RICEZIONE SOUNDER

Il Sounder è un dispositivo che produce un suono udibile quando collegato ad un telegrafo elettrico. 

 

E' simile nella forma a un relè.  Quando una corrente fluisce attraverso la bobina di induzione, il campo magnetico risultante attrae un’armatura contro un braccio metallico. Quando è spento, l’armatura, in posizione di riposo, produce  un 'click' e, al ritorno della corrente, l'armatura si alza di nuovo  producendo un 'clack'. Così, mentre il tasto telegrafico fa e interrompe il contatto, il sounder determina il su e giù per lo stato del tasto.

 E 'importante che il sounder emetta un suono sia quando il circuito è interrotto che quando viene ripristinato. Questo facilita il processo di identificazione del suono  lungo e breve del tasto per inviare i caratteri in codice morse.

 La condizione di default del circuito telegrafico è con l'elettricità che scorre. Questo permette all'operatore di individuare facilmente un guasto del cavo. I Sounders sono stati utilizzati dagli operatori telegrafisti  per copiare il codice prima dell'invenzione dell’ oscillatore elettronico. 

 

Morse inizialmente  ideò il "tasto elettrico" e tale sistema risultò molto comodo riscuotendo subito molto successo. In seguito non ci  fu  altro sistema che lo potesse sostituire. Risultò talmente utile che rimase lo standard internazionale per le comunicazioni marittime fino al 1999. Venne utilizzato in modo massiccio soprattutto da Forze Armate, Ministeri, Polizia di Stato, navi mercantili per il traffico commerciale e di passeggeri, agenzie di stampa, stazioni meteorologiche,guardie costiere, ambasciate, uffici postali, ferrovie e quant’altro.

La Telegrafia nacque prima della Radiotelegrafia di Morse (1840). Prima dell’avvento della radio le comunicazioni avvenivano senza nessun emissione di suono ma tramite una macchinetta che incideva i caratteri, cioè punti e linee,  su una sottile striscia di carta  chiamata zona e trasmessi dall’operatore dall’altra parte del filo. Era percepibile solo il rumore dell’ancoretta azionata da un relè che batteva sugli organi del movimento producendo sulla carta punti e linee. Questi poi venivano tradotti e trascritti manualmente. A lungo andare gli operatori impararono a tradurre direttamente i segnali dal rumore prodotto dal relè ad orecchio risparmiando tempo. Questo modo di ricevere fu chiamato “Ricezione Sounder” e allo scopo di amplificare i segnali furono costruiti appositi dispositivi per una migliore ricezione. Il Sounder era ed è un dispositivo a vibrazione, che consentiva di ascoltare il segnale in arrivo.

Oggi la Radiotelegrafia viene ricevuta per battimento ricevendo un tono audio pulito e perfettamente ascoltabile invece dei clicks all’epoca dei sounder.

Forse molti non sanno che il Morse internazionale era un “morse a toni”  a differenza del  Morse americano che era un “morse a sounder”.

Il Sounder fu inventato da Alfred Vail dopo il 1850 per aiutare la ricezione rapida del codice Morse a orecchio, che sostituiva il lento e farraginoso Morse a zona che  venne utilizzato per molti anni in quanto non richiedeva la presenza di un operatore altamente qualificato.

Il Sounder era semplicemente un elettromagnete che attraeva e rilasciava  una armatura mobile che produceva un click udibile quando colpiva il suo lato superiore e inferiore. La semplicità era un po' fuorviante in quanto il dispositivo era predisposto per fare il suo lavoro nel modo più impeccabile possibile. Praticamente tutti i Sounder erano di una forma molto simile e classica.  La regolazione corretta dipendeva dalla forza della corrente in una certa misura. Tale regolazione  non era difficile e, una volta fatta, era  relativamente stabile. Ciascuna delle viti di regolazione aveva un dado di bloccaggio che manteneva la regolazione. In un ambiente tranquillo, il sounder emetteva un suono soddisfacente. Era normale montarlo in un contenitore aperto di legno su un braccio snodato, in modo che poteva essere portato più vicino all'orecchio dell'operatore e che toccava il basamento in metallo per dare un suono  inconfondibile, così come per l'amplificazione aggiunta. Questo era particolarmente utile se anche gli altri avvisatori acustici nelle vicinanze erano attivati. Il suo relè era collegato al circuito per mezzo di un centralino con tappi in ottone. Normalmente  il circuito era chiuso e il sounder era sulla battuta inferiore. Quando qualcuno voleva trasmettere apriva  lo switch dei contatti  interrompendo il circuito e induceva il sounder a fare clic appena il martello colpiva   la parte superiore. Questo, naturalmente, attirava l'attenzione. Quando la trasmissione terminava, l'interruttore a chiave veniva nuovamente chiuso e il sounder emetteva nuovamente il suo clic. Il circuito era normalmente chiuso  e lo si capiva guardando il relè.

Il telegrafo manuale americano era un apparato semplice e robusto ben adattato al suo scopo ed utilizzato da operatori specializzati. Un tipico operatore esperto poteva trasmettere e ricevere da 25 a 30 parole al minuto. Il telegrafo era utilizzato da operatori capaci e spesso era una opportunità di lavoro per le donne al di fuori dei lavori umili.

 

Il sounder francese     

In francia il sounder era poco usato, in Italia ancora meno, ed  era un po’ diverso da quello americano, inglese e lo stesso italiano.

 

 

 

Quando la leva di un apparato Morse batteva contro gli arresti che limitavano il suo movimento, produceva  un suono diverso in funzione del contatto più o meno lungo  e permetteva di distinguere un punto da una linea. Così si potevano riconoscere le diverse lettere dell’alfabeto e abituarsi a ricevere i dispacci senza  decifrarli sulla striscia di carta, detta anche zona, purché però la leva producesse un rumore sufficientemente distinto.

