHU

IL PADIGLIONE ANTENNA DI 400 FILI ALLA STAZIONE RADIOTELEGRAFICA DI POLDHU (CORNOVAGLIA) NEGLI ANNI VENTI

Nel 1933 LA STAZIONE R.T. DI POLDHU VENNE SMANTELLATA. A SUO RICORDO SI ERESSE UNA STELE IN GRANITO

                   

 

 

                     BIOGRAFIA  DI MARCONI

 

Premio Nobel per la fisica nel 1909, Guglielmo Marconi nasce il 25 aprile 1874. Trascorre l'infanzia a Pontecchio, Villa Griffone, cittadina vicino a Bologna, dove sviluppa le prime curiosità scientifiche e matura la sua grande scoperta, l'invenzione della radio. E' proprio qui infatti che lo scienziato lancia da una finestra, tramite l'invenzione di un'antenna trasmittente, il primo segnale di telegrafia senza fili, nell'anno 1895, attraverso quella che diverrà poi "la collina della radio".

Marconi dedicherà tutta la sua vita allo sviluppo e perfezionamento delle radiocomunicazioni. Studia privatamente; ha
vent'anni quando muore il fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz: dalla lettura delle sue esperienze Marconi prenderà ispirazione per quei lavori sulle onde elettromagnetiche che l'occuperanno per tutta la vita.

Forte delle sue scoperte e galvanizzato dalla prospettive (anche commerciali) che potevano aprirsi, nel 1897 fonda in Inghilterra la "Marconi's wireless Telegraph Companie", non prima di aver depositato, a soli ventidue anni, il suo primo brevetto. I benefici della sua invenzione si fanno subito apprezzare da tutti; vi è un caso in particolare che lo dimostra in modo clamoroso: il primo salvataggio, a mezzo appello radio, che avvenne in quegli anni di una nave perduta sulla Manica.

Nel 1901 vengono trasmessi i primi segnali telegrafici senza fili tra Poldhu (Cornovaglia) e l'isola di Terranova (America settentrionale). La stazione trasmittente della potenza di 25 kW posta a Poldhu Cove in Cornovaglia, come antenna dispone di un insieme di fili sospesi a ventaglio fra due alberi a 45 metri d'altezza, mentre la stazione ricevente, posta a St. Johns di Terranova, è composta solo da un aquilone che porta un'antenna di 120 metri.

Il 12 dicembre 1901 per mezzo di una cuffia e di un coherer vengono ricevuti i primi SOS attraverso l'Atlantico. Così Marconi, non ancora trentenne, è carico di gloria e il suo nome già famoso. Queste sono state le prime trasmissioni transatlantiche.

Nel 1902, onorato e celebrato in ogni dove, Marconi compie alcune esperienze sulla Regia nave Carlo Alberto, provando inoltre la possibilità dei radiocollegamenti tra le navi e con la terra.
Pochi anni dopo, i 706 superstiti del noto disastro del Titanic devono la salvezza alla radio e anche per questo l'Inghilterra insignisce Marconi del titolo di Sir, mentre l'Italia lo fa Senatore (1914) e Marchese (1929).

Nel 1914, sempre più ossessionato dal desiderio di allargare le potenzialità degli strumenti partoriti dal suo genio, perfeziona i primi apparecchi radiotelefonici. Inizia poi lo studio dei sistemi a fascio a onde corte, che gli permettono ulteriori passi in avanti oltre alla possibilità di proseguire quegli esperimenti che non si stancava mai di compiere. In questo periodo si interessa anche al problema dei radio-echi.

Nel 1930 viene nominato presidente della Real Accademia d'Italia. Nello stesso anno inizia a studiare le microonde, preludio all'invenzione del radar.

Guglielmo Marconi muore a Roma all'età di 63 anni, il 20 luglio 1937, dopo essere stato nominato dottore honoris causa dalle università di Bologna, di Oxford, di Cambridge, e di altre università italiane, senza dimenticare che all'Università di Roma è stato professore di radiocomunicazioni.

 

 

 

  

 

                                                                   ----000----

DESTINAZIONE PIOVAROLO
DESTINAZIONE PIOVAROLO
Nella foto è ritratto l'Ufficiale radiotelegrafista della Motonave tedesca OTTO HANN
Nella foto è ritratto l'Ufficiale radiotelegrafista della Motonave tedesca OTTO HANN

 

                                                                   ---000---