In Francia, e in molti altri luoghi, si ricevevano in questo  modo soltanto le chiamate e qualche segno regolamentare, oltre alla lettura dei dispacci sulla striscia di carta per poter esercitare un controllo efficace sulle trasmissioni.

Ma in alcuni  Stati, specialmente in America, negli uffici importanti serviti da impiegati abili e pratici, si ricevevano i telegrammi ad orecchio e solo negli uffici secondari era ammesso il ricevimento sulla striscia.

 

In America, sin dai tempi dei pionieri del telegrafo, il tipico set di esercitazione per  telegrafisti professionisti e amatori, era costituito da un sounder e un tasto montati su una stessa tavoletta, il cosidetto KOB:

 

 

Chi non poteva permettersi questa “stazione di lavoro”, compresa una costosa pila, doveva accontentarsi di sistemi più spartani, come il fischietto del maestro Aliani  o il clicker, un giocattolino  a forma di ranocchia o di grillo.

 

Il Maestro Aliani in un articolo del 1939  su “I Diritti della Scuola”  veniva definito una figura fuori dal comune. Nell’addestramento al Morse fonetico egli abituava gli allievi all’uso di fischietti e cicalini, giocattolini molto “poveri” (grillo, raganella, cricket, cricri, clicker, clic-clac, ecc.), in voga decenni fa  e molto usati anche, sembra,  nelle feste di compleanno dei bambini americani, come passatempo o relax, in guerra come segnali di riconoscimento  o per ingannare il nemico simulando la carica di immaginari fucili, ecc. Erano costituiti da una molla  che produceva, premendo e  rilasciando, dei suoni simili a quelli del sounder e per questo il “clicker”, sembra, era usatissimo, qualche secolo fa per fare pratica di telegrafia durante l’addestramento e in qualunque luogo ci si trovasse.

SNAPPER SOUNDER
SNAPPER SOUNDER

Snapper sounder, un “cicalino”  basato su una linguetta

   

 Il Professor Andrea Gaeta sul cicalino meccanico, progenitore di quello elettrico, piezoelettrico, buzzer, vibratori e  il comune clacson che una volta veniva chiamato “cicala elettrica” cosi lo descrive:


   “questo cicalino era costituito da una particolare lamina d’acciaio fissata su un supporto di latta, funzionante da risonatore e dipinto, per esempio, da cicala, rana, grillo, ecc. Veniva venduto nelle fiere di paese, si trovava ogni tanto nei pacchi sorprese di Natale, o in quelli delle patatine.

Pressandolo tra pollice e indice si superava  una certa soglia e si produceva un suono molto forte e secco, e lo stesso avveniva al rilascio. In un libro del 1884 ho letto che questo giocattolino veniva usato ai primordi della telegrafia per fare pratica (assieme a cucchiai e altri mezzi di fortuna…) perché il rumore prodotto era molto simile a quello del sounder Morse. I telegrafisti da me interpellati però sostengono che tale giocattolo si poteva usare solo come segnalatore generico, come nel famoso film “Il giorno più lungo” sullo sbarco in Normandia e non per i segnali Morse, a causa dei tempi di risposta (fisiologici delle dita) inadeguati, almeno per delle velocità accettabili.

Da quanto mi ha detto il geom. Cattani e da quello che si evince dall’album dell’Aliani sembrerebbe che questo dispositivo (molle in scatolette?) fosse azionato solo dal maestro e gli allievi erano addestrati solo a ricevere. L’ing. Piragine ricorda, peraltro, solo cicalini elettrici.  Mi rendo conto che la mia ricerca è molto difficile, ma con un po’ di fortuna potrei trovare qualche allievo che abbia ricordi più nitidi, magari per essere diventato ufficiale telegrafico o radioamatore”.

Da qualche tempo in Europa sta diffondendosi il Clicker-training, una tecnica per addestramento di cani che si avvale della precisione e coerenza del segnale acustico del clicker".

                                                                        

Disamina veramente interessante.

 

 

Sembra che la ricezione ad orecchio fosse un sistema più preciso e che gli errori fossero più rari, come sotto dettatura, invece di dover spostare lo sguardo  alternativamente sulla striscia e sul foglio.

La lettura mediante il suono doveva essere moderata. Con una velocità di 25 parole al minuto l’orecchio non poteva afferrarne i suoni mentre si poteva facilmente leggere con una velocità di 15 o 16 parole al minuto  che difficilmente veniva oltrepassata.

Quando l’apparato era adibito alla ricezione ad udito, poteva  essere notevolmente semplificato eliminando  tutta la parte meccanica e lasciando un semplice relais.

Vi si applicava però una leva un po più massiccia per ottenere un suono più forte quando batteva contro gli arresti ed era collocato sopra un piedistallo in legno per esaltare il suono. Questo apparato veniva chiamato ripetitore(parleur).

 

   E continuando nella disamina del Prof.Gaeta:

  "Tutti ricordiamo o conosciamo le due campanelle che nelle stazioni ferroviarie segnalano l’arrivo dei treni e che, essendo di tono diverso, fanno capire istantaneamente, a chi è abituato, se il treno proviene da destra o sinistra. Tale pratica differenziazione acustica deriva, sicuramente, dall’apparato a campanelli di Bright  introdotto nelle linee inglesi dal 1850 circa.

Senza entrare nei dettagli tecnici basta dire che alla segnalazione ottica del detector se ne aggiungeva una acustica molto più intensa e funzionale. Precisamente, quando l’ago deviava a destra l’elettromagnete in alto a destra azionava il batacchio sulla piastra risonante piegata ad L e lo stesso avveniva nel “timpano” gemello di sinistra quando l’ago andava a sinistra. Questi due campanelli o “sounder” erano di forma e materiali diversi e quindi davano un tono diverso (che gli inglesi traslitteravano, per esempio, con “ting” e “tong”).

Il telegrafo così modificato liberava l’operatore dalla necessità di seguire con gli occhi le oscillazioni sul quadrante e gli permetteva di focalizzare o concentrare la sua attenzione sull’ascolto e di trascrivere (o “copiare” come si diceva nel gergo telegrafico) egli stesso – e, si badi, con più esattezza – il dispaccio.

I suoni di questo sounder inglese, a differenza delle citate campanelle delle stazioni, dovevano essere poco risonanti (ringing) e piuttosto smorzati (dead) altrimenti interferivano mutuamente pregiudicando prontezza e decodifica.

Il sounder inglese era un “sounder” improprio, basato su un codice Morse altrettanto improprio perché costituito di soli punti. Se è vero infatti che i movimenti a sinistra e i “ting” corrispondevano ai punti Morse, e che i movimenti a destra e i “tong” alle linee Morse, era altrettanto vero che i due segnali, coincidendo per durata (brevissima) e per dispendio energetico (irrisorio), mancavano dello specifico della telegrafia, cioè la differenza fisiofisica tra la linea e il punto Morse. Verso la fine del secolo anche in Inghilterra furono usati dei sounder “alla Morse” (di Edwards, ecc.), cioè veri e propri parleur o “alto-parlanti”, ma comunque con diffusione estremamente ridotta".

 

  Il sounder americano era collocato su un supporto snodabile montato sul tavolo del telegrafista.

Verso i primi del 900 il celebre costruttore J. H. Bunnell mise sul mercato il “secret sounder”, un apparato microscopico, per meglio dire “miniaturizzato”, copia fedele del sounder tradizionale, ma in scala grosso modo 1:3. Era montato dentro una scatola rotonda, probabilmente di bachelite e del diametro di circa 7 cm, che fungeva da cassa di risonanza ed era munita di una “staffa” ricurva di metallo, in modo che, “agganciato” in testa, il piccolo sounder potesse ticchettare vicinissimo all’orecchio dell’operatore. In pratica era un prototipo della cuffia telefonica di oggi. Il secret sounder era usato in ambienti rumorosi o all’aperto, per esempio dai primi telecronisti o radiocronisti. Quando non era usata, la cuffia non si teneva sul capo, ma appoggiata sulla spalla, conferendo al giornalista un tocco di professionalità.

Dal punto di vista tecnico questo sounder aveva presumibilmente una impedenza bassa (circa 100 Ω), per lo meno rispetto alla “cuffia magnetica” tipo “militare”, circa 500 Ω, funzionante sullo stesso principio del telefono di Bell.

 

TELEGRAFO MORSE
TELEGRAFO MORSE

Questa è una foto del celebre ma “sconosciuto” telegrafo Morse mentre si sa molto di più della telegrafia senza fili, cioè della radiotelegrafia di Marconi.

 

Il telegrafo, inventato nel 1837 da Morse, fu una delle prime e più importanti applicazioni dell’'elettricità per la trasmissione di segnali a distanza. E’' costituito da una stazione trasmittente, da una linea di trasmissione e da una stazione ricevente. La funzione delle due stazioni è ovviamente intercambiabile e pertanto in entrambe c’'è un tasto manipolatore e un apparecchio ricevente. Il tasto è costituito da una leva girevole attorno al fulcro; quando viene pigiato si crea un contatto tra un polo della pila e la linea (realizzata in ferro zincato) mentre, quando viene abbandonato, una molla lo mette in contatto con il ricevitore. Il ricevitore è costituito da un’'elettrocalamita, al disopra della quale c’'è un’'ancora di ferro dolce che fa parte di una leva girevole, il cui movimento è regolato da una molla antagonista. Al passaggio della corrente, l’'elettrocalamita fa abbassare l’'ancora; in conseguenza di ciò, l’'estremo della leva si innalza e spinge la striscia di carta la quale, trascinata da un movimento ad orologeria, si svolge da una ruota per avvolgersi in un’'altra, passando vicino ad una punta bagnata d’'inchiostro. Con questo meccanismo, sulla striscia di carta vengono tracciati punti e linee, la cui lunghezza è regolata dalla durata del contatto. I segnali così ottenuti possono essere successivamente tradotti con un’'apposita convenzione che fa corrispondere i segni con l’'alfabeto. Con il telegrafo Morse era possibile trasmettere in un'ora circa 500 parole, e trasmettere più dispacci simultaneamente sulla stessa linea. Lo strumento rinvenuto, acquistato prima del 1885, è stato restaurato e reso funzionante, con la sostituzione di una delle ruote di avvolgimento della carta che era mancante.

Il Morse era un telegrafo scrivente che lasciava traccia dei messaggi o dispacci trasmessi mentre gli altri sistemi erano fugaci, per così dire orali, o semaforici, come Morse li chiamava. Il codice Morse, noto come punto e linea, veniva impresso su una strisciolina di carta chiamata “banda” o “zona” e si svolgeva dalla rotella innestata nella stessa macchina Morse per riavvolgersi in un’altra  rotella montata sul tavolo. In America il Morse si emancipò subito e, tranne i primissimi anni (o mesi), non fu  mai usata la zona e quindi  si sviluppò senza la zona.

In Europa invece la zona si mantenne e fu la ragion d’essere e il motivo formale della sua enorme diffusione, ed anzi si può dire che fu anche a causa di questa “zavorra” che si dovette adottare un nuovo alfabeto (Morse internazionale 1852) più adatto all’uso scritto e, appunto, “formale”.

Il telegrafista era cosa diversa dal radiotelegrafista perché era allenato ad ascoltare il solo suono dell'incudine anteriore che era poi quello il cui contatto provocava il suono in cuffia. Malgrado ciò, anche gli RT sapevano ricevere (meno abilmente perchè meno allenati) al solo ticchettio del tasto e la stessa cosa valeva anche per il SOUNDER per via degli allenamenti cui erano sottoposti al solo rumore del tasto.  

 

FERROVIA E TELEGRAFO
FERROVIA E TELEGRAFO

 

 

Nell’immagine si intravede un sounder munito di un risuonatore speciale. Si tratta di un sistema di rafforzamento acustico basato su vari espedienti empirici: riflettore a paraboloide (o spianato, come in questa splendida immagine, tratta da internet), doppia camera d’aria di risonanza alla base del sounder, scatoletta di latta (celebri quelle di tabacco “Prince Albert”) più o meno schiacciata, secondo la “sensibilità” dell’operatore.

Questi risuonatori personalizzati avevano anche la funzione pratica di far discriminare percettivamente il proprio sounder in un ufficio dove ce ne erano parecchi in funzione contemporanea.

In un numero di Dots & Dashes c’è una fotografia in cui come risuonatore viene usata una lattina di Coca Cola.

Verso la fine del secolo anche in Inghilterra furono usati dei sounder “alla Morse” (di Edwards, ecc.), cioè veri e propri parleur o “alto-parlanti”, ma comunque con diffusione estremamente ridotta.

 

Da citare anche i  Sounder miniatura come nell’immagine seguente

 

IL TASTO STEINER

IL TASTO STEINER
IL TASTO STEINER

 

Per i profani un tasto telegrafico o un interruttore sono l’elemento più banale di qualsiasi apparecchiatura elettrica. I telegrafisti dedicavano a questa interfaccia uomo-macchina la massima cura perché “sentivano” tattilmente impercettibili differenze nella scelta e disposizione dei materiali e, principalmente, nella fattura della “molla antagonista” o di richiamo.

Tra le migliaia di tasti telegrafici esistenti ve ne furono alcuni, come quello di Steiner di cui vediamo due immagini tratte dal catalogo Perera, che invece della classica molla a spirale ne adottarono una a lama. Con questa soluzione tecnica si eliminava la classica leva Morse col relativo imperniamento e, molto probabilmente, durante la manipolazione si otteneva un contatto più “sicuro”. Di contro avevano un cattivo regolaggio mediante le due viti godronate e non ebbero molto successo. Il pomello laterale serviva a cortocircuitare i contatti quando il tasto non era adoperato.

Una soluzione analoga fu brevettata da Steiner per un sounder.

Anche in questo caso la lamina elastica eliminava le “indesiderate e incontrollabili torsioni delle molle a spirali”.

 

Uno dei problemi capitali della telegrafia in generale concerneva  la differenza tra la ricezione “a vista” mediante la lettura della “zona” effettuata da operatori “zonisti” e la ricezione “a udito” effettuata dagli “orecchisti” mediante l’ascolto del “sounder”.

A questo problema non era estranea la nazionalità dei telegrafisti. Ecco alcuni punti salienti di alcuni articoli scritti da un belga (E. Charlier), favorevole alla ricezione ad udito e un tedesco (J. Matthias), contrario. “Il belga Charlier condivide l’accurata analisi del Preece, ingegnere capo dei telegrafi inglesi, sull’enorme differenza tra il Morse praticato in America e quello praticato in Europa, nonché sullo sviluppo inarrestabile del Morse acustico. Per combattere il marasma esistente in Europa a causa della coesistenza di diversi sistemi telegrafici e soprattutto il passivo di tutte le amministrazioni statali, si dovrà ricorrere alla semplicità dei mezzi (come si fa in America), alla qualificazione del personale (dedicato solo alla telegrafia e liberato dalle più disparate mansioni che attualmente lo affliggono) e tendere verso il sistema telegrafico unico di tipo acustico, almeno per tutta la telegrafia ordinaria. La telegrafia “visiva” e “registrata” sulla zona sarà limitata solo ai casi speciali, valutabili a circa 1/10 del traffico totale.

Tutto il mondo sa che i rumori degli apparati Morse si decodificano ad orecchio. A parte rare eccezioni tutti gli impiegati acquistano rapidamente l’abilità necessaria, con disinvoltura e “giocosità”. Poiché la quasi totalità della corrispondenza si può ricevere a udito si possono sostituire le macchine con dei semplici parleur. Si eccettueranno solo i telegrammi di Stato, i telegrammi di servizio relativi alla marcia dei treni, i telegrammi contenenti molte cifre o abbreviazioni e i telegrammi in lingue straniere.

 “La ricezione a udito è più corretta di quella a vista perché chi riceve ad orecchio deve seguire per forza il suo corrispondente e si trova esattamente nelle condizioni di chi scrive sotto dettato. La sua attenzione deve essere concentrata ed egli deve stare costantemente in guardia, non si può distrarre un solo istante. Per la ricezione scritta, al contrario, è assai raro che l’impiegato segua parola per parola la trasmissione dei segnali man mano che arrivano. Quasi sempre è in ritardo e quando vuole “riacciuffare” il suo corrispondente, deve affrettare la lettura della zona e la relativa trascrizione. Dal che nascono ovviamente errori frequenti, omissioni, ecc.

Inoltre il lavoro a udito risulta più rapido per parecchie ragioni. Primo, la trasmissione e la ricezione sono sempre simultanee (in tempo reale) e mai in ritardo nella trascrizione: l’impiegato deve essere per forza attivo. In secondo luogo non si deve preoccupare dello svolgimento e riavvolgimento della zona, che è una sensibile perdita di tempo. Infine gli occhi del telegrafista non hanno bisogno di spostarsi da un posto all’altro, come avviene per la trascrizione dei segnali scritti”.

Poi c’è l’economia di esercizio: inchiostro, carta, usura dei meccanismi che fanno girare la zona. I sistemi acustici, di cui il telefono è l’ultima espressione, finiranno infallibilmente per imporsi. Anzi sono un mezzo transitorio verso la prossima introduzione dei telefoni, a cui la scoperta del microfono di Hughes ha dato un fortissimo impulso”.

  

Il tedesco Matthias ribatte che certamente non è difficile scrivere correttamente al suono i telegrammi semplici e anche i dispacci redatti in cifre o trasmessi molto rapidamente, ma ritiene che ci vuole un ambiente senza rumori e senza distrazioni. Nei grandi uffici non è possibile isolare gli impiegati.

“Ma il sistema acustico non si potrebbe applicare con sicurezza che per i telegrammi redatti nella lingua madre dell’impiegato incaricato a riceverli, o per i telegrammi contenenti poche cifre o poche parole straniere. Assolutamente impossibile per i telegrammi cifrati, per quelli redatti in linguaggio convenuto e per i dispacci scritti con una ortografia incorretta.

Nei paesi dove è predominante la lingua francese sarà forse possibile introdurre la ricezione a udito, essendo tutte le lingue derivate dal latino composte in maggioranza da parole molto corte e per conseguenza facili a ricevere. L’applicazione di questo sistema porterebbe però a enormi difficoltà nelle corrispondenze redatte in altre lingue, soprattutto quelle germaniche e specialissimamente il tedesco che, come si sa, ha una enorme quantità di contrazioni di parole che solo gli impiegati più abili sarebbero in grado di leggere e scrivere correttamente al suono”

La ricezione su zona, finché l’apparecchio Morse rimarrà in uso, sarà il modo di ricezione più sicuro e più pronto, perché ogni impiegato un po’ abile trascriverà un dispaccio dalla zona così rapidamente come gli è stato trasmesso. Dal punto di vista economico il risparmio non ci sarebbe perché resterebbe una promiscuità. I principi cardini della telegrafia devono essere l’esattezza e la prontezza della trasmissione.

Il grande studioso di linguistica Prof. Andrea GAETA enunciò tre postulati:

Primo. I “morsisti” nel gergo telegrafico italiano venivano distinti in “orecchisti” e “zonisti”, a seconda se “ricevevano” a udito col solo ticchettio delle macchine telegrafiche o del sounder senza guardare la strisciolina di carta o “zona” su cui venivano segnati i punti e le linee Morse, oppure se sapevano “ricevere” a vista, cioè dalla zona. In genere le due specializzazioni non coesistevano e, inoltre, la maggior parte dei morsisti riceveva “fregandosene” della zona, che erano costretti a usare solo per documentazione. Ebbene, nella ricezione a udito i telegrafisti molto esperti non ricevono più a punti e linee, ma unicamente col suono, con la musica. Anzi, se si domanda loro, alla sprovvista, quali sono i componenti o gli “ingredienti” (cioè la sequenza di punti e linee) di una parola o una frase appena ricevuta non lo sanno! La velocità di ricezione è tale che non esiste più il codice, o alfabeto, Morse.

Secondo. In tal caso la telegrafia Morse è diventata una vera lingua, e cioè solo orale. Le conseguenze teoriche sono enormi. Per prima cosa occorre riflettere bene sul vero significato da dare all’espressione “trasmettere impugnando un tasto Morse (il classico “verticale”) è assimilabile a scrivere impugnando la penna”. E poi, soprattutto, bisogna convenire che non possono esistere telegrafisti analfabeti, nel senso che non si può ricevere se non si sa trasmettere, e viceversa. Ne deriva che alla coordinazione mano-occhio (scrittura) e bocca-orecchio (orale) di tutti gli alfabetizzati bisogna sostituire la coordinazione mano-orecchio dei telegrafisti.

Terzo. La lingua Morse non è una vera e propria lingua fonetica (linguaggio verbale) e neanche una lingua tonale (come il cinese). Essendo il suo ambito prevalentemente articolatorio si avvicina alla lingua dei segni (gesti) dei sordomuti o in generale ai linguaggi non verbali. La lingua Morse, così, è libera (o più libera) dall’impaccio dell'ambiente fonetico, che, come ricorda Lucidi, costituisce uno dei maggiori ostacoli all'apprezzamento dei fatti prosodici. Lo studio dell’ambiente articolatorio, molto più facile e accessibile di quello dell’ambiente fonetico, permette di assodare che punto e lineadifferiscono non solo per il tempo, ma per l’attrito fisiofisico, ossia per un parametro inedito che ho chiamato pressività.

Per chiarire un po’ meglio questo terzo fondamentale postulato consideriamo una lamina o “linguetta” metallica L che, sotto l’azione di campi magnetici e/o molle, oscilla e urta nel finecorsa destro V' (right-stroke) e in quello sinistro V (left-stroke).

 

 

Il movimento oscillatorio della linguetta, che rappresenta l’ambiente articolatorio del sistema, ha frequenza diciamo “bassa” (ottica, gestuale, infrasonica); invece i suoni prodotti dagli urti chiaramente costituiscono l’ambiente fonetico, a frequenza “alta”. L’oscillazione della linguetta nel punto Morse è fluente e le battute danno suoni netti, puliti, franchi (senza alcun invischiamento oattrito fisiofisico). Nel caso della linea Morse l’oscillazione è, per così dire, incatramata, c’è “attaccamento”, in particolare attaccamento di attacco all’inizio dell’attrazione (right-stroke), dovuto all’impigliarsi della leva contro il suo ostacolo (con conseguente “dibattimento” acustico); e attaccamento di stacco alla fine del segnale (cioè dell’attrazione) dovuto allo “sfilacciamento di strappo” e alle vibrazioni “scomposte” della leva oscillante al momento della “liberazione” (detent o scappamento) dalla morsa elettromagnetica, derivanti dall’isteresi (magnetica, meccanica e acustica) e che producono un secondo dibattimento (di-battito) acustico (controcolpo, left-stroke).

Anche per quanto riguarda lo sviluppo cronologico delle mie idee basteranno pochi cenni. Nel 1993 mi accorsi che la telegrafia possedeva integralmente quella linearità del significante (consecutività) che invece lo stenogramma aveva in parte. Questo perché in realtà la telegrafia, che non è né scritto né orale, ma una via di mezzo, consente l’autografia. La zona telegrafica, a ben riflettere, ha le stesse caratteristiche (biunivocità spazio-temporale) dell’oscillogramma microfonico, con l’enorme vantaggio di essere estremamente più semplice da analizzare. Il concetto si comprende forse meglio considerando il dispositivo telegrafico con cui lo stenografo Innocenzi ha fatto i suoi importanti studi di meccanica grafica. 

  

La svolta del 93 fu quindi quella di abbandonare fonetica e fonologia e studiare i colpi dei campanelli (tapping, tiptologia, urti, acumetria); abbandonare l’elettronica e tornare all’elettromeccanica, ai relè (a Corino, a Gradenigo) e, ancora più indietro, ai sounder. Nel 1995 fondai Gli Atomi, la mia collana editoriale. Nel 2001 Gli Atomi on line. Qualche cenno sulle mie ricerche degli ultimi 4 anni si può trovare in Bitnick News. 

 

 


La lingua del sounder.

I segni elementari telegrafici si possono produrre e possono essere percepibili all’orecchio in due diversi modi, tramite uno o più corpi sonori. Nel caso in cui si vogliano utilizzare più corpi sonori questi si sceglieranno tenendo conto della differenza di altezza del suono o del tono. Però anche da un solo corpo sonante si possono ricavare due segni elementari perchè l’orecchio può distinguere chiaramente se il batacchio o il martello si ridistanzia (entfernt) subito dopo il colpo contro questo corpo o se gli rimane per un po’ di tempo attaccato. Nel primo caso il tono suona distinto (hell), nel secondo caso assorbito, smorzato (gedämpft). Inoltre il movimento indietro del batacchio viene limitato mediante una vite che dà un suono e il colpo contro questa produce un tono che è chiaramente diverso da quello del corpo sonante. La distanza temporale di entrambi i toni offre quindi un ulteriore parametro per la differenziazione dei segnali lunghi da quelli corti.

Prof. Andrea Gaeta

 

  Il martello sonoro

I rumori del sounder e i “rumoretti” dei tasti telegrafici hanno un corrispettivo nei suoni e/o nei rumori del martello che batte sull’incudine. Ciò non solo facilita la comprensione dei concetti fin qui esposti, ma estende il pubblico dei lettori anche ai non specialisti di telegrafia e, soprattutto, permette il passaggio non traumatico allo studio della fonia cioè, per schematizzare, da Morse a Edison.

Torniamo al fabbro-telegrafista supponiamo che egli stia trasmettendo col “Morse dei carcerati” la parola SETE, composta di cinque punti (la Se le E) e una linea (la T), per un totale quindi di sei colpi (vedi disegno). Per battere i punti il nostro maniscalco atteggerà il braccio e la mano in modo da conferire al martello movimenti elastici o pendolari, ampi quel tanto che basta a colpire con dolcezza l’incudine. La linea invece la batterà senza elasticizzare il braccio (o la presa del manico dell’utensile), ma con pressività o tensività, in pratica con più energia (anche la sola forza peso del martello).

Ora bisogna fare molta attenzione a non confondere:

1) Il moto alternativo del martello tra l’incudine e un ideale fine corsa superiore.

2) Le infinitesimali “ammaccature” lasciate sull’incudine durante i sei colpi.

3) I suoni prodotti da questi sei colpi.

Questi ultimi si possono considerare suoni musicali “timbrati” (a spettro discreto) nel caso dei punti, e “tonfi” o rumori smorzati (a spettro continuo) per le linee. Nel disegno sono rispettivamente rappresentati con cerchi concentrici e con pulviscolo. In termini fisici si potrebbe parlare di regime solo cinematico per i punti e regime pienamente dinamico per le linee, in termini elettrotecnici di regime conservativo (palleggiamento di energia) e di regime dissipativo (consumo di energia).

Il concetto si comprenderà forse meglio ricorrendo ad un classico martello sonoro elettromagnetico, in maniera però che il colpo si possa ottenere non con l’eccitazione dell’elettromagnete (foto in basso), ma con la sua diseccitazione. A tal fine basta mettere il fulcro (freccia bianca) al posto dell’armatura (freccia azzurra) e viceversa. Aprendo il circuito per breve tempo il martello palleggia (e produce un punto); aprendolo per più tempo esso, con un tonfo, dissipa, scarica del tutto, mette “a zero” (o “a terra”) l’energia potenziale di tutta la sua massa (e produce una linea).

 

IL MARTELLO SONORO
IL MARTELLO SONORO

  

 

Per l’argomento trattato (il Sounder) mi sono avvalso di alcuni articoli pubblicati nella Collana di studi grafici, fonetici ed elettrici  diretta dal Prof. Andrea Gaeta

 

 

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  Ricevitore telegrafico sounder

Descrizione

ricevitore telegrafico acustico (sounder) in uso presso P.T. italiane

Funzione: questo apparecchio permetteva la ricezione di messaggi senza l'ausilio di meccanismi stampanti. Permette un servizio più rapido del telegrafo scrivente. Infatti con quest'ultimo si potevano ricevere 25 telegrammi circa in un'ora, con il sounder si poteva arrivare a 40. Il risuonatore è costituito da una elettrocalamita e due rocchetti.

Modalità d'uso: si ricevono i messaggi a orecchio ascoltando i due urti successivi di una componente metallica contro due arresti. Un telegrafista esercitato percepisce facilmente l'intervallo che separa i due suoni e si ricostituisce le combinazioni di punti e tratti che compongono il messaggio Morse.

Datazione: post 1890 -

Materia e tecnica: legno/ levigatura / metallo/ fusione

Categoria: elettricità e magnetismo

Misure: 10 cm x 14,3 cm x 12,2 cm

Peso: 900 g

Collezione: Collezione Sirti S.p.A.

Collocazione

Pavia (PV), Museo della Tecnica Elettrica

 

 

 


 

   Apparato telegrafico ricevente


Descrizione

apparato telegrafico ricevente Morse,sistema Breguet, di costruzione inglese.

 

Funzione: l'apparato telegrafico ricevente Morse ha la funzione di captare segnali inviati tramite la trasmittente Morse.

Modalità d'uso: l' apparato telegrafico ricevente è costituito da un'elettrocalamita la quale, quando eccitata da una corrente, magnetizza un nucleo di ferro dolce. Esso attrae l'estremità di una leva facendola ruotare attorno al suo fulcro. In tal modo l'altra estremità si solleva e fa urtare una strisciolina di carta che le scorre di fronte contro il bordo netto di un disco. Il moto uniforme della strisciolina di carta è comandato da un congegno ad orologeria con carica a molla, mentre il disco a bordo netto è inchiostrato da un piccolo rullo. A seconda della durata della corrente sulla striscia di carta viene lasciata una traccia più o meno lunga di inchiostro. Quando la corrente si interrompe una molla provvede a rimettere a posto la leva. Tenendo abbassato il tasto per un breve lasso di tempo, il disco a bordo netto lascia sulla carta un punto, per un tempo più lungo viene tracciata una piccola linea. Su queste basi si può costruire un codice per trasmettere messaggi. Nelle trasmissioni telegrafiche era universalmente usato il codice proposto da Morse. Il sistema Breguet prevedeva la sostituzione della punta scrivente con una punta o stile d'acciaio, che solcava la carta e si ebbe così un apparecchio a secco, detto tipo Breguet.

Autore: P. WALTERS & CO. (costruttore)

Datazione: post 1870 -

Materia e tecnica: legno/ taglio/ levigatura / metallo / fusione

Misure: 13 cm x 31,5 cm x 21,5 cm

Peso: 6300 g

Collezione: Collezione Sirti S.p.A.

Collocazione

Pavia (PV), Museo della Tecnica Elettrica

 

 

 

 


 

     Apparato per telegrafia acustica campale

Descrizione

apparato per telegrafia acustica campale, in uso presso Signal Corps USA.

Funzione: l' apparato per telegrafia acustica è un sistema di comunicazione a distanza basato su codici convenzionali per trasmettere e ricevere lettere, numeri e segni di punteggiatura.

Modalità d'uso: l'apparato per telegrafia acustica campale è composto dal trasmettitore e dal ricevitore. ll trasmettitore comprendeva un interruttore con ritorno a molla che, manipolato per tempi determinati, apriva e chiudeva un circuito applicando una tensione sulla linea telegrafica. Presso il ricevitore, la corrente di linea che ne risultava, provocava, da parte di un dispositivo acustico, l¿emissione di suoni che erano ascoltati e codificati grazie alle cuffie

Autore: Winslow co. (costruttore) (sec. XX); Allen D.Cardwell MFG corp. (costruttore) (sec. XX)

Datazione: post 1943 -

Materia e tecnica: metallo / fusione / plastiche / stampaggio

Misure: 21 cm x 17 cm x 12 cm

Peso: 2850 g

Collezione: Collezione Sirti S.p.A.

Collocazione

Pavia (PV), Museo della Tecnica Elettrica

 

 

 

 


RICEZIONE SOUNDER CON CASSA ACUSTICA
RICEZIONE SOUNDER CON CASSA ACUSTICA

 

Descrizione

ricevitore sounder con cassa acustica

Soggetto: logo Western Electric

Funzione: questo apparecchio permetteva la ricezione di messaggi senza l'ausilio di meccanismi stampanti. Permette un servizio più rapido del telegrafo scrivente. Infatti con quest'ultimo si potevano ricevere 25 telegrammi circa in un'ora, con il sounder si poteva arrivare a 40. Il risuonatore è costituito da una elettrocalamita e due rocchetti.

Modalità d'uso: per mezzo di un ricevitore a sounder si ricevono i messaggi a orecchio ascoltando i due urti successivi di una componente metallica contro due arresti. Un telegrafista esercitato percepisce facilmente l'intervallo che separa i due suoni e si ricostituisce le combinazioni di punti e tratti che compongono il messaggio Morse.

Autore: Western Electric (costruttore) (notizie secc. XIX-XX)

Datazione: post 1880 -

Materia e tecnica: legno/ levigatura / metallo/ fusione

Categoria: elettricità e magnetismo

Misure: 14,5 cm x 18,2 cm x 44,3 cm

Peso: 3600 g

Pavia (PV),  Museo della Tecnica Elettrica

 

 

 

 

Bunnell Vertical Spring Telegraph Sounder:

 

Si tratta di un Bunnell Telegraph Sounder su base in legno tinto con due bobine verticali. “JH. Bunnell & Company di New York, USA” è impresso sulla base del sounder. Presumibilmente  1940.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Western Electric Model 15B Main Line Sounder:


Un Main Line Sounder  Modello 15B con base in legno. Ha un meccanismo di ottone con una staffa a forma di U e di una regolazione verticale sull’armatura. Ci sono due bobine verticali in metallo nero e una leva di regolazione in ottone per la posizione armatura/ sensibilità. Sulla barra dell’armatura  è stampato Western Electric

 

 

 

 

 

 


 

 

   Western Union 15C Brass Sounder


Questo è un Western Union Type15C Brass Sounder su una base di legno. Sulla Base è stampigliato WUTCo. Linea Sounder 15C. 160 ohm. Sulla leva è stampigliato JHBunnell Co. di New York, USA. Ci sono otto timbri  (NYRS)  New York Repair Shop di controllo sulla parte inferiore della base, (uno è datato 1927), alcune impresse nel legno, altre stampate. Questo Sounder era di proprietà di un dipendente della Syracuse, NY ufficio di Western Union.

 

 


 

     

 

   Western Union 15B Steel  Sounder

 

Un Western Union Model 15B Steel Sounder su una base di legno. Sulla targhetta di ottone alla base si legge: WU tel. Main Line Co. Sounder 15B 120 Ohm. La leva è timbrata Western Electric Co. Ci sono due timbri di controllo sul fondo della base (NYRS) a New York Repair Shop. Uno è impresso nel legno, l’altro è stampato. Questo Sounder è stato anche di proprietà di un dipendente del Siracusa, NY ufficio della Western Union.

 

 

 

 


   

 

   Commercial Telegraphy "Pony" Relay:

 

Questo era un relè telegrafico utilizzato come un amplificatore di segnale su lunga distanza. Erano spesso chiamati "Pony Relays" perché avevano un unico supporto curvo sul contatto più alto che appariva come il collo di un'oca, ma erano anche chiamati "Goose Neck Relays". Centinaia di migliaia ne sono stati costruiti dal 1881 al 1950.

 

 

 

 

 


Key on Boards - KOBs

 

Una chiave al bordo, o KOB, consisteva di un tasto telegrafico e un sounder su una singola base di legno. I Kobs sono stati costruiti dal 1850. Essi sono stati inizialmente utilizzati per l'addestramento degli operatori, ma in seguito divenne un toolkit dell’operatore del telegrafo  utilizzato normalmente.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Signal Electric Company Key on board and Buzzer: una chiave a bordo, costruito  da  signal electric Mfg. Co. Menominee, Michigan, probabilmente nel 1920 o 1930. La chiave include un ricevitore acustico verticale  timbrato “Menominee”. Questo KOB ha un cicalino attaccato sul lato sinistro utilizzato probabilmente per la pratica del codice. Il numero “4“ impresso sulla base di legno  indica 4 ohm.

 

 

 

 

 

     

Western Electric KOB with Barclay Box "Snare            Drum" Sounder:

 

questo Sounder  ha una forma ovale, leva di ottone con due bobine relè orizzontali. La sua particolarità è il blocco di legno vibrante.  Un contatto è collegato alle bobine che colpisce il blocco per amplificare il suono, il che rende molto efficiente l’amplificazione del suono. Fu costruito per la Western Electric Company di JH Bunnell & Co.

 

 

 

 

 


 

Signal Electric Company Key on Board and Sounder:


E 'una chiave a forma di ovale in acciaio con componenti in ottone e base nera con una manopola nera.

Il Sounder ha due bobine verticali con fili esposti. Un logo  del costruttore è anche sulla base e sulla parte inferiore è impresso  “20 ohm”. Questo è probabilmente un altro KOB, tasto con Sounder, sulla leva è impresso "Menominee"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Claudio TATA IK0XCB opera con un Sounder

WE  SOUNDER
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TILLOTSON SOUNDER 3
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TILLOTSON SOUNDER 1
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WESTERN ELECTRIC
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BUNNELL POSTAL SOUNDER
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BUNNELL
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BUNNELL 2
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BUNNELL SOUNDER
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BUNNELL MINI KOB
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BUNNELL POCKET SET
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BUNNELL POSTAL SOUNDER
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CANDLESTICK
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CARDWELL
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DANISH DOUBLE CURRENT
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DUAL SOUNDER
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EFJ
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FORCIERI
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WALLACE STUDY TELEGRAPH
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SOUNDER BUNNELL
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SCATOLA DI TABACCO
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BUNNELL SOUNDER AND HOMEBREW RESONATOR
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BUNNELL REPEATING SOUNDER
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KOB
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MAINLINE
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PATRICK AND CARTER KOB
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POLAR SOUNDER
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REGISTER
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RELAY
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RELAYO
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REPEATER
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ROOSEVELT
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SIGNAL CORP J7A
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SOUNDER
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SOUNDER IB WUTCO
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SOUNDERO
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SOUNDER 1870S
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WILLIAMS CAMELBACK  KOB 1860S
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WILLIAMS STRAIGH-LEVER KOB 1870S
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WU SOUNDER
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